Cento anni fa terminava la Prima guerra mondiale, quel conflitto che annientò l’Impero asburgico, l’ultimo baluardo del retaggio del Sacro Romano Impero, quindi l’ultima autorità del Continente che si fondava sulla cristianità sulla quale era nata l’Europa. Entrare in questa guerra di massacro era visto come un atto di esaltazione dell’uomo per buona parte degli esponenti del liberalismo, che si trasformò in un’immane tragedia, non solo per gli innumerevoli caduti, ma anche per le conseguenze politiche che condussero alle manifestazioni totalitarie del Novecento, le quali innescarono la Seconda guerra mondiale.
L’evento catastrofico della Prima guerra mondiale, oltre ad essere un’«inutile strage»[1], come denunciò Papa Benedetto XV, fu anche, come disse lo stesso Pontefice, il «suicidio dell’Europa civile»[2] e dell’Europa cattolica. La guerra fu promossa e pianificata dalla Massoneria per stabilire un nuovo scacchiere europeo. Il progetto delle logge massoniche era quello di edificare la nuova Europa sulle rovine e sulle ceneri dell’Impero austro-ungarico, principale ostacolo all’instaurazione della cosiddetta «Repubblica liberale universale», a cui i massoni dai tempi della Rivoluzione francese, ambivano[3].
Scopo bellico, quindi, doveva essere quella di repubblicanizzare e de-cattolicizzare l’Europa, distruggendo tutte le monarchie considerate residuo dell’ordine da sovvertire. Ecco che la Grande Guerra doveva completare ciò che era stato avviato dai giacobini.
Da questo quadro si desume che volontà della Massoneria era di distruggere l’Austria monarchica e cattolica e di rafforzare la Germania protestante. L’Europa che uscirà dal conflitto, quella dei «Trattati di Versailles», fu diplomaticamente e geopoliticamente contro la Chiesa e i troni cattolici; fu contro la cultura, la società, la mentalità comune che si fondava sui principi cristiani. La caduta dei grandi Imperi europei, austro-ungarico, tedesco e russo, significava, inevitabilmente, la caduta dell’idea sacrale dell’Impero per dare spazio all’edificazione di un’Europa repubblicana di stampo massonico.
L’ultimo Imperatore d’Austria con il nome di Carlo I, che regnò come Re con il nome di Carlo IV d’Ungheria, Croazia, Slavonia, Dalmazia, come Re Carlo III di Boemia, come monarca della Casa d’Asburgo-Lorena e Austria-Este, fu vittima privilegiata dei disegni geostrategici massonici.
Figlio primogenito dell’Arciduca Ottone d’Austria (1865-1906) e della principessa Maria Giuseppina di Sassonia (1867-1944), era nato a Persenbeug il 17 agosto 1887. Egli risultava quinto in linea di successione, dopo Rodolfo, suo nonno, suo zio e suo padre. Una serie di eventi luttuosi lo portarono al trono: nel 1889 l’Arciduca Rodolfo si suicidò a Mayerling; nel 1896 suo nonno Carlo Ludovico morì; nel 1906, con la scomparsa di suo padre, giunse al secondo posto per il diritto alla corona, dopo suo zio Francesco Ferdinando, il quale venne assassinato a Sarajevo, il 28 giugno 1914, miccia che scatenò la Prima guerra mondiale.
Fu così che il ventisettenne Carlo d’Asburgo divenne erede al trono, per il momento occupato dal prozio Francesco Giuseppe. Egli partì per il fronte e dal 1915 al 1916 fu generale contrammiraglio del 20º Corpo d’Armata. Le zone d’operazione che batteva erano i territori che andavano dall’Altipiano Fiorentini al fondovalle di Arsiero, con obiettivo il piano di Thiene. Trascorse i primi due anni di guerra sul fronte italiano, dove con la sua semplicità tutta cattolica conquistò la stima delle truppe italiane.
