Avanza la cultura della morte in Europa, ma come siamo arrivati a questo punto?

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Lo scorso 4 marzo la Francia ha ufficialmente inscritto nella propria Costituzione il cosiddetto “diritto di aborto”, aggiungendo all’articolo 34 la seguente frase: «La legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà garantita alla donna di far ricorso ad un’interruzione volontaria della gravidanza». Si tratta della prima nazione al mondo ad inserire esplicitamente nella propria Costituzione la possibilità di una donna di disporre a piacimento della vita o della morte del proprio figlio nel grembo materno. In realtà, non si è giunti a tale aberrazione dall’oggi al domani. Si è trattato di un processo che copre un arco temporale molto lungo e di cui quest’ultimo evento costituisce semplicemente la punta dell’iceberg. Ricordiamo infatti che l’aborto in Francia è stato legalizzato, fino alla 14a settimana di gestazione (e per malformazioni fetali durante tutta la gravidanza), nel 1975 con una proposta di legge a firma dell’allora Ministro della Salute, Simone Veil (nella foto).

Tuttavia, le idee ispiratrici di questa legge abortista le sono anteriori in quanto qualsiasi norma iniqua non fa che riproporre le idee di cui è figlia. C’è quindi da domandarsi: quali sono queste idee? Chi sono i personaggi che se ne sono fatti promotori? Ebbene, nella risposta ci faremo aiutare dal filosofo e teologo italiano Romano Amerio (1905-1997), autore della celebre opera, pubblicata nel 1985 e intitolata Iota Unum. Studio delle variazioni della Chiesa Cattolica nel secolo XX nella quale l’autore analizza rigorosamente le idee diffusesi nel periodo del post-concilio. Tra queste, egli dedica un’ampia trattazione alle idee ispiratrici dell’aborto (Lindau, Torino, pp. 379 e ss.). Le sue parole, pur scritte in un’epoca dove era difficile pensare al punto in cui il genere umano sarebbe approdato, costituiscono una profezia di quanto sarebbe accaduto di lì a pochi anni.

Dapprima, Amerio mostra come in realtà, alla luce della sola ragione e della scienza (in particolar modo della disciplina genetica), non si può non constatare l’effettiva umanità dell’essere umano che sboccia dall’incontro dei gameti maschile e femminile. Ciononostante, «l’attualità umana dello zigote e la conseguente illiceità dell’aborto è elusa dai teologi neoterici che distinguono tra vita umana e vita umanizzata. Vita umana è quella dell’embrione come entità biologica. Tale entità si sa essere umana e umana si denomina, perché risulta da due gameti che si sa essere di uomo, ma non già perché vi si riconosca l’idiotropion umano. Vita umanizzata è invece quella dell’embrione in quanto esso è accettato dalla società umana, in concreto dai genitori che lo chiamano a nascere e lo amano. Se si uccide il feto prima di accettarlo e amarlo non c’è crimine».

I teologi neoterici, ovvero moderni, a cui l’autore si riferisce sono proprio i Gesuiti francesi. Infatti, afferma Amerio, la dottrina sin qui descritta è quella «dei Gesuiti della rivista francese “Les études” (gennaio 1973) sostenuta in libri dal suo direttore padre Ribes […]».

Il filosofo ricorda che, nell’edizione del 19 gennaio 1973 del quotidiano “Le Monde”, si riporta un colloquio pubblico sull’aborto in cui il padre Philippe Roqueplo dichiarava esplicitamente: «è dubbio che la vita dell’embrione sia una vita umana». D’altro canto, il direttore della rivista francese, il padre Bruno Ribes, che in seguito apostatò dalla fede cattolica, ardiva sostenere che, dato quel dubbio, «non solo uno non ha il dovere, ma nemmeno il diritto di darlo alla luce». Questa teoria dei Gesuiti francesi, sottolinea giustamente il filosofo, «è falsa, superficiale e nuova nella Chiesa, se non la si voglia figliata remotamente dai casisti del secolo XVII».

In effetti, questi ultimi, ammettevano la liceità dell’aborto e talvolta persino l’obbligatorietà dello stesso in quanto «la scienza naturale del tempo riteneva che il feto ricevesse la forma razionale, che lo fa umano, solamente al terzo mese. Infatti le idee morali del genere umano dipendono anche dalle idee che gli uomini si fanno sulle cose naturali». Ed è proprio qui il punto di fondo: dalle idee filosofiche erronee deriva una morale erronea, e nel momento in cui tale falsa morale prende piede, essendo essa direttrice degli atti umani, anche questi ultimi non potranno che essere cattivi.

Più esplicitamente, Romano Amerio (nella foto) ricorda che in queste teorie sta celata «la negazione delle essenze e il vizio del soggettivismo. Si nega l’essere dell’infante, se non è accettato, cioè fatto essere dall’atto soggettivo di volontà dei genitori, dimenticando che, proprio al rovescio, il fatto dell’accettazione è imperato dal valore ontologico dell’infante che è già in essere. Il bambino essendo, ha diritto ad essere voluto come essente e il suo diritto a essere voluto non ha radice nell’essere voluto, ma nel fatto dell’esserci».

In effetti, osservava Amerio, si può affermare che una buona percentuale dei figli (oggi più di allora) effettivamente non è voluta. Ma sbagliano coloro che non distinguono tra il volere che un bambino sia concepito e il volere che il concepito nasca. Soggiungeva l’autore che «più profondo di tutte le psicologie moderne è anche qui sant’Agostino nelle Confessioni dove a proposito di Adeodato osserva che i figli anche non voluti appena nati costringono ad amarli».

L’antropologia erronea sin qui descritta, deriva in realtà dal marxismo, per il quale la persona è una relazione. Tuttavia, evidenzia perspicacemente il filosofo, «la persona umana è certo in relazione con le cose e con le persone del mondo, ma non è una relazione: è costituita come ente prima di entrare in relazione conforme all’essere suo». In definitiva, è la personalità a determinare la relazione e non viceversa. Si può ben dire che la Madonna, a Fatima, aveva avvertito che, se non fosse stata soddisfatta la sua richiesta di consacrare la Russia al suo Immacolato Cuore, questa avrebbe sparso i propri errori nel mondo. Con tali erronei presupposti filosofici e, di conseguenza, morali, non ci si può davvero stupire che la Francia abbia raggiunto questo livello, facendo da apripista per un nuovo livello della guerra abortista contro la vita umana innocente. Il presidente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron, l’8 marzo scorso, ha anche confermato di voler includere la «libertà garantita di ricorrere all’aborto» nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea. Ma come può essere fondamento dell’Unione il “diritto” a sopprimerne i membri? La società esiste fintanto che esistono i membri che la compongono, l’aborto non fa che distruggerli prima che nascano, ergo una società che ponga a proprio fondamento l’aborto è destinata inevitabilmente alla propria fine. Starà agli uomini di buona volontà ricostruire dalle macerie lasciate dalla superba follia umana, ma per farlo è necessario coltivare un’incrollabile fiducia nella Divina Provvidenza.

 

 

 

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