Trattato di Dublino, politica “sovranista” e menzogne varie

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La grande stampa, l’intellighenzia e la quasi totalità degli “esperti” di cose europee ci vanno spiegando con dovizia di apodittiche affermazioni, tristemente accompagnata da altrettanto grande carenza di ragionamenti a supporto, che l’attuale Governo italiano, soprattutto perché trainato dalla linea leghista, agisce, sotto le mentite spoglie del sovranismo, contro l’interesse nazionale: l’alleanza con i Paesi del cosiddetto Gruppo di Visegrád[1], contrari ad ogni redistribuzione dei rifugiati all’interno dell’Unione, condannerebbe l’Italia a mantenere sul proprio territorio tutte le masse di immigrati ed immigrandi; solo, quindi, la prosecuzione della subordinata alleanza con Parigi e Berlino, più possibiliste a riguardo del ricollocamento, potrebbe permettere al nostro Paese una più vantaggiosa riforma del Trattato di Dublino[2].

Siamo così certi che tale ricostruzione corrisponda al vero e che non nasconda alcuni equivoci, di dimensioni tali da rendere menzognero tutto il quadro così tracciato?

Innanzitutto, occorre tener presente che la teorica disponibilità al ricollocamento di Francia, Germania ed altri Paesi occidentali dell’Unione riguarda unicamente coloro che hanno ottenuto lo status di rifugiato. L’incidenza di tali persone sulla massa degli immigrati clandestini giunti nel nostro Paese si aggira intorno al 5%; sia detto per inciso, ma le percentuali più alte fornite da vari esponenti dell’accoglienza senza se e senza ma sono dovute al fatto di ricomprendervi anche coloro che godono, in Italia, di protezione umanitaria, titolo che non viene riconosciuto in nessun altro Paese europeo, in modo tale che queste persone vi siano considerate, a tutti gli effetti come clandestini e, dunque, non rientranti nel Trattato di Dublino e negli eventuali ricollocamenti derivanti dalla sua revisione.

Risulta di ogni evidenza che il problema migratorio italiano riguarda, nella sua quasi totalità, coloro che rifugiati non sono e che, quindi, devono essere definiti clandestini. Di costoro nessun Paese europeo è disposto a prendersi carico in luogo dell’Italia, come eloquentemente dimostrato dal “caritatevole” comportamento della Francia dell’europeista Emmanuel Macron ai nostri confini. L’unica soluzione per i clandestini già presenti sul nostro territorio nazionale è, pertanto, il loro rimpatrio nei Pasi d’origine o la loro espulsione in Paesi extraeuropei che vogliano o debbano accoglierli. Su questo punto, l’Italia non potrà trovare alcun aiuto dalla riforma del Trattato di Dublino, ma solo, eventualmente, da un irrigidimento della posizione di tutta l’Europa comunitaria sul tema immigrazione.

Risulta, quindi, ovvio che tale mutamento politico può avvenire solo tramite un avvicinamento delle posizioni di Parigi e Berlino a quelle dei Paesi di Visegrád, da sempre favorevoli ad una maggiore impermeabilità dei confini esterni dell’Unione a flussi migratori indesiderati.

Ecco che i “famigerati” Paesi sovranisti divengono la naturale massa di manovra per ottenere la conversione politica di quella che Donald Rumsfeld, Segretario alla Difesa americano sotto la presidenza di George W. Bush, definiva la «vecchia Europa», contrapposta alla «giovane Europa», rappresentata dalle nuove democrazie dell’Europa centro-orientale. In questa delicata partita, un ruolo fondamentale può venir giocato dai Paesi che si stanno progressivamente avvicinando al Gruppo di Visegrád, si pensi, ad esempio, all’Austria, contribuendo a creare una sorta di isolamento di Berlino e, soprattutto, di Parigi.

Per quanto concerne la Germania, il vento “sovranista” sta cominciando a scalfire il fino ad ora incontrastato potere di Angela Merkel. Il suo Ministro degli interni Horst Lorenz Seehofer, leader indiscusso dei Cristianosociali bavaresi, tradizionali ed indispensabili alleati di Governo dei Cristianodemocratici della Cancelliera, sta prendendo posizioni sempre più vicine a quelle del giovane Cancelliere austriaco Sebastian Kurz. E lo stesso Capo del Governo germanico è costretto a rivedere, in senso progressivamente meno aperturista, le sue posizioni in tema di immigrazione.

