L’arcivescovo Betori e le sue metamorfosi fiorentine

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Sono mesi che non scrivo più un rigo sull’attuale crisi disastrosa della Chiesa e sul papato bergogliano tanto è lo sconforto che mi prende: in un sessantennio di battaglia per la Tradizione mai ci eravamo immaginati una simile deriva, un “olocausto cattolico”, mentre i dati della frequenza alla Messa scendono vertiginosamente – come vertiginosamente, in pochi anni è sceso il “gradimento” per Papa Francesco – Bergoglio mette la Chiesa in liquidazione (non in senso figurato), infatti l’Argentino ha auspicato che le chiese vengano vendute, dismesse, per aiutare i poveri perché la Chiesa non ha il compito di conservare e tutelare i beni artistici ma, semmai, di mettersi al servizio dei poveri… e dei migranti, si capisce.

Quindi il capitale artistico accumulato in millenni, in secoli e secoli, quei beni, quelle cattedrali frutto del lavoro e della umana generosità fatte in “sconto dei peccati” (Grandi peccatori grandi cattedrali è il titolo di un bel libro di Cesare Marchi) va venduto al miglior offerente come si venderebbe una damigiana di vino al mercato? Per cui si domanda Marcello Veneziani:

«Ma si può liquidare un luogo di culto, un patrimonio di generazioni per soccorrere una quota di poveri del nostro presente? (…) Capisco la desolazione delle chiese vuote ma si può liquidare una fede cambiandole destinazione d’uso, riducendola a pura assistenza sociale?».

Già, questa liquidazione, questo saldo epocale, è quello che sta accadendo da quando la “Mafia di San Gallo” hanno fatto eleggere al Soglio Pontificio l’argentino Mario Jeorge Bergoglio, sostenuto dal Mondialismo Massonico Internazionale e dalla potentissima Lobby Gay Vaticana di cui da anni tutti ne denunziavano la presenza, ma che nessuno ha avuto il coraggio di “toccare”: «Chi sono io per giudicare un gay?» affermò in aereo Bergoglio rispondendo alla domanda perché avesse nominato allo IOR un noto Prelato dichiaratamente sodomita.

Ma il male non può essere attribuito solo al Papa argentino, il male, quell’incontro della Chiesa con il mondo, quello sposare le cose del mondo, contro il dettame evangelico, che tanto piacque a Paolo VI (salvo affermare, dopo, che, da qualche spiraglio, era entrato nella Chiesa il «Fumo di Satana») fu il frutto avvelenato del Concilio Vaticano II, che fu il Sessantotto della Chiesa, come affermò il “rosso” cardinal Suenens: «Il Concilio Vaticano II fu il nostro Sessantotto, il Sessantotto della Chiesa…».

E il Sessantotto – come afferma Plinio Corrêa de Oliveira – non fu altro che la Quarta Rivoluzione, dopo il Protestantesimo, la Rivoluzione francese e il Comunismo, ovvero quella peggiore e totale perché fatta «in interiore hominis».

Non sto certo a fare la storia di un cinquantennio delle vicende della Chiesa, voglio solo cercare di spiegare le tappe e le conquiste della Rivoluzione ecclesiale partendo dalla mia Regione, la Toscana e dalla mia città, Firenze, dalla venuta dell’arcivescovo Giuseppe Betori che, nel 2008, succedette al cardinale Ennio Antonelli, chiamato a Roma a dirigere una Congregazione,

Si diceva, anzi era ben noto, che il nuovo arcivescovo di Firenze, già Segretario generale della CEI, fosse uno dei pulcini della covata del cardinal Ruini che passava, allora, per un “conservatore” nel senso che appoggiava la linea della difesa dei “valori non negoziabili” voluta da Benedetto XVI. E fin dal suo arrivo nella Città del Fiore parlò in difesa della vita e, anzi, per scongiurare l’omicidio di Eluana Englaro, organizzò una grande «Veglia di preghiera» a Firenze nella chiesa della Santissima Annunziata a cui parteciparono numerosissimi fedeli e il clero, tanto che «Il Giornale», nell’edizione della Toscana, aprì con l’editoriale Dopo un decennio di silenzio la Curia torna a parlare in difesa della vita,  e infatti l’arcivescovo di Firenze prese posizione più volte in difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale e contro la fecondazione assistita e le manipolazioni genetiche; ebbe

