Il Servo di Dio Lorenzo Gallo da Revello torna a far parlare di sé grazie allo studioso Daniele Bolognini

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Il 18 febbraio 1623, esattamente 400 anni fa, moriva a Torino un frate da poco arrivato in città, considerato da molti un «santo». Era stato scelto dai superiori perché favorisse un rinnovamento della presenza francescana “riformata” nella capitale sabauda.  Questo Servo di Dio è da diversi decenni caduto in un ingiusto oblio. Le cause di beatificazione sono spesso lunghe e complesse, è noto, ma la celebrazione di un centenario in alcuni casi può favorire la riscoperta di una personaggio.

Il Servo di Dio Lorenzo Gallo da Revello testimonia come il Signore, a volte, si serve di strumenti anche modesti per le sue opere. Di umili origini, sostenuto da quella fede che «sposta le montagne» (Marco 11, 22-24), tra Lombardia e Piemonte conquistò una stima straordinaria tra i confratelli, tra i potenti del tempo e nel popolo.

Lorenzo Gallo nacque nel 1580 (o 1582) in una modesta famiglia di contrada San Pietro di Revello, poco distante da Saluzzo, dove fin da ragazzo amava frequentare la chiesa di San Bernardino. Vi sostava a lungo in preghiera, chiedendo al Signore lumi sul suo futuro. Ricevette la cresima nel duomo saluzzese dove spesso con la famiglia si recava per assistere alle funzioni del vescovo, il beato Giovenale Ancina (1545-1604). Il beato oratoriano, pur senza conoscerlo, osservandolo durante le funzioni religiose, confidò più volte alla contessa Angela Ansaldi che il giovane di Revello sarebbe divenuto un ottimo cristiano.

Lorenzo rimase improvvisamente orfano di entrambi i genitori, ma lo sostenne la fede robusta.  Trovò lavoro come garzone presso un uomo facoltoso del piccolo borgo di Pagno. Pretese solo di avere una stanza tutta per sé, dove costruì un altarino per praticare liberamente le proprie devozioni. Diligente e scrupoloso, frequentava la Messa quotidiana, recandosi nei giorni di festa a piedi a Saluzzo, percorrendo circa quattro chilometri, con qualsiasi condizione atmosferica. Ebbe la fortuna di ascoltare molte prediche del beato Giovenale e fu proprio durante una sua omelia che decise di abbracciare la vita religiosa.

Si recò al convento di Pavia, appartenente ai frati “riformati” di Santa Croce, dove incontrò padre Giacomo da Belgioioso. Era quest’ultimo l’autore, tra l’altro, del libro Porta di Paradiso, un autentico best seller della spiritualità, stampato più volte dall’inizio del ‘600 fino alla fine del secolo successivo, su cui meditarono anche la torinese beata Maria degli Angeli (1661-1717) e san Paolo della Croce (1694-1775).

Padre Giacomo volle saggiare la vocazione di Lorenzo e gli disse di ripresentarsi dopo sei mesi. Finalmente il 14 gennaio 1605 il giovane prese l’abito di fratello laico a Dorno ed iniziò il noviziato nel convento pavese di Santa Maria degli Angeli. Fece la professione solenne nel convento di San Giacomo, a ventun anni d’età, poi visse, soprattutto, nel convento di Santa Croce, in una cella angusta e poverissima.

Fra Lorenzo in poco tempo si distinse per una santa condotta di vita. La sua preghiera, inoltre, divenne potente. In tanti, rivolgendosi a lui, ottenevano grazie tanto che il giovane frate divenne popolare in tutta Pavia, fino a quando l’obbedienza lo portò a Torino.

Nel 1621 papa Gregorio XV ordinò che si estendesse anche negli stati sabaudi la «Stretta Osservanza» francescana. Accolsero l’invito il Duca Carlo Emanuele I e l’arcivescovo Filiberto Milliet e si chiese ai religiosi di Milano un ottimo frate che desse principio alla fondazione torinese. Fu scelto frate Lorenzo, unanimemente apprezzato, che tra lo sconforto generale dovette lasciare Pavia.

A Torino il primo convento francescano “riformato” era sorto a metà del ‘400, ma venne poi distrutto durante la guerra con i francesi, nel 1536, perché a ridosso delle mura. Scrive Paolo Cozzo, docente di Storia del Cristianesimo e delle Chiese all’Università di Torino (cfr. Valdo e Francesco, inizi e sviluppi di due movimenti religiosi: dai conflitti alla convivenza, Perosa Argentina, 2016): «Con l’avvento dell’osservanza si ebbe un notevole incremento degli insediamenti francescani nelle terre subalpine: se tutte le città dove già erano presenti i conventuali videro sorgere case osservanti, queste ultime comparvero anche in altri centri. […] Al momento della divisione fra Conventuali ed Osservanti (1517), erano circa una sessantina i conventi localizzati nell’area che, oggi, possiamo definire piemontese, ma che allora era soggetta a diverse autorità politiche (i Savoia, i Marchesi di Saluzzo, i Marchesi del Monferrato, la Repubblica di Genova, lo Stato di Milano). Nel 1594 questi insediamenti passarono sotto la giurisdizione della nuova provincia di San Diego, la cui geografia evidenziava la stessa disomogeneità politica, coinvolgendo territori sottoposti a diverse giurisdizioni civili”. […] Le esigenze della politica ducale favorivano l’uniformità territoriale anche per gli ordini religiosi, per quanto concerneva la presenza di conventi e monasteri e la conseguente organizzazione territoriale. “È sulla base di questo principio che nel 1622 Carlo Emanuele I di Savoia aveva chiesto ed ottenuto la creazione di una nuova provincia minoritica, i cui confini si adattassero meglio a quelli del ducato». Nacque così la provincia di San Tommaso Apostolo.