Con buona pace del Segretario reggente del Pd, Maurizio Martina, a rischiare sempre più l’isolamento non è l’Italia del nuovo corso filosovranista, ma la Francia dell’idolatrato Macron. Gli stessi isterici e volgari attacchi del Capo dell’Eliseo all’Italia («Li [i populisti] vedete crescere come una lebbra, un po’ ovunque in Europa, in Paesi in cui credevamo fosse impossibile vederli riapparire. I nostri amici vicini dicono le cose peggiori e noi ci abituiamo! Fanno le peggiori provocazioni e nessuno si scandalizza di questo» ha detto, ad esempio, chiudendo il suo intervento a Quimper, in Bretagna), alternati a goffi tentativi di riconciliazione (si pensi all’incontro con il nostro Presidente del Consiglio a Parigi), palesano una incapacità di scegliere una linea politica e di perseguirla; questa sorta di schizofrenia politica è il frutto dell’incapacità di comprendere come uscire dal progressivo isolamento, in cui l’Esagono si va sempre più cacciando, e della conseguente incapacità umana ed emotiva di mantenere un minimo di autocontrollo.

In questo quadro, poi, la ferma e coerente politica italiana nei confronti delle organizzazioni non governative e della loro politica dei salvataggi in mare, da Soros[3] diretta e finanziata, pone i Paesi antisovranisti e, in modo specifico e particolare, la Francia di fronte alle contraddizioni della loro politica, che si potrebbe sintetizzare nell’adagio statunitense «purché non nel mio giardino»: da un lato si esalta il dovere di salvare vite umane e di accogliere i profughi, condannando, conseguentemente, ogni tentativo di impedire tali flussi; dall’altro si cerca di tenere queste persone fuori dai propri confini.

La scommessa del Governo italiano è che la crescente necessità di far entrare migranti sul proprio territorio induca anche gli ultimi governi restii ad appoggiare la blindatura dei confini dei Paesi di transito e, in prospettiva, di partenza dei migranti, con strutture atte a selezionare i rifugiati, con loro conseguente accoglimento in Europa, strutture collocate direttamente in Africa.

Ecco che la politica sovranista risolverebbe il problema principale dell’immigrazione in Italia, vale a dire quello dei continui arrivi, permettendo, così, di concentrarsi, successivamente, sulle espulsioni dei clandestini già presenti sul nostro territorio.

 

[1] Riunisce, dal 1991, Polonia, Cecoslovacchia (dal 1993, Repubblica Ceca e Slovacchia) ed Ungheria. Nato per coordinare, su base unitaria, l’ingresso di questi Paesi nell’Unione Europea, ha conosciuto una lunga parentesi di oblio, per tutta la durata delle trattative di adesione dei suddetti Paesi all’Europa comunitaria, in quanto Bruxelles è riuscita a condurre tali negoziati singolarmente. Dopo le adesioni, però, tale trattato (15 febbraio 1991) ha riscoperto la sua ispirazione iniziale. Fu scelta la cittadina ungherese di Visegrád, 35 Km a nord di Budapest, in quanto vi ebbe luogo, nel 1335, l’incontro tra i sovrani di Ungheria, Polonia e Boemia, Carlo I, Casimiro III e Giovanni I, al fine di aprire ed ampliare vie commerciali che passassero ad est di Vienna e sviluppassero l’autonomia, anche economica, di questi Stati dall’Impero, di cui intendevano continuare orgogliosamente a fare parte. Questo spirito è quello con cui i firmatari del novecentesco patto vogliono caratterizzare la loro adesione alle istituzioni comunitarie, viste, almeno in prospettiva come le eredi dell’Impero asburgico, in palese antitesi con la soggezione al potere sinarchico, propria dell’asse franco-tedesco. Questa opposizione culturale e politica trova il suo punto di maggiore evidenza nell’opposizione all’immigraziosnimo di massa e nella difesa delle nazioni europee e delle loro più profonde identità spirituali.

