22 gennaio 1506: la Guardia svizzera pontificia si pone al servizio del papato, data considerata come la fondazione del corpo d’armata.
Il 22 gennaio 1506, un gruppo di 150 mercenari elvetici al comando del capitano Kaspar von Silenen, del Canton d’Uri, attraversarono Porta del Popolo a Roma, entrando così per la prima volta nello Stato Pontificio per servire papa Giulio II. Già in precedenza Sisto IV zio del precedente, aveva concluso nell’ottobre del 1478 un accordo con la Confederazione Elvetica, che prevedeva la possibilità di reclutare mercenari elvetici durante tutto il suo pontificato a decorrere dall’anno 1479. Successivamente il corpo delle guardie si ampliò. Le guardie svizzere non furono solo impiegate come scorta personale del Sommo Pontefice, ma presero parte a numerose battaglie, la più nota delle quali è quella del 6 maggio 1527 durante il sacco di Roma delle milizie di Carlo V, che permise, con il loro sacrificio, di salvare la vita a papa Clemente VII: si salvarono soltanto 42 militari su 189, i superstiti furono quelli che avevano accompagnato il Pontefice nella fuga lungo il Passetto di Borgo, ovvero il passaggio che collega il Vaticano a Castel Sant’Angelo.
La tipica uniforme colorata (blu, rosso, arancione) di foggia rinascimentale della Guardia pontificia per le cerimonie solenni si accompagna ad abiti più sobri a livello operativo; inoltre è equipaggiata formalmente con armi d’epoca come le alabarde, ma possiede in dotazione le moderne armi da fuoco di piccola taglia.
Dall’attentato alla vita di Giovanni Paolo II nel 1981, la Guardia svizzera è stata orientata dal tradizionale ruolo cerimoniale a quello più attivo nella difesa della persona del Papa. Le reclute di questo corpo devono essere necessariamente cittadini svizzeri dalla nascita, cattolici, maschi tra i 19 ed i 30 anni e devono aver fatto un periodo di formazione presso l’esercito svizzero.
Il motto della Guardia svizzera è: «Acriter et fideliter» ( «Con coraggio e fedeltà»)