buoni rapporti con personaggi del mondo moderato e conservatore e un’ ottima intesa con i Frati Francescani dell’Immacolata e, in particolare, con il loro Superiore, padre Serafino M. Lanzetta, tanto che c’è chi afferma che l’avrebbe voluto come Docente di Teologia Morale nel Seminario di Firenze (Padre Lanzetta era uno dei pochi, se non l’unico, che avesse l’abilitazione per l’insegnamento nello Studio Teologico di Firenze) se la cricca di docenti (senza abilitazione) cattocomunisti e apostati non avesse bloccato la nomina (relata refero); l’arcivescovo concesse ai frati la celebrazione della Messa Tridentina; monsignor Giuseppe Betori sembrò anche mettere un freno allo strapotere del vescovo coadiutore Claudio Maniago, uomo forte del “cattocomunismo” fiorentino, accusato di aver “coperto” (a danno delle vittime) lo scandalo del prete pedofilo don Cantini (Benedetto XVI anziché nominare il prete porco ad alti incarichi curiali lo condannò all’ergastolo da scontare nell’infermeria dei frati di Montughi) e dei suoi numerosi seguaci; si aggiunga che Betori non fu un sovversivo nella liturgia, tanto che quando diceva Messa nell’arcibasilica di San Lorenzo faceva togliere quel trespolo, quella tavola calda, ovvero il tavolinetto e celebrava all’altar maggiore “rivolto al Signore” in latino (Attenzione, o lettore, celebrava in latino, ma celebrava la Messa riformata, non quella cattolica, dei Martiri e dei Santi, la Messa in rito romano antico, la Messa di sempre e di tutti) …

Ma… «panta rhei»…tutto scorre come dice Eraclito… tutto cambia…e così dopo l’elezione al Soglio Pontificio di Bergoglio anche l’illustre cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, si adegua e attacca il ciuco dove vuole il nuovo, capriccioso padrone e despota.

Bergoglio ha dichiarato che non esistono «valori non negoziabili» ebbene, anche Betori si adegua… e agisce di conseguenza. Bergoglio commissaria e decreta, con un processo staliniano il commissariamento e la “fine” dei Francescani dell’Immacolata? Anche in questo caso Betori si allinea agli inquisitori staliniani del Vaticano.

L’arcivescovo Betori che aveva avuto in loro dei fedelissimi sacerdoti, obbedienti e devoti, non dirà una parola in loro difesa e, anzi, dopo qualche mese rifiuterà di far celebrare la Santa Messa a padre Serafino Lanzetta, dichiarato non ortodosso, senza averlo neppur letto il suo libro: Il Concilio Vaticano II: un Concilio pastorale (Cantagalli),  per cui, in un’intervista a Domenico Rosa su «Riscossa Cristiana», il professor Carlo Manetti – che insieme a Roberto de Mattei, ad  Ascanio Ruschi e a Pucci Cipriani presenterà il libro presso la Regione Toscana – risponderà alla domanda: come mai il vescovo Betori, pur essendo annoverato tra i “conservatori”  non consideri “ortodosso” il libro di padre Lanzetta: 

«A giudicare dalla lettera inviata all’Avvocato Ruschi, Presidente della Comunione Tradizionale, lettera nella quale vieta espressamente a Padre Serafino di celebrare pubblicamente a Firenze la Santa Messa di sempre, non si evince una condanna dottrinale del contenuto del libro, ma, se così si può dire, una condanna “politica” del testo: si dice che un vescovo non può approvare le tesi ivi contenute, senza sostenere che esse siano eretiche e quindi, lasciando il dubbio che questa impossibilità non sia dovuta alle tesi stesse, ma alla posizione del Vescovo; tanto come dire che non sarebbero ragioni dottrinali, ma ragioni “pastorali” ad indurre un qualunque capo diocesi a non esprimere pubblicamente il suo appoggio al grande lavoro di Padre Lanzetta (…) è il dramma, per non dire la tragedia, in cui si trovano tutti i così detti “conservatori” cattolici: essi vorrebbero, forse, dal fondo del cuore, tornare alla verità, ma motivi di opportunità pratica, oggi definiti “pastorali”, impediscono a loro di abbracciarla e confessarla come eterna e immutabile. Ecco che per tentare di sfuggire all’accusa (oggi così comune) di “tradizionalismo” o, addirittura, di “criptolefevrismo”, si vedono costretti a sostenere tesi ed a compiere azioni degne di esponenti del più estremistico progressismo cattolico.»