[2] La Convenzione di Dublino, giornalisticamente nota come Trattato di Dublino, è il Trattato che regola il diritto di asilo all’interno dell’Unione Europea, formalizzato dall’Unione con il Regolamento di Dublino. La sua prima versione viene firmata il 15 giugno 1990, mentre la sua revisione, attualmente in vigore, si ha con il suddetto Regolamento del 2003. Essa prevede, sostanzialmente, che di tutto l’iter che dovrà portare il richiedente asilo ad ottenere lo status di rifugiato o ad essere espulso come clandestino nel caso in cui a tale status non abbia diritto, sia di competenza del Paese presso il quale la persona ha fatto richiesta di asilo.

[3] George Soros, nato a Budapest il 12 agosto 1930 e naturalizzato cittadino americano, è uno dei maggiori speculatori finanziari al mondo, considerato uno dei trenta uomini più ricchi del pianeta. Accanto a speculazioni di ampio livello (varie fonti gli attribuiscono, ad esempio, la responsabilità della crisi monetaria del 1992) ed ai limiti della legalità, quando non oltre tali limiti, finanzia varie campagne politiche a livello planetario, tutte nel solco dell’ideologia liberal più spinta. Tra le sue battaglie, si possono annoverare quella per la liberalizzazione degli stupefacenti e per l’eutanasia, oltre al finanziamento dell’immigrazione dal Terzo mondo all’Europa.

 

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5 commenti su “Trattato di Dublino, politica “sovranista” e menzogne varie”

  1. giovanni battista marcarini

    Articolo di ottima qualità e chiarezza.
    Grazie.

    PS= Il testo dell’articolo dovrebbe essere, per essere più facilmente leggibile in NERO anzichè con il Colorino azzurro!

  2. Al di là dei dati tecnici, forniti dall’articolo, mi risulta difficile come cristiano capire perché solo i migranti raccolti da navi italiane possano approdare in un porto italiano, mentre i migranti che hanno “sbagliato” nave e si trovano a bordo di una nave di proprietà di una ONG, non possano sbarcare. Intanto, bisogna ricordare che i “numeri” degli sbarchi in Italia nel 2018 si sono ridotti di oltre il 70%, quindi non esiste un problema migratorio insostenibile per la nazione. Poi, per usare l’espressione del medico di Lampedusa, Dott. Pietro Bartolo, non si tratta di “numeri”, ma di “persone”. Mi piacerebbe che un sito dal titolo “Europa cristiana” sottolineasse anche queste cose. Rispetto al presidente francese Macron, sono d’accordo con quanto dice l’articolo. Purtroppo, la Chiesa istituzionale non riesce neppure ad abolire quella carica di “protocanonico onorario” della Basilica di San Giovanni in Laterano, tant’è che martedì prossimo il presidente della Repubblica Francese si recherà in visita dal Papa e poi andrà alla Basilica Lateranenso per la “presa di possesso del suo stallo canonicale”.

  3. trattato di berlino cosa? Qualcuno mi sa spiegare il senso di questo trattato o di qualsivoglia trattato che riguardi la gestione dei famosi MIGRANTi, se di pertinenza della terra di primo approdo o di pertinenza comune e condivisa? Ma quest’ AFRICANA , in salsa poi, per colmo soprattutto islamica, che cavolo c’entra con l’ Europa? Son forse terre scomparse dalla faccia della terra, terremotate incendiate affondate colpite da pioggia di meteoriti celesti, per cui noi dobbiamo pietosamente raccoglierne i resti? Quale la ragione per cui dobbiamo TRASBORDARLI TRAGHETTARLI TRASPORTALI, e trattarli bene, che guai!, in casa nostra, oltretutto a renderci la vita impossibile, e senza speranza alcuna progetto alcuno idea nessuna, di risolvere i problemi di questa gente a casa loro e senza che nemmeno loro ne abbiano una fuori di quella di cercare altrove a spese d’altri le famose MIGLIORI CONDIZIONI DI VITA? Ma si attaccassero al loro tram e viaggiassero! Non vale più lo slogan UN TEMPO SACROSANTO E ALL’AVANGUARDIA: l’ Africa agli africani e e quindi l’ Asia agli asiatici?. Qui è il punto: OGNUNO A CASA SUA E SI ADOPERI CIASCUNO A RENDERLA VIVIBILE!

      1. e poi…Dublino! Certo non potevano scegliere luogo migliore per significare il senso di quel trattato: chi è più esposto alla tempesta, sono cavoli suoi!

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