I Beati Martiri Redentoristi di Cuenca, Spagna 1936-1938

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Sotto i pontificati di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, a più riprese sono stati beatificati e canonizzati numerosissimi martiri vittime della persecuzione religiosa contestuale alla guerra civile spagnola. Avevamo parlato nella scorsa puntata di un gruppo di sacerdoti e religiosi di Madrid appartenenti alla Congregazione del Santissimo Redentore, il cui martirio in odio alla fede era stato da pochi giorni decretato dal Santo Padre. Già nel 2013 la Chiesa aveva elevato agli onori degli altari altri sei membri della medesima realtà, della comunità di Cuenca. Alcune notizie biografiche ci sono state tramandate su ciascuno di essi.

Padre José Javier Gorosterratzu Jaunarena era nato ad Urroz (Navarra) nel 1877. All’età di sedici anni entrò come postulante nella Congregazione del Santissimo Redentore. Fece la professione religiosa l’8 settembre del 1896 e venne ordinato sacerdote nel 1903. Risiederà a El Espino (Burgos), ad Astorga (León), come professore di Filosofia e Scienze, a Pamplona (Navarra), nella Basílica Pontificia di San Michele a Madrid e a Cuenca, dove visse la conclusione della sua vita offrendosi per un’abbondante redenzione. Fu uomo di gran talento, pensiero ed erudizione. Oltre ad essere un predicatore di missioni popolari in lingua basca ed in castellano, a dirigere spiritualmente e predicare ritiri, pubblicò due opere storiche e compose un manuale inedito di filosofia. Il 22 luglio 1936 si nascose a casa di un amico della comunità. Il 28 si trasferì nel Seminario credendolo un luogo più sicuro. Là continuò ad esercitare il suo servizio sacerdotale tra i rifugiati, esortandoli a dare la loro vita, se necessario, con piena coscienza della possibilità di un prossimo martirio. Lo prelevarono dal Seminario alle 2 del mattino del giorno 11 agosto per giustiziarlo insieme a Fratel Victoriano. I due diedero la loro vita vicino al cimitero di Cuenca.

Padre Ciriaco Olarte Pérez de Mendiguren era nato a Gomecha (Álava) nel 1893. Nel 1904 entrò tra i Giovani Redentoristi di El Espino (Burgos); fece la professione come Redentorista l’8 settembre 1911 e venne ordinato sacerdote nel 1917. Nel 1921 attraversò l’oceano Atlantico alla volta del Messico, dove sviluppò un’ intensa attività missionaria. Il suo impegno missionario non venne fermato dalla persecuzione religiosa di Plutarco Calles del 1926. Dato che il ministero sacerdotale divenne impossibile, il 12 settembre 1926 fece ritorno in Spagna. Portò a termine il suo compito missionario a La Coruña, Madrid – comunità del Perpetuo Soccorso – e dal maggio del 1935 si stabilì a Cuenca. Nell’abbandonare il convento, nel giugno del 1936, si nascose con Padre Goñi nelle case di due sacerdoti. Dal suo rifugio pronunciò queste parole come fossero una profezia: “Il giorno di Sant’Alfonso (1° agosto) lo passeremo in cielo…”. I due vennero denunciati ed il 31 vennero arrestati e trasportati a spintoni da una turba di miliziani senza controllo. Senza né giudizio né ordine di esecuzione. In uno sterrato vicino alla centrale elettrica di El Batán, spararono loro a bruciapelo. I due caddero per terra e Padre Ciriaco morì all’istante. Alle 10 di sera arrivò il Giudice per raccogliere i cadaveri che vennero posti nella stessa cassa e sotterrati nella fossa comune.

Padre Miguel Goñi Áriz era nato ad Imarcoain (Navarra) nel 1902. Nel 1913 entrò tra i giovani di El Espino. Fece la professione come religioso della Congregazione del Santissimo Redentore il 26 agosto 1920. Venne ordinato sacerdote nel 1925. Nonostante fosse cagionevole di salute, predicò varie missioni popolari a Cantabria, Andalusia ed in Galizia. Visse a Nava del Rey (Valladolid), Granada, Santander e Vigo. Nel 1932 si recò a Cuenca per trascorrere la sua gioventù. La sua attività si sviluppò fondamentalmente nella chiesa redentorista di San Filippo Neri, nella quale celebrò il divin sacrificio della Messa e fu infaticabile confessore. Nel maggio 1936, venne inseguito per le strade di Cuenca da un gruppo di esaltati desiderosi di attaccare un qualsiasi religioso. Dieci giorni prima di abbandonare il convento di San Filippo, Padre Miguel Goñi venne arrestato con Padre Ciriaco Olarte. Secondo quanto dicono, colpito dagli spari, Padre Miguel si trascinò vicino a Padre Ciriaco per potersi consolare insieme, farsi coraggio e confessarsi, prima di consegnare la vita al Redentore, il 31 agosto del 1936. Sembra che la sua agonia durò molte ore.

