L’Unione europea preferisce la guerra all’identità

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A volte i dettagli e gli esempi pratici hanno la forza di evidenziare le assurdità dell’ideologia mondialista più di molti discorsi filosofici. Un esempio di attualità, ma poco pubblicizzato dai mass-media allineati, è senz’altro quello dei recenti sviluppi nei contatti, pur sempre difficili, fra autorità serbe e kossovare. Per chi non ricordasse è bene rammentare che questi Paesi si sono a lungo combattuti e che non si è quasi mai riusciti ad avviare serie prospettive di soluzione ai problemi che li dividono. Dopo la guerra combattuta nel 1994, il Kosovo fu amministrato dalle Nazioni Unite fino al 2009, anno in cui proclamò unilateralmente la sua indipendenza. Tale indipendenza non fu ovviamente mai riconosciuta dalla Serbia, ma neppure da Paesi importanti come la Russia, la Spagna e la Grecia.   Oggi pare però affacciarsi, sia pur timidamente, una opportunità in qualche modo presa in considerazione da entrambi i governi. Si ipotizzerebbe, infatti, la possibilità di addivenire ad uno scambio di territori, con relativa modifica dei confini. Un’area a nord del Kosovo, abitata quasi completamente da serbi, passerebbe alla Serbia, alcuni villaggi, abitati da albanesi al sud della medesima, sarebbero ceduti, in compenso, al Kosovo.   Una soluzione di indubbio buon senso, direbbe chiunque, per quanto sprovveduto e scarso conoscitore della vicenda geopolitica. Perché, anzi, non ci avevano pensato prima?

Ma l’ineffabile Sinarchia europea di buon senso non ne vuole ovviamente sentire parlare. Si veda, fra le molte prese di posizione, l’articolo qui.

La pace, secondo questi signori, non può essere raggiunta a scapito della multi-etnicità. Il senso di appartenenza etnica e religiosa deve essere obbligatoriamente schiacciato, a tutti i costi. Non si può dare l’impressione di cedere alle rivendicazioni dei sovranisti, o rischiare di fare un piacere a Putin.

La principale argomentazione avanzata da costoro è quella che paventa, in caso di soluzione con scambi territoriali, il riaccendersi di analoghe bramosie in altre zone. Può essere ma, mi permetto di osservare: perché anche altrove non si può cercare di applicare il buon senso?

In realtà emerge molto nettamente l’ideologia mondialista che teme il risorgere di identità nazionali, religiose o anche addirittura soltanto economiche. Si noti, in quest’ultimo senso, la forte diffidenza della finanza internazionale verso l’approccio bilaterale nei trattati commerciali, fatta propria dall’amministrazione Trump, rispetto al precedente multilateralismo globalista.

Non a caso, del resto, gli Stati Uniti, attraverso le parole del consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton, esprimono una posizione assai più realistica anche nella vicenda Serbia-Kosovo (qui).

L’Unione europea però non sembra pensarla così (qui)

Assai meglio enfatizzare le prese di posizione delle opposizioni e giubilare perché un incontro bilaterale è momentaneamente saltato. Con l’immancabile benedizione di frau Merkel. La Sinarchia, in questa come in molte altre situazioni, dimostra una forte avversione verso il reale, il diritto naturale ed anche spesso nei confronti del semplice buon senso.

 

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