San Pio X, subito dopo l’assassinio dell’Arciduca a Sarajevo, inviò a Carlo, attraverso un alto funzionario vaticano, una lettera in cui lo pregava di far presente a Francesco Giuseppe il pericolo di una guerra che avrebbe portato immane sventura sull’Austria e su tutta l’Europa. Il contenuto della missiva venne scoperto da chi, al contrario, favoriva gli eventi bellici; fu così che il funzionario vaticano venne bloccato alla frontiera italiana e l’epistola giunse a destinazione molto tempo dopo.
Proprio in Italia conobbe Zita, diciassettesima dei ventiquattro figli di Roberto di Borbone-Parma. Il fidanzamento avvenne il 13 giugno 1911 e il 21 ottobre si celebrarono le nozze. Il matrimonio fu benedetto da San Pio X, il quale, in un’udienza privata a Zita, predisse il futuro di imperatore del consorte, rivelandole che le virtù cristiane di Carlo sarebbero state di esempio per tutti i popoli.
Alla morte di Francesco Giuseppe, il 21 novembre 1916, fu incoronato Imperatore e nel dicembre 1916 fu incoronato a Budapest «Re apostolico d’Ungheria», con la Corona di Santo Stefano (foto qui sotto). In un proclama indirizzato ai suoi popoli prima dell’incoronazione, l’imperatore scrisse: «(…) Intendo fare tutto il possibile per bandire, nel più breve tempo, gli orrori e i sacrifici della guerra e restituire ai miei popoli le benedizioni della pace.»
In politica interna pose mano ad un’ampia ed esemplare legislazione sociale, ispirata alla dottrina della Chiesa, cercando di riorganizzare l’Impero secondo un modello federalista.
L’anno successivo avviò una serie di trattative segrete di pace tramite Sisto di Borbone-Parma, fratello della moglie Zita; anche se il ministro degli esteri Ottokar Czernin era interessato a negoziare una pace generale, l’Imperatore propose alla Francia una pace separata, senza l’alleato tedesco. Quando la notizia trapelò nell’aprile del 1918 Carlo I negò il fatto, ma venne smentito dal primo ministro francese Georges Clemenceau, che rese pubblica la lettera di richiesta di accordi separati firmata dall’Imperatore austriaco.
L’Imperatore fece di tutto per ristabilire la pace. Egli vide nelle relazioni con la Francia la possibilità per un accordo. Ma i nemici erano troppi e troppo forti. Lo storico Gordon Brook-Shepherd, nel libro La tragedia degli ultimi Asburgo (1974), individua nel ministro degli Esteri austriaco Ottokar Czernin un amico incondizionato di quei tedeschi desiderosi che la guerra non terminasse; ne sarebbe prova il fatto che lo stesso Czernin, nel 1918, fece in modo che il Presidente del Consiglio francese Clemenceau rivelasse al mondo il segreto negoziato imperiale sulla pace separata, mettendo così a rischio la vita di Carlo d’Austria.
Durante gli ultimi mesi di guerra, di fronte alle sempre più drammatiche difficoltà di approvvigionamento, il Beato Carlo si prodigò in tutti i modi per alleviare le sofferenze del suo popolo, in particolare organizzò cucine da campo, impiegò i cavalli di guerra per il rifornimento del carbone a Vienna, combatté con forza corruzione e usura e generosamente donò dei propri beni. Eppure, senza rispetto e ritegno alcuno, i giornali avevano avviato una campagna denigratoria nei suoi confronti: era diventato un individuo da screditare, allo stesso tempo anche i capi di Stato degli altri Paesi europei lo umiliarono, giudicandolo incapace di condurre una guerra. La situazione era assai critica anche nella politica interna, a causa di pesanti tensioni tra i diversi gruppi etnici dell’Impero austro-ungarico. Il ministro degli Esteri, il Barone Istvan Burián, subentrato a Czernin, chiese l’armistizio il 14 ottobre 1918 sulla base dei quattordici punti del Presidente degli Stati Uniti Wilson, e due giorni dopo Carlo I emise un proclama che cambiava la natura dello Stato austriaco: ai polacchi veniva concessa piena indipendenza con lo scopo di unirsi ai loro fratelli etnici della Russia e della Germania in uno Stato unico polacco. Il resto delle terre austriache venivano trasformate in un’unione federale composta da quattro gruppi nazionali: tedesco, ceco, slavo, ucraino. Ognuna delle quattro parti doveva essere governata da un consiglio federale; Trieste, invece, era destinata ad avere uno statuto speciale.
