Lettera al Direttore di Paolo e Maddalena Pellini

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Egregio direttore,

«ci è semblato di vedele due papi! Speliamo che Ectole ci difenda…»

Siamo all’ultimo dell’anno, ma gli unici BOT che non partono sono quelli italiani! Andrà di più lo spumante o lo champagne? Probabilmente a Strasburgo berranno di più lo champagne dopo un buon piatto di brotsuppe, per festeggiare la pluridecennale alleanza franco-tedesca. Per costoro l’Unione Europea è una fattispecie di URSS: Germania e Francia al comando e tutti gli altri sono Paesi satellite. La Francia fa valere la sua moneta, il Franco CFA, e la Germania la sua economia. L’euro è paragonabile all’inganno degli anelli di Sauron: l’artefice lusingando gli Stati europei voleva soggiogarli con la moneta unica.

Sotto sotto ci sono gli sceicchi che già dagli anni ‘50 avevano pianificato la sostituzione degli europei facendo promuovere sistemi contraccettivi, abortivi e il gender in Occidente, corrompendo i capi degli Stati con l’oro nero. Non a caso in Europa ci sono tante moschee che non danno fastidio. Perché distruggere tutto con la guerra, hanno pensato, sostituiamoli e prendiamo il comando nei loro sistemi di potere! Ci sono tanti politici burattini: chi tira le fila sono altri. Ecco il risultato della laicità!

Laicisti dovete ammetterlo: avete perso! Altro che libertà: con le vostre massime avete venduto l’Europa allo straniero.

Quindi parafrasiamo…

«Noi, Paolo e Maddalena, siamo nati nel bresciano e viviamo nel Veneto.

Noi non ci sentiamo europei; ma per fortuna o purtroppo siamo nella CEI.

Ci scusi, presidente, non è per colpa nostra ma questa nostra Europa ci pare una bella mostra; può darsi che ci sbagliamo, che sia una bella idea, ma diventerà, noi temiamo, un’altra Vandea.

Ci scusi, presidente, sentiamo un grande ardore per queste radici cristiane che non vogliono proclamare; in quanto ai politici non vogliamo giudicare, i nostri non ci stanno o hanno più timore.

Noi non ci sentiamo europei; ma per fortuna o purtroppo siamo nella CEI.

Ci scusi, presidente, se arriviamo all’impudenza di dire che non sentiamo alcuna appartenenza; e tranne San Benedetto e altri Santi gloriosi non vediamo alcun motivo per essere orgogliosi.

Ci scusi, presidente, ma abbiamo in mente il fanatismo delle camicie rosse al tempo del positivismo; da cui un “bel giorno” nacque questa massoneria che a farne i complimenti ci vuole fantasia.

Questo bel continente colmo di ipocrisia fa tanti bei propositi, ma per il mondo del G20 è solo furberia.

Ci scusi, presidente, ma questa nostra Unione che voi rappresentate ci sembra una prigione; è anche troppo evidente agli occhi della gente che è tutta corruzione e non funziona niente.

Sarà che gli europei per lunga tradizione son troppo riluttanti ad ogni conversione; persino in Parlamento c’è un’aria titubante, scaricano la Croce perché piace il turbante.

Noi non ci sentiamo europei; ma per fortuna o purtroppo siamo nella CEI.

Ci scusi, presidente, dovete convenire che i limiti che abbiamo ce li dobbiamo dire; ma a parte il disfattismo noi siamo quel che siamo e abbiamo anche un passato che non dimentichiamo.

Ma forse noi europei per gli altri siam solo crociati e negrieri, allora qui ci incavoliamo, ci vantiamo e facciamo eco e sbattiamo sulla faccia il glorioso Medioevo.

Noi non ci sentiamo europei; ma per fortuna o purtroppo siamo nella CEI.

Ci scusi, presidente, ormai ne abbiam dette tante, c’è un’altra osservazione che crediamo sia importante; rispetto agli stranieri noi ci crediamo meno, ma forse abbiam capito che il mondo è un teatrino.

Ci scusi presidente sappiamo che non gradite se il grido “Europa, Europa” c’è solo alle frontiere; ma un po’ per non morire o forse per amor della Chiesa abbiamo cristianizzato i barbari, cristianizziamo anche gli europei.

Noi non ci sentiamo europei; ma per fortuna o purtroppo siamo nella CEI.

Noi non ci sentiamo europei; ma per fortuna o purtroppo siamo nella CEI.

Ma per fortuna o purtroppo.

Per fortuna o purtroppo.

Per fortuna.

Per fortuna lo siamo.

Turututuuu tu».

Sarà la Madonna ad unire quest’Europa costellata di Santuari a Lei dedicati. In questi giorni abbiamo visto la Mediatrice all’opera. L’Arcangelo Gabriele preannuncia a Zaccaria che il figlio che nascerà sarà «colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre». Ciò avviene quando la Madonna saluta la cugina Elisabetta, alla quale è corsa in aiuto; infatti, udita la Sua voce, Giovanni esulta nel grembo della madre ed è colmato di Spirito Santo. Quindi è tramite la Madonna, che porta in grembo Gesù, che il precursore viene santificato. È interessante che ciò avvenga tramite la voce di Lei: Gesù opera tramite la Madre. Un tempo si festeggiava al 31 maggio la festa della Visitazione della Madonna a Santa Elisabetta, stesso giorno in cui si festeggiava anche il titolo di Mediatrice della Santa Vergine. Sì, perché nell’episodio delle due cugine che si incontrano è immortalato il ruolo della Madre di Dio quale strumento di grazia, di Mediatrice.

