Riflessioni di Dario Pasero sul libro «Casa Savoia e la Chiesa. Una grande, millenaria Storia Europea»

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Cristina Siccardi ha trascorso una buona parte della sua ancor giovane (ma operosa) esistenza nella ricerca di documenti relativi ai più importanti personaggi di casa Savoia che avessero coniugato la loro vita con la Fede in Dio e con la fedeltà a Santa Romana Chiesa. Molte di queste ricerche si sono già concretizzate in svariati volumi (specialmente biografie) editi da prestigiose case editrici e spesso tradotti in più lingue.

Ora però l’infaticabile vena di reperimento di fonti e di documenti e quella di redazione di testi di sintesi che portassero anche al grande pubblico i risultati di queste ricerche si è concretizzata in un volume di più di 400 pagine in cui l’Autrice ci dà conto non solo delle vicende di alcuni personaggi della Real Casa, ma addirittura traccia una storia, dal Medioevo fino ai nostri giorni, dei rapporti, sempre fecondi di bene (se si esclude – sfortunatamente – qualche episodio degli ultimi due secoli), tra Casa Savoia e la Chiesa cattolica.

In questa sua ultima fatica (Casa Savoia e la Chiesa-Una grande millenaria storia europea; SugarCo Edizioni; 2020) la studiosa sviscera quanto, nel corso dei secoli, la storia europea deve alla dinastia sabauda non solo in termini storico-politici, ma anche (e oserei dire, soprattutto) in termini di aiuto al radicamento e di difesa della santa Fede cattolica non solo nei suoi domini propri (Piemonte, Savoia, Nizzardo) e poi in Italia, ma anche in altre parti d’Europa, a seconda delle parentele e delle alleanze da essa strette con le principali dinastie del continente.

Compito di un lettore-recensore non è raccontare lo svolgimento del libro, e per un buon motivo: i lettori devono essere invogliati a leggere il volume ed a scoprire di conseguenza da sé i suoi temi principali ed i nuclei di interesse. Dovere di un recensore, attento e scrupoloso, è (e mi accorgo di contrarre in questo modo un’obbligazione coi miei lettori) quello di mettere in risalto i pregi (e, se capita, anche i difetti) e di proporre le varie “piste” di lettura del volume in questione. Ecco dunque le mie riflessioni, che vorrei trasmettere ai potenziali lettori così che essi possano andare a controllare de visu quanto da me riferito.

Innanzitutto l’attenzione all’età più antica, quella alto-medievale. Molti di noi (quorum ego, lo confesso) troppo poco conoscono della storia più lontana nel tempo di casa Savoia: ecco dunque una buona occasione per cominciare a capirne qualcosa di più, dalle origini (quasi certamente) germaniche più che borgognone della dinastia, giungendo così a spiegare il perché essa fu sempre – almeno fino ad un certo (sciagurato) momento – fedele alleata dell’Impero; solo tardivamente, nell’Ottocento per causa delle malaugurate spinte dovute al giacobinismo ed al liberalismo, essa si è volta contro il suo alleato naturale (l’Austria, insieme a cui per tutto il Settecento combatté le varie guerre europee) per passare con le potenze ispirate dagli ideali liberal-massonici (l’Inghilterra, in primis), cosa che avrebbe spinto l’Italia sulla china del liberalismo e, come conseguenza, alle infauste guerre del secolo XX.

