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5 luglio 1948: 75 anni fa moriva lo scrittore francese Georges Bernanos

 

 

Georges Bernanos nasce a Parigi il 21 febbraio 1888; il padre è lorenese, di possibili origini spagnole. Georges Bernanos studia presso vari collegi e seminari, laureandosi alla Sorbona in lettere e diritto. Cattolico tradizionalista, in odio alla borghesia, a Parigi viene attratto dall’Action francaise, movimento nazionalista e antiparlamentare guidato da Charles Maurras; guida un gruppo di monarchici («Hommes de guerre») e appoggia un tentativo di ristabilire la monarchia in Portogallo.

Alla fine del 1908 entra nei «Camelots du roi», braccio secolare dell’ Action française; l’8 dicembre viene arrestato in seguito a una manifestazione nel quartiere latino. A partire dal mese di ottobre 1913 e fino al 1° agosto 1914 dirige con successo il settimanale monarchico di Rouen «L’Avant Garde de Normandie», emancipandosi dalla famiglia.

Bernanos partecipa alla prima guerra mondiale come dragone: vive duri anni di trincea durante i quali rimane ferito. In questi anni sposa Jeanne Talbert d’Arc. Nell’aprile 1918 nasce la prima figlia, Chantal. Nell’estate 1919 viene congedato.

Si dedica quindi alla lettura di Léon Bloy, la Bibbia, l’Imitazione di Cristo, Freud, Conrad, Pirandello. Per mantenere la famiglia, che si accrescerà in 16 anni di 6 figli, lavora, prima a Parigi e poi a Bar-le-Duc, per una società di assicurazioni. Nonostante non può soffocare la sua grande vocazione: scrivere, e lo fa quando può, in treno come nei bar.

Quando il Papa condanna l’Action francaise, riprende i rapporti con i vecchi amici monarchici. Rifiuta la Legione d’Onore che gli viene offerta per tre volte. Lasciato il lavoro di assicuratore, si stabilisce in luoghi diversi, sempre alle prese con gravi problemi di salute e di soldi.

Negli anni venti lavorò presso una compagnia di assicurazione, ma il successo del suo primo romanzo Sotto il sole di Satana (Sous le soleil de Satan) (1926) lo spinse a intraprendere la carriera letteraria. Nel 1926, in seguito alla condanna del movimento da parte di papa Pio XI nel 1926, si riavvicinò all’Action française, partecipando ad alcune delle sue attività culturali.

Nel 1936 viene pubblicato Diario di un curato di campagna (Journal d’un curé de campagne): insignito del Grand prix dell’Académie Française, da esso è stato tratto il film omonimo di Robert Bresson (1950) con Claude Laydu al suo debutto. Nel libro sono presenti e convergono due diverse sensibilità spirituali: quella del curato d’Ars e quella di Santa Teresa del Bambin Gesù, entrambi santificati da papa Pio XI nel 1925. Similmente a Giovanni Maria Vianney, il giovane prete protagonista del romanzo è divorato da un forte zelo apostolico, totalmente dedito alla santificazione del gregge a lui affidato. Di Teresa invece segue la via dell’infanzia spirituale. Anche il Tutto è grazia, con cui il romanzo si chiude, non è una frase di Bernanos, bensì della famosa Santa. Per gran parte delle riflessioni che arricchiscono il romanzo, Bernanos attinge al romanzo di Ernest Hello, L’uomo (L’homme).

L’essenziale della sua produzione letteraria si concentra nell’arco di dieci anni, in cui Bernanos dà voce alle sue tematiche preferite: i peccati dell’umanità, la potenza del male e l’aiuto della Grazia divina. Nel 1932 la sua collaborazione con il giornale del profumiere François Coty «Le Figaro» generò una violenta polemica con l’Action française, che culminò nella rottura definitiva con Charles Maurras, fondatore del movimento.

Nei suoi romanzi rappresenta la tensione tra il bene e il male racchiusa nell’animo umano. Il suo profondo spirito cattolico e il suo afflato mistico sono espressi chiaramente nel romanzo «Diario di un curato di campagna» (1936), la storia della lotta di un giovane prete contro il peccato, alla quale si ispirerà il regista Robert Bresson per la trasposizione cinematografica del 1951.

