La vera santità è vivere la volontà di Dio nel momento presente

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Il canonico Pierre Feige, nato nell’alta Savoia e vissuto fra il 1857 e il 1947, oltre ad essere uno zelante superiore dei Missionari diocesani di Meaux e direttore generale della Société des Filles de Saint François de Sales, fu prolifico autore di  opere che si ispirano al filone spirituale savoiardo che da san Francesco di Sales giunge ai padri Joseph Tissot (1840-1894) e François de Sales Pollien (1853-1936), a riproporre un’opera tanto bella e tanto utile per le anime confuse e assetate di nutrimento interiore per vivere la propria vita cattolica senza troppe sirene laiciste che provengono, purtroppo, anche dalla Chiesa, è la Casa Editrice Fiducia, che ha pubblicato in questi giorni del canonico Pierre Feige, Santificare il momento presente ( pp. 175, € 12,00).

Se la Santa Sede oggi propone come modello di “santificazione” la figura di Robert Schuman, padre Feige ci pone un antidoto speciale, come rivela nel suo speciale  testo: «La santità, oh che grande e bella cosa! Che meraviglia incomparabile! È lo stato di un’anima che, strettamente unita a Dio per mezzo della grazia santificante, considerando questo mondo come un luogo d’esilio e il Cielo come la patria vera, va di virtù in virtù, dispone continue ascensioni nel suo cuore, ama Dio di un amore sempre più tenero, più generoso, più perfetto. […] E notare che la santità così considerata non è qualcosa di facoltativo: è un dovere stretto, un obbligo rigoroso» (p. 61).

Per adempiere a questo dovere non necessariamente occorre entrare nei chiostri, come ben sappiamo dalla vita dei veri santi. È proprio per combattere questo pensiero che san Francesco di Sales ha redatto l’introduzione alla vita devota, dove si dimostra che la santità è accessibile a tutti gli stati, poiché ciascuno sta nell’ordine e nei disegni della Provvidenza. La santità non è neppure compiere condurre una vita austera, consacrare alla preghiera il più tempo possibile, fare grande carità o grandi miracoli… Il lavoro richiesto per giungere alla santità sta nella santificazione del momento presente, perciò: «L’anima fedele a questa pratica cammina e non si arresta mai nella via della santità. Può essere povera, inferma, obbligata qualche volta ad abbreviare e anche a sopprimere qualcuno dei suoi esercizi di pietà; essa può non aver da compiere che azioni volgari agli occhi del mondo, può condurre una vita triste e monotona; poco importa, essa è dove Dio la vuole; essa fa, soffre, riceve ciò che Egli vuole; essa lo fa,lo soffre, lo riceve come Egli vuole; essa si dà tutta intera a ciò che Dio si aspetta da lei nel momento preciso in cui si trova, senza che ci sia mai il minimo disaccordo tra la sua volontà e la volontà e il beneplacito, senza perdere tempo a preoccuparsi inutilmente del passato e dell’avvenire» (p. 63).

È esattamente ciò che la persona credente compie quando si pone in un atteggiamento soprannaturale e non orizzontale ed immanente. Ansia, preoccupazioni, sofferenze, tribolazioni, turbamenti, rancori… si ridimensionano se purificati dalla e nella Grazia, dando spazio alla pace interiore, elemento indispensabile per pensare davvero alle cose di Dio: non c’è pandemia che tenga, turbolenze politiche, problemi economici e preoccupazioni di salute che possano vincere la Grazia di Dio che irrompe nell’anima attenta a praticare le virtù cristiane. La vita dell’anima è ben più  importante dell’esilio nel mondo: la persona che riceve applausi, onori, glorie mondane non potrà mai gareggiare con la serena solidità di chi risposa nel cuore di Dio, abbandonato alla sua volontà, la migliore strada da percorrere per ogni suo figlio.

Affermava santa Teresina di Lisieux: «La santità non consoiste nel dire belle cose e neanche nel pensarle o nel sentirle; consiste invece nel compiere perfettamente la volontà di Dio» (p. 63).

Ciò che è necessario per arrivare ad un altissimo livello di perfezione cristiana è far condividere la propria volontà, appoggiata sulla Grazia, con la volontà di Dio. Allora sarà la pace del cuore, la pace di una buona coscienza. Infatti gli Angli, nella Notte Santa, lo dissero: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà» (Lc 2, 14). La vera pace è solo in Cristo. E che cos’è la pace? Sant’Agostino la definisce così: la tranquillità nell’ordine. Il mondo (di cui il principe è Satana) non vuole l’ordine, non lo ama, anela sempre alla confusione, alla ribellione, alla rivoluzione. Si mendica sulla terra la pace al di fuori di Dio e mai in essa si potrà trovare. I santi lo hanno dimostrato bene: pace e felicità sono unicamente nel Dio uno e trino, nel quale anche i dolori vengono sublimati e acquisiscono il loro giusto ordine e la loro corretta ragione di essere. Perciò cerchiamo di rispondere a questa domanda: «Non è giusto che l’anima insoddisfatta della pienezza divina del momento presente sia punita con l’impotenza di trovarsi contenta di alcun’altra cosa?» (p. 70).

Leggere Santificare il momento presente significa trovare la chiave per convertirsi alla vita evangelica – idonea a tutti e a tutti i doveri di stato – e per risolvere preoccupazioni e turbamenti, senza psicologi e psichiatri, allontanando le frastornanti invadenze del mondo.

 

 

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