Tuttavia, il Segretario di Stato Robert Lansing rispose quattro giorni dopo che gli Alleati erano impegnati per le cause della nazione dei cechi, degli slovacchi e degli Slavi del sud e pertanto la soluzione tardiva di una nazione federale non era più sufficiente. Infatti un governo provvisorio cecoslovacco si era unito agli alleati proprio il 14 ottobre, e il Consiglio Nazionale degli Slavi dichiarò indipendente lo Stato degli Sloveni, Croati e Serbi il 29 ottobre 1918.
L’11 novembre, sempre di cento anni fa, il giorno in cui finisce la guerra, viene presentato a Carlo I il decreto di abdicazione da parte dell’assemblea nazionale provvisoria. L’Imperatore però rifiuta coraggiosamente di abdicare, dichiarando che «Dio stesso gli ha assegnato il trono in sacra fiducia».
Il 12 novembre viene costituito il nuovo Governo della Repubblica austriaca, senza che però il vecchio governo venga formalmente dimissionato, seppure non svolga più alcuna attività dal giorno prima. Nei quattro mesi successivi continueranno a esistere due governi contrapposti, a causa della presenza dell’Imperatore in Austria.
Il 4 marzo 1919 Carlo I e la famiglia imperiale, completamente isolati da tutti, vengono caricati a forza su di un treno e spediti in esilio in Svizzera. Il lesivo Governo repubblicano austriaco il 3 aprile, scioglie formalmente il Governo imperiale, procede alla deposizione ufficiale di Carlo dal trono, alla confisca dei beni e all’esilio perpetuo della famiglia Asburgo-Lorena.
Carlo I tenta due volte di riprendere il trono d’Ungheria, ma, nel marzo del 1921, viene soffocato dall’opera dissuasiva dell’ammiraglio Miklós Horthy; mentre in ottobre, l’ex sovrano viene arrestato dallo stesso Horthy e deportato all’isola di Madera.
Il Beato Carlo e l’amatissima moglie Zita, oggi Serva di Dio (della quale parleremo la prossima settimana), che all’epoca si trovava in stato di gravidanza, furono detenuti alcuni giorni nell’Abbazia di Tihany. Il 1º novembre del 1921 furono condotti presso la città portuale di Baja, da lì furono imbarcati a bordo del monitore britannico HMS Glowworm e trasportati fino alle coste del Mar Nero, dove furono trasferiti sull’incrociatore leggero HMS Cardiff. Destinazione: l’isola portoghese di Madera. Arrivarono il 19 novembre. Inizialmente la coppia e i loro otto figli vissero nella cittadina di Funchal a Villa Vittoria.
«Certo, sembra incredibile, ma l’amore tra Carlo e Zita fu veramente bellissimo», ha dichiarato l’avvocato Andrea Ambrosi, Postulatore della causa di beatificazione dell’Imperatore. «Studiando migliaia di pagine per preparare il processo, ho trovato testimonianze straordinarie e leggendole io stesso mi commuovevo». Ambrosi ha curato un nutrito volume sulle virtù eroiche cristiane esercitate da Carlo d’Austria e in questo approfondito studio emerge una spiritualità eccezionale. «Non è proprio possibile rimanere indifferenti di fronte all’esistenza di questo giovane imperatore. Carlo condusse un’esistenza integerrima, pur vivendo in un ambiente difficile e pieno di insidie. Fu un fervente cattolico, un marito e padre esemplare ed amatissimo, un figlio fedele della Chiesa e un pugnace avversario dei molti nemici del Papa e della Chiesa stessa».
