Il giro della settimana

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Cristiani perseguitati, l’elenco si allunga ancora

Mauro Faverzani – Corrispondenza Romana

Sembra esser diventato ormai un triste appuntamento di cronaca settimanale, ma decisamente nostro malgrado: faremmo volentieri a meno di dar conto, ogni volta, dei fiumi di sangue cattolico versato o comunque degli abusi patiti nel mondo dalla Chiesa, a dispetto del silenzio e dell’indifferenza generale, in primo luogo di quell’Occidente, un tempo cristiano ed oggi apostata. Anche per questo, anzi ancor più per questo è importante viceversa informare, perché almeno qualche voce, per quanto debole, si levi in questo clima di omertà complice. Partiamo dall’India, dove si è registrata un’impennata nei casi di violenza contro i cristiani: nei soli primi nove mesi dell’anno si sono verificati ben 305 episodi con un picco proprio a settembre (69 episodi), seguito da agosto (50 episodi), gennaio (37), luglio (33), marzo, aprile e giugno (27), febbraio (20) e maggio (15). Continua a leggere

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La società del rischio

Roberto de Mattei – Corrispondenza Romana

Alcuni sociologi contemporanei hanno definito la società in cui viviamo come «la società del rischio» (cfr. ad esempio Ulrich Beck, La società del rischio, tr. it. Carocci, Roma 2000).

La nozione di “rischio”, che designa la possibilità di essere colpiti da un male in seguito alle proprie azioni, non rinvia a quella di pericolo, ma alla scelta da compiere in uno stato di incertezza. La società cristiana del Medioevo aveva il concetto di pericolo, ma non quello di rischio, perché ogni situazione di incertezza era attribuita all’azione sapiente della Divina Provvidenza. La secolarizzazione del concetto di Provvidenza ha portato alla deresponsabilizzazione dell’uomo contemporaneo che, nel mare di incertezze in cui è immerso, sembra avere come sua unica speranza, quella della protezione da ogni rischio, inseguendo l’utopia del “rischio zero”. Per questo la precauzione, che è un giudizio prudenziale su di una situazione, valutandone i rischi e i benefici, si è trasformata in un inedito principio giuridico.  Continua a leggere

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La secolarizzazione miete vittime

Mauro Faverzani – Corrispondenza Romana

La secolarizzazione, spesso in modo silenzioso e senza dar troppo nell’occhio, avanza purtroppo a marce forzate ovunque, senza peraltro incontrare particolari ostacoli in un mondo sempre più impregnato di laicismo e di luoghi comuni: ad esempio, secondo uno studio, pubblicato dal Cirst-Centro Interuniversitario di Ricerca per la Scienza e la Tecnica e condotto da due sociologi, Kristoff Talin, ricercatore del Cnrs francese, e Yves Gingras, docente dell’Università del Québec, a Montréal, più ci si identifica e si pratica una fede, meno si sarebbe alfabetizzati scientificamente. «Come regola generale, più religione significa meno scienza», affermano gli autori di quest’analisi comparativa condotta in Europa e Stati Uniti. Continua a leggere

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“Scuola inclusiva”, bambini maschi invitati a indossare la gonna

scuola inclusiva maschi invitati a indossare la gonna

TGCOM24

Scuola inclusiva – Una mail mandata ai genitori con una richiesta ben specifica. Succede quotidianamente in ogni istituto ma la richiesta della Castleview Primary School di Edimburgo, in Scozia, vuole essere molto di più. E’ stato infatti chiesto ai bambini maschi (e agli insegnanti) di andare a scuola indossando una gonna per “promuovere l’uguaglianza” e sfatare gli stereotipi di genere. Un modo per essere inclusivi anche se qualcuno ha commentato: “Lasciate che i bimbi siano semplicemente bimbi”.  Il precedente spagnolo – L’iniziativa prende spunto da quanto accaduto in Spagna qualche mese fa. In una scuola, la Virgen de Sacedón di Valladolid, uno studente di 15 anni, Mikel Gómez, era stato espulso (e costretto a vedere uno psicologo) per essere andato in classe con una gonna per affermare la sua non conformità di genere. Continua a leggere

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Filmò lockdown Wuhan, giornalista cinese in sciopero della fame rischia di morire in carcere

Zhang Zhan giornalista cinese in sciopero della fame

ASKANEWS – ImolaOggi

La “cittadina giornalista” cinese Zhang Zhan, arrestata e incarcerata dopo aver ripreso il lockdown di Wuhan, prima città al mondo ad essere colpita dalla pandemia di coronavirus, sta morendo. L’annuncio è stato dato dalla sua famiglia.Zhan, 38 anni, è in sciopero della fame dopo essere stata condannata alla fine del 2020 a quattro anni di prigione per “aver provocato disturbo all’ordine pubblico” reato frequentememte invocato dalla Cina contro gli oppositori politici.

A febbraio del 2020, l’ex avvocato di Shanghai si era recata a Wuhan, nel centro della Cina, per rendersi conto della situazione sul posto, epicentro dei contagi, a qualche giorno dal lockdown degli 11 milioni di abitanti. Le immagini dei malati abbandonati nei corridoi degli ospedali aveva dato un’immagine drammatica delle condizioni sanitarie dell’emergenza.Adesso Zhan “rischia di non vivere a lungo”, ha detto il fratello Zhang Ju, la settimana scorsa su Twitter.  Continua a leggere

 

 

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