Il reliquiario della beata Maria degli Angeli nella Chiesa torinese di Santa Teresa

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La ricognizione del corpo della beata Maria degli Angeli nel 1865, in occasione della beatificazione – ricordata anche da san Giovanni Bosco che alla prima Beata torinese dedicò una biografia pubblicata proprio in quell’anno – avvenne nella Chiesa torinese di S. Teresa. Dal primo luogo di sepoltura, la chiesa di Santa Cristina annessa al monastero carmelitano, la salma era stata infatti trasferita nella notte del 21 settembre 1802 nella chiesa di Santa Teresa insieme alle spoglie di Cristina di Francia, fondatrice del monastero. La temuta soppressione del monastero delle Carmelitane di Santa Cristina a seguito dell’occupazione francese, che ridusse lo stato sabaudo a dipartimento francese, aveva consigliato di mettere in salvo, per timore di profanazioni, le due salme nella chiesa di S. Teresa che essendo anche parrocchia non correva il pericolo della soppressione.

Il 7 marzo 1865 si fece la ricognizione (una precedente risaliva al 1733), cui presenziarono oltre un centinaio di persone, tra gli altri padre Clemente Manzini, già parroco di S. Teresa e in seguito vescovo di Cuneo, vice-postulatore della causa, e il vescovo di Pinerolo Lorenzo Rinaldi. Le casse con le reliquie di Maria degli Angeli (corpo e indumenti) furono portate al piano superiore del convento, presso l’antico coro dei padri e all’apertura, la salma «parve ancora intera», le ossa «coperte da pelle disseccata». Nei giorni successivi si eseguirono relazioni e perizie mediche e, come prassi ai tempi, parte delle reliquie furono prelevate per destinarle a Roma e al monastero delle Carmelitane di Moncalieri. Celebrata a Roma la solenne beatificazione il 14 maggio – era la prima carmelitana scalza italiana elevata all’onore degli altari – il corpo fu collocato in un’urna in bronzo presso l’altare della Sacra Famiglia fino al 1988, anno in cui le Carmelitane di Moncalieri riuscirono a ottenere le spoglie mortali della loro Fondatrice. Era arcivescovo della città il cardinale carmelitano Anastasio Ballestrero.

Figlia di Donato Fontanella e della nobildonna Maria Tana di Chieri, Marianna- la futura Beata – nacque il 7 gennaio 1661, terz’ultima di tredici figli, a Torino, nel palazzo di famiglia in contrada dei Mercanti, parente per via materna di S. Luigi Gonzaga. Marianna comprese, durante una solenne Ostensione della Sindone, che la sua vocazione era il Carmelo e il 19 novembre entrò nel monastero di Santa Cristina. Il 26 dicembre 1677 fece la professione religiosa, ma iniziarono pure le prove interiori, come possiamo leggere nella Relazione della propria vita, scritta per ordine dei superiori, e nelle lettere al padre Lorenzo di S. Michele. Le anime chiamate ad una stretta unione con Dio non di rado vi giungono attraverso pene dolorose, Maria degli Angeli giunse a scrivere, pensando a quando non era ancora religiosa: «Mi avete ingannata, Dio mio! Quando ero in libertà mi donavate delle consolazioni e dolcezze; ora che son ligata, [dai voti] non mi date che amarezze!». Negli scritti pubblicati nel 2012 – La santità in viaggio, Lettere, Libro delle relazioni, Olschki Editore – emerge la sua personalità e l’intensità della vita interiore. I superiori videro in lei una buona maestra delle novizie quando aveva solo trent’anni. Nel 1694 fu eletta priora, dopo aver ottenuto la dispensa papale per la giovane età. Delle sue doti furono testimoni Madama Reale Maria Giovanna Battista di Nemours (1644 – 1724), la nuora Anna d’Orléans (1669 – 1728) e le dame di corte, che con regolarità si univano alla preghiera delle monache. Sacerdoti, tra cui spiccano il beato Sebastiano Valfrè e il canonico Ignazio Carrocio, aristocratici e lo stesso duca Vittorio Amedeo II le si rivolgevano per avere da lei consigli e preghiere.