La testimonianza della consorte agli interrogatori del processo di beatificazione fu fondamentale per conoscere la vita interiore di un monarca che ebbe sempre a cuore il suo popolo. Disse Zita, ricordando i primi tempi della sua conoscenza con Carlo: «Già allora mi pareva un cattolico veramente buono, ma non potevo completamente capire quanto grande e profonda fossero la sua bontà e la sua fede. Sotto l’influsso della santa Comunione dapprima frequente, poi quotidiana, si svilupparono le virtù, che erano nel suo carattere e gli erano concesse dalla grazia di Dio. Questo crescere era così poco appariscente e così naturale, che mi riusciva difficile percepirlo. Non vi era nulla a metà in lui. La mancanza d’ogni presunzione, la sua refrigerante naturalezza e semplicità, si approfondivano in sempre maggiore umiltà. La sua affettuosità di cuore ed il suo desiderio di far felice tutta la gente ricevevano sempre più una impronta paterna ed una profonda, consapevole prontezza al sacrificio. La sua fortezza ed il suo senso del dovere divennero totale dedizione al dovere datogli da Dio».
Il Beato Carlo con la sua sposa aspirarono alla santità matrimoniale, non solo come espressione del sacramento che istituisce la famiglia secondo i voleri divini, ma anche come strumento di perfezione personale e coniugale. confiderà l’Imperatrice Zita: «Con l’imperatore Carlo condividevamo tutto, gioie e dolori, timori e preoccupazioni, speranza e felicità. I duri colpi ci ferivano insieme, li sopportavamo in due» e «Durante il nostro periodo di fidanzamento egli mi disse una volta: noi ora dobbiamo aiutarci vicendevolmente ad andare in Paradiso. Per lui questo proposito era assolutamente serio.»
Ricco di Fede, Speranza, Carità, il Beato Carlo, teso a soddisfare sempre la volontà del Signore a dispetto dei voleri degli uomini, prendendo esempio da Cristo, migliorò giorno dopo giorno nell’ascesi spirituale.
Nella Postio super virtutibus si legge che malgrado la tragica situazione in cui versava l’Austria e l’Europa intera, l’Imperatore non perse mai la speranza, perché egli sapeva guardare oltre le contingenze del tempo e dello spazio, e ogni sera continuò a recitare il Te Deum, perché «dobbiamo ringraziare Dio, giacché le sue vie non sono le nostre vie».
Fra le testimonianze che portarono Carlo I d’Austria all’onore degli altari il 3 ottobre 2004, sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II, ricordiamo quella di Monsignor Ernesto Seydl, che fu vicino ai sovrani esiliati: «assisteva quotidianamente alla santa Messa, faceva la Comunione e restavo sempre colpito dal profondo raccoglimento con cui l’imperatore faceva il ringraziamento dopo la Comunione. Si vedeva come, chiuso a tutte le impressioni del mondo esterno, fosse completamente immerso in Dio. La sera tardi tornava sempre ancora una volta con l’Imperatrice per una visita al Santissimo. Ero spesso commosso nel più profondo dell’anima, vedendo inginocchiati davanti all’Eucaristico Dio nel silenzio notturno i due duramente provati, illuminati solo delicatamente dal chiarore della lampada eucaristica».
Ridotto in povertà e costretto a vivere in un ambiente malsano e umido, si ammalò gravemente di polmonite. Calunniato, tradito, spodestato, umiliato, sopportò senza lamenti le sofferenze, offerte come sacrificio per la pace e l’unità dei popoli. Alle ore 12:23 del 1° aprile 1922 spirò all’età di 34 anni, rimanendo cosciente quasi fino agli ultimi istanti di vita. Al capezzale erano presenti la moglie, Ottone d’Asburgo-Lorena e… il Santissimo Sacramento. Il medico che lo curava, miscredente, esclamò: «Alla morte di questo santo, devo ritrovare la fede perduta», infatti si convertì. Ai funerali presenziarono 30 mila persone: non c’erano i “grandi” della terra, ma i “piccoli”.
Nel corso della sua ultima notte aveva detto alla moglie, che gli sopravvisse 67 anni: «Tutta la mia aspirazione è sempre stata quella di conoscere il più chiaramente possibile, in ogni cosa, la volontà di Dio, e di eseguirla nella maniera più perfetta».
