Il Beato Angelo Carletti e la sua “Summa Angelica”, che venne bruciata da Lutero

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Padre Angelo da Chivasso fu un grande predicatore: i suoi quaresimali affollavano chiese e piazze. Predicò a Mantova, Genova, Cuneo, Susa, nel Monferrato e a Torino. Scrisse diverse opere, la più importante delle quali è la Summa casuum conscientiae, detta Summa Angelica. La prima edizione fu del 1476. Divisa in 659 capi, in ordine alfabetico, tratta delle varie questioni di coscienza, utilissima per i confessori, un vero e proprio dizionario di Teologia morale. Ebbe grande diffusione e come simbolo dell’ortodossia cattolica Lutero la bruciò il 10 dicembre 1520 nella pubblica piazza di Wittemberg insieme alla Bolla di Scomunica, al Codice di Diritto Canonico e alla Summa Teologica di San Tommaso. Era già stata stampata trentun volte.

Il Beato nacque nel 1411 a Chivasso, cittadina poco distante da Torino, nell’antica e nobile famiglia Carletti. Antonio, questo il suo nome prima di divenire religioso, studiò a Bologna conseguendo la laurea in Diritto Canonico e Civile e in Teologia. Tornato nella città natale esercitò la professione forense e divenne membro della Corte di Giustizia. Erano gli anni dei fasti della dinastia dei Paleologi. Fu nominato Senatore e Consigliere del Marchesato, ma all’età di trentatré anni, morti i genitori e conquistato dalla povertà francescana, rinunciò alla brillante professione e al matrimonio per consacrarsi a Dio. Entrò nel Convento di Santa Maria del Monte a Genova, appartenente all’Osservanza di San Bernardino da Siena che da poco era morto. Qui conobbe Francesco della Rovere, futuro Papa Sisto IV. Genova sarà per venti anni la sua residenza principale, durante questo periodo promosse l’erezione in città e a Savona dei Monti di Pietà per combattere il drammatico problema dell’usura. A Savona fece anche costruire il Convento di San Giacomo.

Dotto, ma umile, dalle maniere cortesi, nel 1464 il Beato Angelo fu eletto Vicario Provinciale degli Osservanti. Nel Capitolo di Mantova del 1467 venne poi nominato Commissario, insieme ad un confratello, per la suddivisione della grande Provincia francescana di Germania che portò alla nascita delle province di Boemia, Polonia e Austria. Nel 1472 a L’Aquila fu nominato Vicario Generale. In occasione di quel Capitolo, presenti duemila frati, si traslò il corpo di San Bernardino nella nuova chiesa a lui dedicata e Padre Angelo ebbe l’onore di collocarlo personalmente nella cassa. In questo triennio fondò i monasteri di Saluzzo, Mondovì e Pinerolo. Fu rieletto Vicario Generale a Pavia nel 1478.

Nel 1480 un gravissimo pericolo minacciò l’Italia. I Turchi conquistarono Otranto, dopo l’eroica resistenza degli abitanti che furono barbaramente trucidati: gli 800 superstiti piuttosto che abiurare la fede preferirono il martirio e sono oggi venerati come Santi. Sisto IV, che bene conosceva le doti dell’amico Angelo, lo nominò Nunzio e Commissario Pontificio per organizzare la difesa cristiana contro l’avanzata ottomana.

Vicario Generale nel 1484 alla Verna, confermato a Urbino nel 1489, il Beato Carletti rinunciò più volte alla dignità vescovile. Accettò nel 1491, per obbedienza al nuovo Papa Innocenzo VIII, l’incarico di arginare, col Vescovo di Maurienne, la diffusione della Riforma Valdese nel Ducato di Savoia. Ottenne numerose conversioni e un accordo pacifico tra Cattolici e Valdesi (1493). Per tutta la vita dovette viaggiare per l’Italia, spesso a piedi, per visitare i conventi e controllare l’osservanza della Regola. Al termine del suo ultimo Generalato le Province dell’Ordine erano venticinque.

Fu guida spirituale di umili, ma anche di potenti: ricordiamo il Duca di Savoia Carlo I, Santa Caterina di Genova (dal 1475) e la Beata Paola Gambara (che conobbe nel 1484).

Padre Angelo morì l’11 aprile 1495 nel convento di Sant’Antonio di Cuneo, dove visse umilmente il resto della vita. Negli ultimi anni aveva persino questuato per le strade cittadine per i bisogni della sua comunità.

Le sacre spoglie, tenute in grande considerazione in occasione di calamità, pestilenze e assedi, sono oggi conservate in un’artistica urna nel Santuario di Santa Maria degli Angeli di Cuneo, città di cui è compatrono.

 

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