Come tutti i libri bene organizzati ed impostati, anche questo ci presenta diversi piani di lettura. Il lettore poco (o nulla) informato sugli argomenti troverà maniera di imparare o di ampliare le sue conoscenze sul tema, mentre quello già discretamente (o anche molto) a suo agio nella materia potrà trovare conferme a riflessioni e convinzioni già in lui maturate. Oltre a vedere chiaramente, grazie ai fatti esposti nel testo, il legame fortissimo, non solo politico ma soprattutto spirituale, tra la Santa Chiesa e casa Savoia lungo tutta la millenaria loro storia di alleanza, si ha anche la conferma che il risorgimento italiano, così come è stato voluto dai politici del tempo (e così, quindi, come ce l’hanno insegnato a scuola), è stato uno degli errori più gravi della storia, non solo dell’Italia ma di tutta l’Europa occidentale. Meglio sarebbe stata, se unione ci doveva essere, quella di tipo monarchico-federale, già in parte adombrata nel tentativo della lega doganale tra gli Stati italiani, cosa che avrebbe quasi certamente portato – se realizzata – ad una successiva unione politica in senso federale, che non avrebbe escluso l’Austria (con tutto il suo retaggio di cattolicità e di difesa dei valori cattolici) né il Pontefice né gli altri sovrani né tampoco il Re di Sardegna, che – fino alla nascita dei governi “liberali” – era favorevole ad un mantenimento dello statu quo, adottando come novità solamente la scelta in chiave federativa. E così, grazie all’analisi della Siccardi, vediamo (finalmente) entrare ufficialmente nella lista dei “buoni” figure come quella di Clemente Solaro della Margarita, del teologo Margotti, di Prospero Tapparelli d’Azeglio, del marchese Costa della Trinità (cito in ordine sparso ed in forma non certo esaustiva), mentre scivolano nella schiera dei “meno buoni” (eufemismo per non dire “cattivi”) il conte di Cavour, Massimo e Roberto Tapparelli d’Azeglio, il ministro Giuseppe Siccardi e tanti altri che la scuola ci ha sempre additati come “eroi” dell’unità nazionale, ma che in realtà fecero perlopiù il gioco delle forze massoniche ed anti-cattoliche, in un disegno, già da parecchio tempo preordinato, di distruzione della civiltà cristiana in Italia.

Per chi poi – come lo scrivente – è un appassionato (e forse anche qualcosa di più…) della storia, della civiltà e delle tradizioni della sua terra piemontese questo libro è un autentico scrigno da cui ricavare gioielli di ogni tipo: dalle vicende della S. Sindone (donata da Re Umberto II non, come molti credono, all’Italia, ma al Pontefice) a quelle dei personaggi meno noti (ma non per questo meno autorevoli) della Real Casa, da Amedeo re di Spagna e la sua consorte a Clotilde, la Santa di Moncalieri, all’infelice Re Carlo Emanuele IV e sua moglie (Maria Clotilde di Francia) alla Santa “reginella” di Napoli, Maria Cristina di Savoia: innumerevoli figure (femminili, in particolare, ma non certo “femministe”) che, già spesso protagoniste di monografie e di biografie della nostra Siccardi, ora diventano tasselli di una storia più ampia, che sostiene l’affermazione del regno di Dio sulla terra, regno che ha la sua dimensione quotidiana nell’autorità dei principi, e quindi anche dei Savoia, poiché «nulla auctoritas nisi a Deo». Possiamo infine vedere in filigrana ciò che si impara anche dalle tradizioni più genuine del nostro popolo, come la storia della principessa Maria Carolina (non Santa, ma autenticamente cristiana) che, sposa per necessità politica del duca di Sassonia (siamo nel 1781), saluta, nella canzone che spontaneamente il popolo piemontese le dedicò, la sua famiglia e la sua città con un verso di struggente accettazione della volontà di Dio «E con la fior dël liri arvëdd-se an Paradis» («E con il fiore del giglio arrivederci in Paradiso»): volontà che pochi mesi dopo si sarebbe realizzata nella morte della povera principessa, lontana dalla sua famiglia, dalla sua terra, dal suo popolo.

Cos’altro dire di questo libro oltre al suo intrinseco rigoroso valore documentario, accoppiato ad una estrema leggibilità, divulgativa nel suo significato più nobile? Belle le cartine (opera di Elena Manetti) e suggestive le immagini fuori-testo, interessanti le schede genealogiche dei vari rami di Casa Savoia (ramo comitale, ramo ducale, d’Acaja ecc.) e quelle che riportano un breve ma utile “catalogo” dei luoghi di sepoltura delle principali figure della famiglia.

Se un difetto si può trovare è quello della mancanza di un indice dei nomi che favorisca, dopo una prima lettura organica, eventuali piste di approfondimento su singole figure, servendosi anche della ricca bibliografia in appendice. Ma alla mancanza di tale indice si potrà ovviare in una prossima edizione…

 

Cristina Siccardi, Casa Savoia e la Chiesa. Una grande millenaria Storia europea, Sugarco Edizioni, Milano 2020

 

 

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