Fra Lorenzo giunse a Torino nel mese di maggio, facendosi subito notare per le penitenze che si imponeva. Nella sua biografia leggiamo che un celebre professore dell’Università cittadina volle capacitarsi delle sue conoscenze teologiche, considerata la stima in cui era da tutti considerato. Così poi testimoniò: «… né mai lo sentì discorrere, se non cose di Dio, del Cielo, della Gloria, come s’egli ne fosse famigliarissimo, eziandio di questioni teologiche, con grandissimo suo stupore…».

Incontrò non poche iniziali resistenze nel mettere in pratica la sua “missione”, ma Lorenzo certo non si impaurì. Importante fu l’intervento della Marchesa Margherita di Châtelard Roussillon che donò il terreno per la fondazione del nuovo convento. Il diploma fu concesso il 5 novembre 1622. Nacque così una provincia autonoma piemontese dei “riformati” intitolata a San Tommaso e si decise la riedificazione del convento della Madonna degli Angeli, all’interno delle mura. In questo ebbe un ruolo determinante il frate di Revello a cui si deve anche l’introduzione della “Riforma” a Chieri. Fu però l’ultima sua fatica, forse per le eccessive penitenze, infatti, si ammalò gravemente.

Spirò serenamente, in casa del senator Blancardi, il 18 febbraio 1623. La salma rimase esposta più giorni, emanando – fu testimoniato – un soave profumo. Ai funerali accorse tantissima gente, in molti chiesero ricordi e reliquie. Fra Lorenzo venne sepolto nella chiesa di San Martiniano – oggi non più esistente – per essere successivamente traslato nella erigenda chiesa della Madonna degli Angeli, per la cui edificazione si era tanto speso.  In quella chiesa, pochi mesi dopo, pregando, Antea da Brissago, l’Apostola delle Anime del Purgatorio, ebbe un’ispirazione particolare a dare il via alla fondazione del monastero torinese delle Cappuccine di Nostra Signora del Suffragio.

Si iniziò il processo di beatificazione dopo soli tre anni dalla morte, con supplica di Carlo Emanuele I a papa Urbano VIII. Tanti prodigi furono testimoniati e registrati in faldoni conservati oggi sia nell’Archivio arcidiocesano di Torino che in quello di Pavia. Del processo ci furono ulteriori passaggi nel 1642-47 e in diversi libri di agiografia francescana gli fu dato il titolo di “beato”. Nel 1649, con il beneplacito della Casa Ducale, il corpo fu riesumato e trovato incorrotto. A una prima collocazione in una cappella laterale (Santo Stefano) si preferì la sepoltura dietro l’altare maggiore, perché meno accessibile ai fedeli. Non era infatti previsto un culto prima della beatificazione.

Si scrisse di Lorenzo in un volume pubblicato nel 1676 intitolato Le primitie della riformata provincia di s. Francesco detta di San Tomaso apostolo, nell’augusto dominio de’ duchi di Savoia. Nel 1759 fu pubblicata una vera e propria biografia. Il 9 agosto 1777 il Provinciale dei Minori dell’Osservanza chiese al Re di Sardegna di inviare una lettera postulatoria al Pontefice per riprendere la causa interrotta per mancanza di denaro. Si riavviò il processo due anni dopo, ma le note vicende storiche lo bloccarono poi definitivamente.

A inizio Ottocento il convento torinese della Madonna degli Angeli venne soppresso, un secolo più tardi, nell’ambito di una profonda trasformazione dell’annessa chiesa, la sepoltura venne trasferita presso l’ingresso, dove fu realizzata una Grotta della Madonna di Lourdes.  Incastonata tra le finte rocce, la lapide, oggi sbiadita, porta scritto: «EXVVAE SACRAE / VENER. SERVI DEI LAVRENTI A REVELLO / O.F.M. / HIC QVIESCVNT / QVEM DEVS / SANCTITATIS ET MIRACVLORVUM FAMA / CLARIFICAT / OBIIT AVG. TAVR. DIE 18 FEBR. AN. DOM. MDCXXIII». Attualmente la parrocchia della Madonna degli Angeli è retta da due solerti padri Camilliani.

Relazioni di grazie ottenute da devoti di fra Lorenzo si registrarono anche a due secoli dalla morte; nel 1904 e nel 1922 si pubblicarono inoltre due biografie divulgative, poi più nulla. Come accennato esiste una voluminosa documentazione che forse andrebbe rispolverata. I santi, anche se Lorenzo ufficialmente non lo è ancora, rappresentano la “storia vissuta” della Chiesa che ha sempre bisogno di testimoni.

 

 

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