Il Ducato di Savoia visse in quegli anni i momenti più difficili della sua storia e Maria degli Angeli, pur nel nascondimento della clausura, ne fu una silenziosa protagonista. Da sei anni durava la prima guerra del duca contro la Francia e parte del Piemonte era devastato da saccheggi e incendi, causa di grande sconforto per la priora della Carmelite che intensificò le sue preghiere. Ebbe un giorno la premonizione che la pace sarebbe venuta se la città si fosse posta sotto “la protezione del glorioso S. Giuseppe” e attraverso Madama Reale la proposta giunse al Consiglio Comunale che l’approvò il 31 dicembre 1695. Il 30 maggio successivo il Duca avviò trattative che portarono alla pace di Vigevano del 7 ottobre. In segno di gratitudine, nel 1698, il Consiglio Comunale commissionò al pittore Daniel Seyter una grande tela, da esporsi nella chiesa di Santa Cristina, rappresentante il Patrocinio del Santo. Da allora San Giuseppe è compatrono di Torino.

Da tempo Madre Maria degli Angeli accarezzava il sogno di fondare un nuovo Carmelo: un giorno del 1701 padre Valfrè le fece sapere che una vedova di Moncalieri donava la sua casa affinché fosse adibita a monastero. La Beata accettò e il nuovo Carmelo fu inaugurato solennemente il 16 settembre 1703, dedicato a S. Giuseppe. Lei non vi si poté trasferire: Casa Savoia, infatti, non volle che lasciasse la capitale.

Nel 1706, ormai riferimento spirituale per la Città, Madre Maria degli Angeli e padre Valfrè ebbero un ruolo importante durante il sanguinoso assedio francese di Torino. La priora delle Carmelite previde la vittoria finale e insieme alle consorelle collaborò a preparare i medicamenti per i soldati feriti, curati nell’ospedale da campo allestito nella piazza antistante. Rassicurata dalla Madonna con due visioni, la monaca esortò alla resistenza e Valfrè, a sua volta infuse coraggio a Vittorio Amedeo II, a tutta la popolazione e ai soldati, ripetendo sui bastioni: “Alla Bambina vinceremo. La Bambina sarà la nostra liberatrice”. Il riferimento era la festa della Natività della Madonna e proprio il 7 settembre avvenne la strepitosa vittoria sull’esercito francese. Ai trattati di Utrecht (1713) i Savoia poterono sedere al tavolo delle grandi potenze europee e ricevettero il titolo di Re di Sicilia. Come segno tangibile di gratitudine sarà poi edificata la Basilica di Superga.

La protezione sulla capitale sabauda della Beata è rappresentata in modo eccellente in una tela della Chiesa genovese dei Ss. Carlo e Vittore: la Fontanella è ai piedi di Gesù, con sullo sfondo uno straordinario panorama torinese. Il riferimento è a un episodio avvenuto nel 1714, anno in cui si diffuse in città un’epidemia di peste bovina.

In onore di Maria degli Angeli, per le sue costanti e accorate preghiere per la Città, Madama Reale Giovanna Battista commissionò a Filippo Juvarra la superba facciata della Chiesa di Santa Cristina, completata nel 1718, qualche mese dopo la morte della Madre delle Carmelitane, che avvenne il 16 dicembre 1717. Il culto fu immediato: alle esequie partecipò una folla immensa di fedeli tanto che dopo solo tre anni iniziò il processo di beatificazione e già nel 1729 fu pubblicata un’accurata biografia dal titolo La diletta del crocifisso. Memoria di tale fama è testimoniata dalla ricca documentazione raccolta nei secoli, con filiale amore, dalla Carmelitane di Moncalieri. I ritratti, le incisioni e le litografie sono davvero numerose: Maria degli Angeli è solitamente raffigurata a mezzo busto con il Crocifisso fra le mani.

Nel 2017, in occasione del 300° anniversario della morte, un’accurata biografia dal titolo Io sarò carmelita, scritta da Maria Teresa Reineri (San Paolo Edizioni) completa un complesso periodo di studi e di riscoperta di colei che, a ragion veduta, può essere considerata la “mistica di Torino”.

Dall’ottobre 2021 nella Chiesa di S. Teresa, un reliquiario della Beata Maria degli Angeli, preparato già nel 1865 per contenere le ceneri del suo corpo, è esposto sulla mensa d’altare che in tempo ne conteneva l’urna. La Chiesa dei Padri Carmelitani, insieme a quella di Santa Cristina, sono il riferimento per i torinesi che vogliono affidarsi alle preghiere della loro illustre concittadina. Reliquie della Beata sono anche venerate nella cripta della Basilica di Maria Ausiliatrice (Valdocco) e presso la Chiesa del Suffragio del beato Francesco Faà di Bruno. Piccole reliquie di “devozione” sono oggi sparse un po’ in tutto il mondo.

 

La Consolata, la-Sindone e iBeati Madre Maria degli Angeli e Sebastiano Valfrè

(Le foto sono di  Daniele Bolognini)

 

 

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