In Spagna Bernanos assiste allo scoppio della guerra civile in Spagna e all’insurrezione franchista. In un primo momento appoggia il franchismo poi, rivedendo la sua posizione, pubblica I grandi cimiteri sotto la luna, pamphlet in cui prende pubblicamente e definitivamente le distanze dai suoi vecchi amici dell’Action française (la rottura con Maurras, avvenuta già nel 1927, era rimasta segreta fino a quel momento). In quest’opera Bernanos condanna da un lato i massacri e le atrocità commesse dalla Falange prendendo a pretesto il nome del Cristo, dall’altro l’appoggio da parte di Maurras e dell’Action française di cui godevano i nazionalisti spagnoli. Le parole di Eugenio Pacelli, futuro papa Pio XII, in risposta ai cardinali vicini al fascismo che chiedevano di mettere al bando il pamphlet, mettono in evidenza la scomodità e al tempo stesso il carattere di irrinunciabile denuncia di quest’opera di Bernanos: «Brucia ma illumina».

Nel marzo del 1937 lascia la Spagna per tornare in Francia, dove rimarrà per breve tempo poiché già l’anno successivo, il 20 luglio 1938, parte per l’America Latina. Inizialmente programma di andare in Paraguay, ma poi nell’agosto 1938 fa scalo a Rio de Janeiro, in Brasile. Qui rimarrà in esilio dal 1938 al 1945. Nell’agosto del 1940 si trasferisce a Barbacena, in una piccola casa ai piedi di una collina chiamata Cruz das almas (Croce delle anime).

In questo periodo Bernanos mette da parte la produzione romanzesca per dedicarsi completamente a scritti di carattere fortemente politico, pubblicando diversi saggi sulla situazione politica europea e collaborando sia con i giornali di Rio de Janeiro che con i bollettini della France libre. In questi suoi Essais et écrits de combat Bernanos risente certamente dell’influenza di Charles Péguy. Durante la seconda guerra mondiale Bernanos partecipa attivamente all’attività di Resistenza e della France libre, scrivendo numerosi articoli nei quali dà pieno sfogo alla sua vena polemica e pamphlettista.

Dopo la Liberazione continua a condurre una vita errante. Nel 1945, su sollecitazione di Charles de Gaulle che gli propone un posto in parlamento o all’Académie française, rientra in Francia lasciando per sempre il Brasile, Paese che ha profondamente amato, arrivando a considerarlo sua seconda patria.

Decide poi di trasferirsi in Tunisia, dove passerà gli ultimi anni della sua vita per poi ritornare, gravemente malato, a Parigi e morire a Neuilly-sur-Seine, e scriverà l’adattamento teatrale del racconto della scrittrice tedesca Gertrud von Le Fort intitolato L’ultima al patibolo, la cui vicenda rimanda alla storia vera delle sedici Carmelitane di Compiègne, che saranno beatificate da papa Pio X nel 1906, ghigliottinate sulla piazza del Trono-Rovesciato (attuale Place de la Nation) durante la Rivoluzione francese. Da quest’opera, intitolata Dialoghi delle Carmelitane in cui Bernanos mantiene il personaggio fittizio di Blanche de la Force (traslitterazione di “von le Fort”), sarà tratto il libretto all’opera omonima del compositore Francis Poulenc, composta nel 1956. Padre Raymond Leopold Bruckberger, con Philippe Agostini, traslitterà questo capolavoro nel linguaggio cinematografico. Nei Dialoghi delle Carmelitane emergono tre temi fondamentali nel pensiero di Bernanos: la Grazia divina, la paura umana e il martirio.

Morì a Neuilly-sur-Seine nel 1948 ed è sepolto nel cimitero di famiglia di Pellevoisin, nella regione dell’Indre. Padre dello scrittore Michel Bernanos, si deve al figlio minore, Jean-Loup Bernanos, morto nel 2003, la biografia e l’iconografia di riferimento riguardo a Georges Bernanos.

 

 

 

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