Padre Julián Pozo Ruiz de Samaniego era nato a Payueta (Álava) nel 1903. Nel 1913 entrò tra i Giovani di El Espino (Burgos). Bambino di carattere riflessivo, durante la sua vita ebbe a sviluppare il dono per il consiglio e l’orientamento. Fece la professione nel 1920 e venne ordinato sacerdote nel 1925. La sua formazione venne ostacolata dalla malattia: nel 1921 si ammalò di tubercolosi e, nel 1923 ebbe una ricaduta con una forte emottisi. Nell’estate del 1926 venne destinato a Granada dove conobbe i Venerabili Conchita e Francisco Barrecheguren. Tutti lo consideravano un uomo sensato, pacifico, sagace e con un viso da bambino. Possedeva capacità particolari per il sacramento della Confessione. Il suo sorriso caratteristico apriva i cuori dei penitenti. Nel 1928 venne destinato a Cuenca. Il 20 luglio abbandonò il convento e si rifugiò a casa di alcuni amici con Fratel Victoriano. Gli domandarono che avrebbe detto se fossero venuti a casa a prenderli e lui rispose: “Ci presentiamo come quelli che siamo: religiosi e redentoristi. Non abbiamo martiri… vediamo se siamo i primi!” Il giorno 31 si rifugiarono al Seminario, ma il 9 di agosto venne prelevato insieme al sacerdote Crisóstomo Escribano e portato al martirio. I due morirono al km 8 della strada che va da Cuenca a Tragacete. Padre Pozo venne martirizzato a trentatré anni mentre pregava, in ginocchio con un crocifisso in una mano e il rosario nell’altra, ed il sorriso sul suo viso.

Fratel Victoriano Calvo Lozano era nato a Horche (Guadalajara) il 23 dicembre del 1896. La sua inclinazione verso la lettura spirituale lo portò a studiare per diventare sacerdote o farsi religioso, ma la sua età, i suoi obblighi e reticenze familiari e le sue risorse non bastavano per pagarsi gli studi. Il 31 marzo 1919, Víctor abbandonò la sua famiglia ed il suo popolo senza salutare nessuno. Lasciò sul letto una lettera che spiegava la sua fuga. Fece la professione come Fratello Coadiutore Redentorista il 13 novembre 1920, con il nome di Fratel Victoriano. Nel 1921 venne destinato alla comunità redentorista di Cuenca, dove lavorò come ortolano, sacrestano e portiere. Si offrì di andare in missione in Cina. Era silenzioso ma profondo. Fu direttore spirituale di una giovane; per lei ha scrisse dei ritiri spirituali ed altre opere che si conservano come testimonianza del suo speciale carisma. Il 20 luglio 1936 si rifugiò in una casa amica con Padre Pozo; il giorno 31 i due si rifugiarono nel Seminario. Da lì vennero prelevati l’11 agosto, con le mani legate, in compagnia di Padre Gorosterratzu, e condotti al cimitero di Cuenca. Donò la sua vita al Redentore in silenzio, senza negare la sua fede e la sua condizione di religioso.

Padre Pedro Romero Espejo era nato nel Pancorbo (Burgos) nel 1871. Entrò tra i Giovani di El Espino e fece la professione come Missionario Redentorista il 24 settembre 1890. Venne ordinato sacerdote nel 1896, e venne destinato alla predicazione delle missioni popolari. Risiedette ad Astorga (León), Madrid e a Cuenca. Accettò con umiltà i suoi limiti che non comprendevano la predicazione. Come religioso era molto osservante; spiccava il suo spirito di povertà, la sua serietà e la sua timidezza. Viveva nel silenzio della preghiera per tutta la vita. Il 23 luglio 1936 si rifugiò tra le Sorelline dei Poveri come fosse un anziano. Là celebrava la Santa Messa e partecipava alle necessità religiose. Ad agosto del 1937 si nascose in una famiglia; denunciato, venne chiamato a comparire al cospetto del governo civile. Dichiarò tranquillamente la sua condizione di Redentorista. Lo internarono nella casa di beneficenza, ma le burle e le bestemmie dei residenti lo portano ad andarsene ed a vivere mendicando per le strade della città, con il rosario e il crocifisso in vista. Rifiutò l’accoglienza in particolari domicili per non creare pericolo e ogni volta che veniva chiamato per amministrare i sacramenti andava senza attardarsi. La sua salute lo piegò a poco a poco. Nel maggio 1938 venne imprigionato per opposizione al regime. Si ammalò nel carcere e morì il 4 luglio 1938 come conseguenza ai patimenti sofferti durante la persecuzione. In nessun momento rinunciò alla sua condizione di credente, consacrato e sacerdote. Seppur non assassinato, l’epilogo della sua vita è stato riconosciuto come martirio.

Papa Benedetto XVI riconobbe e decretò il martirio di questi Redentoristi in data 20 dicembre 2012, che vennero poi beatificati sotto il pontificato di Francesco il 13 ottobre 2013. La loro comune memoria liturgica viene celebrata il 6 novembre.

 

 

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