Editoriale «Radicati nella fede»– Anno III n° 8 – agosto 2010
Carissimi,
“Bisogna favorire la partecipazione dei fedeli alla Messa”. “I fedeli non devono restare spettatori muti”. “La partecipazione dei fedeli deve essere attiva” …
…quante volte abbiamo ascoltato queste affermazioni, quante volte sono state usate contro la Messa Tradizionale, contro la Messa in latino che allontanerebbe i fedeli dalla partecipazione.
Già nel bollettino di Febbraio abbiamo tentato di raccontare la nostra esperienza, semplicemente. Il ritorno alla Messa antica ha suscitato nei fedeli un “vertiginoso” aumento della partecipazione personale alla Messa.
Sono tantissimi coloro che ci dicono che, da quando frequentano con fedeltà la Messa in rito tradizionale, hanno scoperto tutto un mondo a loro prima sconosciuto, il mondo della liturgia della Chiesa con i suoi tesori incommensurabili.
Nel bollettino di Febbraio ci siamo soffermati sugli aspetti più esterni di questa partecipazione: venite a vedere, dicevamo, i fedeli nelle nostre messe, e diteci un po’ se sono spettatori passivi! Guardate i nostri fedeli, i chierichetti e i nostri cantori. Solo chi è ideologicamente già contro la Tradizione può sostenere che i nostri fedeli non siano attivi nella Messa. È proprio il contrario!
Ma occorre spendere qualche parola su cos’è la vera partecipazione dei fedeli.
Ci sia permesso di essere un po’ ironici, senza cattiveria: non sarà “partecipare” lo spostare i microfoni, l’agitarsi dei laici sugli altari, il rubarsi il posto per fare le letture, l’inventare paraliturgie negli offertori per impiegare più “attori”, il moltiplicare i commenti e le didascalie… quanta stanchezza e distrazione in tutto questo! Che noia!
No! La partecipazione è altra cosa. È la nostra unione intima, personale, al Sacrifico di Cristo. È il nostro unirci alla Vittima che è Cristo, e con Lui divenire vittime gradite a Dio. La vera partecipazione è quella per la fede, è l’azione spirituale. Questa azione spirituale va coltivata dal fedele nella preghiera personale, in unione al sacerdote e a tutta la Chiesa, durante il rito della Messa, e continua nell’azione concreta di tutte le giornate della vita, nelle quali siamo chiamati a vivere tutto con Cristo e in Cristo come offerta al Padre. Su questo abbiamo lavorato tanto e lavoriamo tanto con i fedeli. Era questo che volevano i padri del Movimento liturgico, questo vuole da sempre la Chiesa, e con essa gli uomini di Dio di tutti i tempi.
Proprio in questi giorni ci cadeva sotto gli occhi uno scritto del beato Antonio Rosmini, tratto dalla Filosofia del diritto, dove parla di come il semplice fedele partecipi al potere liturgico lasciato da Cristo alla sua Chiesa.
Rosmini scrive così:
“Quanto al potere liturgico, il semplice fedele non ha la facoltà d’immolare la vittima del Nuovo Testamento, mediante la consacrazione del pane e del vino (questa facoltà è del solo sacerdote ordinato), ma ha la facoltà d’offrirla all’eterno Padre. Ha però la facoltà d’immolare se stesso unendosi in spirito all’ostia di propiziazione, che s’immola per la salvezza del mondo; d’immolare, dico, sé stesso con un amore di sacrificio, sempre preparato a subire anche la morte reale per rendere testimonianza a Cristo, per la giustizia, e per la promozione del Regno di Dio.”
È questa la partecipazione dei fedeli. Come non vedere fuorviante e pericolosa tutta quella agitazione intorno agli altari di oggi, dove la partecipazione è scambiata col trovare un ruolo, qualcosa da fare, per valorizzare se stessi, per “realizzarsi” anche come cristiani.
Tutta questa agitazione è distraente, è fatta per intrattenere i fedeli, pensando che non sappiano pregare, allontanandoli dalla grande opera, che è la nostra immolazione con Cristo.
È venuto il momento di non rimandare più un grande lavoro di purificazione nelle nostre chiese, perché tornino ad essere il luogo dove tutto questo è favorito, per ogni fedele. Noi desideriamo farlo tornando alla Tradizione.