Le sue spoglie riposano sull’isola di Madera, nella chiesa della Madonna del Monte, nonostante diversi tentativi di spostarle nella cripta degli Asburgo a Vienna. Il suo cuore e quello della sua sposa sono sepolti nell’Abbazia di Muri in Svizzera. Santa Romana Chiesa fa memoria del Beato Carlo il 21 ottobre, giorno delle sue nozze.
Chiesa di San Gottardo, Brescia
[1] Benedetto XV, Lettera Ai Capi dei popoli belligeranti, 1° agosto 1917, in AAS 9 (I/1917) 423 [421-423]. Il totale delle perdite causate dal conflitto si può stimare a più di 37 milioni, contando più di 16 milioni di morti e più di 20 milioni di feriti e mutilati, sia militari che civili.
[2] Benedetto XV, Epistola “Il 27 aprile 1917” del 5 maggio 1917, al Cardinale P. Gasparri, Segretario di Stato, affinché i vescovi di tutto il mondo aggiungano nelle Litanie lauretane l’invocazione «Regina Pacis, ora pro nobis», in AAS 9 (I/1917) 265 [265-267].
[3] Cfr. François Fejtő, Requiem per l’Impero defunto, Mondadori, Milano 1999, pp. 480.
4 commenti su “Il Beato Carlo d’Asburgo, vittima dell’Europa massonica”
Bell’articolo il Suo, succinto e completo. Complimenti.
Sto leggendo un libro che parla di Massimiliano d’Asburgo (fratello di Francesco giuseppe) quando fu governatore del Lombardo-Veneto alla fine degli anni ’50 dell’800, e mi appare chiaro il gioco di interessi personali sia dentro il Governo Austriaco che di altri Stati o Staterelli (Piemonte, Cavour ecc.). Perfino facile dedurre che ”la storia si ripete davvero”. Cordiali saluti.
QUESTA STORIA SI AGGIUNGE E COMPLETA QUELLA DEL REGNO DI NAPOLI Assalito e distrutto dalla massoneria inglese ed europea,che porto’ alla fine dei Borboni ed alla nascita sventurata dell’italia unita ,grazie ai Savoia, a Garibaldi, Cavour, Mazzini e compagni che depredarono il sud dell’italia di tutto quello che aveva portandolo a nord,creando cosi’le premesse pr la “questione meridionale ” che ci portiamo appresso da 160 anni.Il nord dell’italia dovrebbe restituire al sud quanto depredato nel passato,
Ho appreso con commozione il fatto della beatificazione di Carlo I° d’Asburgo e letto con molto interesse le vicende storiche del tempo, che spesso nei libri di Storia ufficiali non sono riportate con completezza e a volte, per interesse politico anche travisate o alterate. Provo grande ammirazione e simpatia per questa personalità di capo di Stato che si è sempre ispirato ai princìpi cattolici ed è stato,per questo, riconosciuto dalla Chiesa come beato. Speriamo che presto venga proclamata anche la sua santità (.Queste vicende mi hanno fatto ricordare un carissimo pro-zio, mons.Ottavio Marenghi, morto nel 1938,che,impiegato in Vaticano,faceva parte della commissione per le beatificazioni e santificazioni.)
Un’ anima bellissima che non finisce di affascinarmi … bellissima anche la storia e l’anima della Sua sposa Zita.
Ho avuto modo di conoscere queste due Grandi figure durante gli anni del liceo scientifico parificato gestito dai Padri Cavanis ( 1976 – 1981 ) e ubicato nella Villa di Capezzano Pianore ( Camaiore – Lu ) dove nacque Zita …
La Villa fu infatti ceduta dai Borbone Parma a quest’ordine di Religiosi dediti all’insegnamento nei primi anni ’50
del XX secolo.
Spero che presto diventi Beata anche Zita e che infine possano essere proclamati Santi entrambi perchè possono
essere una luce per la Chiesa e il Mondo di oggi.
Sia fatta in questo la Volontà di Dio !…