E l’Arcivescovo di Firenze non è certo uno sprovveduto e, allora, abilmente, fedele al nuovo sentire della Chiesa, costruisce due ponti: uno a Sinistra e uno a Destra perché lui è sicuro che nella dittatura bergogliana per sopravvivere non serva nuotare, ma “fare il morto”. Il primo ponte lo costruisce abbracciando l’ideologia del prete rosso don Milani che qui, nella rossa e faziosa toscana, in cui l’odio e il sangue della guerra civile ha funestato città e campagne, è sempre una fonte di consenso… e arriva addirittura, maramaldicamente, a pugnalare il suo predecessore, il cardinale Ermenegildo Florit (e di riflesso anche Dalla Costa che aveva mandato il prete contestatore a Barbiana), definendolo «inadeguato», poi si vanta (salvo fare poi marcia indietro) di essere stato lui a proporne la beatificazione e portare Francesco – che non vedeva l’ora di andarci – a Barbiana a “incensare” il prete ribelle… dimenticandosi di invitare anzi, negando loro l’accesso, le vittime del “Forteto”, la cooperativa che al pensiero di don Milani si ispirava. Alla morte del cardinale Piovanelli farà un’apologia – così come l’aveva fatta Papa Francesco della Bonino – del giudice Meucci, il Presidente cattocomunista del Tribunale dei Minori, che mandava “carne fresca” ai pedofili rossi del “Forteto”…

Poi costruisce un ponte “a destra”, infatti a Firenze c’è sempre stato uno zoccolo duro della Tradizione che si rifa’ a don Oreste Nuti, Papini, Domenico Giuliotti, Tito Casini, Neri Capponi, monsignor Luigi Stefani, Guido Adami – Lami, don Luigi Migliorini, don Ivo Biondi e  ai sacerdoti della Fraternità San Pio X, che ha continuato e continua ancora con la Comunione Tradizionale, e che ha scritto pagine “gloriose” – basti ricordare La Tunica Stracciata–  in difesa della Messa di sempre in opposizione alla deriva conciliare e postconciliare: anche i frati francescani dell’Immacolata erano in questa scia e, per di più, amatissimi e popolarissimi a Firenze. Questi gruppi tradizionalisti hanno sempre difeso la Dottrina e la Fede cattolica e, durante il Sessantotto e la contestazione delle Comunità di Base, l’arcivescovo di Firenze, ed erano la “spina nel fianco” del buon Betori… specie dopo la “cacciata” – lui complice – dei frati dell’Immacolata. E allora, durante una riunione del clero a Lecceto ecco l’annunzio bomba: da’ la Rettoria della Chiesa di San Gaetano all’ICRSS, Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote, una Congregazione sopportata da Roma in vista del “recupero” dei cattivi tradizionalisti “criptolefebvriani” – simile a quella della Fraternità San Pietro formata da transfughi della Fraternità San Pio X –  che metterà dei sacerdoti che potranno celebrare la Messa antica, ma che si impegnano a non creare grane: silenzio sul Concilio, sul cambiamento della Fede e della Dottrina e, soprattutto guerra, seppur fatta sotterraneamente, ai “criptolefebvriani”, per farli sparire….

Quindi oltre che dall’estrema “sinistra” anche da una certa “destra dorotea” Betori è protetto: ora può star tranquillo in mezzo agli eredi del Muro di Berlino e ai componenti di una riserva indiana.

si sente coperto e sostenuto, è tra due colonne, due grossi massi, due massoni

Siccome «Abyssus abyssum invocat», ecco che Betori diventa un perfetto ascaro del Despota argentino e a Firenze, da parte di esponenti della Chiesa fiorentina, in mezzo a un agghiacciante silenzio della Curia e di Roma, verrà legittimato – non solo teoricamente – quel tremendo “cambiamento antropologico” che il Governo del mondialismomassonico Renzi – Verdini metterà tragicamente in atto: aborto, droga, fecondazione artificiale, matrimonio pederastico, utero in affitto, gender… per cui in non poche parrocchie fiorentine o circoli “cattolici” (sic) si terranno manifestazioni, incontri LGTB (Lesbiche – Gay – Trans – Bisex), in collaborazione con l’Arci Gay e Arci Lesbica, con la Comunità di Vicofaro (Pistoia) di don Biancalani, con le parrocchie di Sant’Andrea in Percussina e della Madonna della Tosse, con il Monastero delle Domenicane Scalze (Lucca), con la Comunità delle Suore Domenicane – Unione San Tommaso D’Aquino (Firenze), con la Pieve di Sant’Alessandro a Giogoli di Scandicci (Firenze), con il Progetto Giovani Cristiani LGTB. Per esempio don Giacomo Stinghi, parroco della Madonna della Tosse a Firenze, mentre nella celebrazione della Messa inneggia al profeta Maometto lancia il suo grido di Guerra: «Sì a matrimoni gay e ai preti sposati», e invita nella sua chiesa il gruppo pederastico – cattolico KAIROS che annunzia una sua crescente attività… ad esempio pochi sanno che i gruppi LGTB cattolici (si fa per dire!) partecipano al gay pryde che si tiene a Firenze (da notare che soltanto la Fraternità San Pio X fondata da monsignor Lefebvre condannò lo sconcio della parata pederastica e indisse una «veglia di preghiera»); a questo sconcio la Regione Toscana dà il proprio patrocinio.

E poi la “pastorale” gay di don Fabio Masi e di Suor Stefania Baldini e, dulcis in fundo, la “star” del momento, don Alessandro Santoro, al quale, a differenza del cardinal Betori, gli va riconosciuta la coerenza, infatti già contestava Benedetto XVI «O fuori lui o fuori io» e, dopo, prima ancora del governo della Gran Loggia, ha cominciato a “sposare” coppie gay, bisex, trans e… chi più ne ha più ne metta. E Betori che con Benedetto XVI ammoniva e, seppur blandamente puniva, con Bergoglio tace e… chi tace acconsente… creando immenso scandalo nel popolo di Dio.

Giuseppe Betori poi si è allineato – seguendo in questo le direttive della CEI (a cui vanno i contributi degli sprovveduti che continuano a dare l’otto per mille ) – al duo Bassetti & Galantino che, ogni giorno, al muoversi della bacchetta del GRAN CAPO, iniziano le geremiadi contro Salvini, predicando un pauperismo antistorico, becero e cialtrone e, a Firenze anche criminale, contro Salvini.

Don Andrea Bigalli il 12 novembre del 2016 lanciò il grido di battaglia contro Matteo Salvini che teneva un comizio a Firenze: «Leghisti e fascisti a Firenze un vi si vole… sganciare napalm su Salvini».

Un invito all’odio, al linciaggio, alla guerra civile vergognoso e per di più lanciato dal Bigalli un prete (sic) al quale la Curia fiorentina fa insegnare religione e che è stato nominato vicepresidente della Caritas, l’organizzazione cattocomunista che “vive sugli immigrati”. E Betori? Silenzio. Acqua in bocca.

Poi però il nostro cardinale sputa l’acqua, gli vien fuori lo scilinguagnolo sciolto e nella Messa di Natale, in sintonia con le vestali dell’antifascismo ormai “demodé”, pur non nominandolo, inizia un duro attacco contro Salvini e contro la Lega, un attacco violento di fronte al quale perfino quello demenziale di don Andrea Bigalli impallidisce.

Pur di piacere a Bergoglio intona il “Crucifige” contro Salvini non accorgendosi che quel “Crucifige” lo intona per sé: infatti secondo un sondaggio pubblicato l’altro ieri da «Libero» i cattolici praticanti in Italia che votano per la Lega di Salvini sono l’ottantacinque per cento (dicesi 85%)…

Non si accorge Betori che la gente, in particolare i cattolici, vedono in Salvini, l’uomo che non si vergogna di esibire la Croce e la Corona, l’uomo che sta riportando sicurezza e pace sociale nel nostro Paese, l’ultimo baluardo cristiano che possa vincere “il vergognoso tradimento dei piccoli (…) di una radice che si nutre del rifiuto e di disprezzo (…) rinnegando gli orizzonti della comunione.”

E proprio grazie all’orrore che ci fa questa radice del male che si nutre di disprezzo, nelle prossime elezioni, in nome della Fede e della Tradizione, riusciremo ad estirpare in Europa, grazie anche a Salvini e alla Lega, il vergognoso tradimento dei piccoli…

 

 

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4 commenti su “L’arcivescovo Betori e le sue metamorfosi fiorentine”

  1. Cesaremaria Glori

    Ben detto e ben scritto: pane al pane e vino. In risposta al cedimento dei numerosi pavidi che numerosi sono tra il clero, sia basso che alto, non ho che andare in prestito al defunto Sciascia per considerare il clero italico: a fronte di non pochi coraggiosi veri uomini non vedo che , mezzi uomini, ominicchi e quaquaraquà. La prova? Lo svuotamento delle Chiese e la fuga dei giovani una volta giunti alla matura età che, ai nostri giorni, arriva ben presto e molto prima di quella civilmente sancita.

  2. TESSARO MAURIZIO

    Non va venduto ciò che è dedicato a Dio. Lo ha detto Gesù Cristo, quando la Maddalena ha “sprecato” il profumo costoso per Lui, invece di venderlo e di darne il ricavato ai poveri, come invece volevano insinuare i tentatori e farisei, per mettere Gesù alla prova.

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