Da ciò deduciamo che la voce della Madonna è importante e va ascoltata!

Lo Spirito Santo non opera senza di Lei.

L’Europa ritroverà la sua identità cristiana quando la Chiesa riconoscerà ufficialmente la sua identità mariana. La prima evangelizzatrice è stata la Madonna!

Un sacerdote ha detto che i grandi imperi sono caduti quando hanno iniziato a distruggere l’istituzione della famiglia. Quello che preoccupa oggi è che la Chiesa stessa non difende questa istituzione. Il Sacramento del matrimonio viene profanato ancora prima di essere ricevuto. Ci sono preti che dicono in confessionale che la fornicazione non è peccato, che dicono che se due si amano possono fornicare e danno loro anche la Santa Comunione permettendo così il sacrilegio. Ma tutto questo è falso, lede il sacramento del Matrimonio, in questa società libertina il matrimonio perde ogni valore e sembra che questo non interessi a nessuno.

A Bonate la Madonna è intervenuta per chiedere la consacrazione delle famiglie al Suo Cuore Immacolato e l’hanno ascoltata? Macché, il luogo delle apparizioni è stato profanato e la Curia non se ne prende alcuna cura. È così che ci difendete dai lupi?! Ma che pastori siete?! Siete mercenari non pastori, non avete il coraggio di dire la verità! Come vi giustificherete davanti a Dio di tante anime perdute per la vostra negligenza?

Così si lamentò a Montichiari la Madonna nel ’47: «Nostro Signore, il mio Divina Figlio è stanco di ricevere grandi offese dagli uomini per i peccati contro la SANTA PURITÀ. Egli vorrebbe mandare un diluvio di castighi. Sono intervenuta perché avesse ancora misericordia. Perciò chiedo preghiere e penitenza in riparazione di questi peccati» (…) «… Ecco perché a Bonate N. Signore il mio Figlio Gesù, ha ritirato le Sue grazie, perché quel luogo CONSACRATO anziché essere meta di preghiera è stato profanato ed è divenuto peste di peccati contro la purità e si nega la REALTÀ della mia presenza». Pierina le domandò se questo avveniva per colpa della bambina, Adelaide Roncalli, e la Madonna le rispose: «No, è per causa di questi peccati. RACCOMANDO VIVAMENTE AI SACERDOTI che si esercitino con carità nel RACCOMANDARE che gli uomini NON FACCIANO PIÙ QUESTI PECCATI. Io darò la mia grazia a coloro che lavoreranno per riparare questi peccati» («Diari» di Pierina Gilli).

In Cielo le idee sono ben chiare.

Prostituta non è solo quella donna che sta per la strada o nelle case chiuse, ma ogni donna che giace con un uomo che non è suo marito, ma guai a dire ciò, rischi di essere aggredito e sfregiato con l’acido solforico, come fanno le femministe in Nicaragua. Eppure questa è la verità, lo è sempre stata e in fondo al cuore lo sanno tutti, però, fanno gli gnorri. Ecco perché il matrimonio oggi non vale più nulla per molti (si sposano dopo aver fatto i figli), perché è dissacrato fin dal principio.

La chiamano modernità in realtà è promiscuità e quelli che ci perdono sono solo loro perché non sono felici. Sono tutte balle quelle che pubblicizzano, nessuno è felice ad essere trattato come oggetto del piacere, la felicità risiede nel vero amore, quello che ti porta rispetto e fedeltà, quello che sa dire sinceramente il «per sempre». La fedeltà si dimostra anche prima del matrimonio, conservandosi casti.

Pace e bene

Paolo e Maddalena Pellini

P.S.: speriamo che nei prossimi Natali non saremo bombardati con «We Wish you a Marty Christmas», la canzone del consumismo: hai portato qualcosa di buono? O con «So this is Christmas» la canzone degli hippy: triste umanesimo. Speriamo di sentire le canzoni cristiane come «Oh Holy Night», che parla di notte divina, di valore dell’anima, di Cristo che è il Signore e di piegare le ginocchia davanti a Dio! Perché questo è il Natale: la nascita del Dio fatto uomo.

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Egregi Signori Pellini,

alla Vostra lunga ed articolata lettera non c’è quasi nulla da aggiungere; mi permetto, quindi, di fare solo alcune brevi considerazioni.

Innanzitutto, non posso non apprezzare la varietà dello stile, che concilia la leggerezza della forma alla tragicità dei contenuti; l’apice di ciò viene toccato proprio in apertura, dove la lievità della parafrasi di Titti non nasconde, ma, paradossalmente, esalta il punto di maggiore drammaticità di tutto lo scritto: l’inaudita ignominia di due Pontefici, sia pure di cui uno «emerito», che, contro l’espresso comando di Nostro Signore Gesù Cristo («Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa»[1]) e tutta la conseguente Tradizione della Chiesa, si riconoscono a vicenda. L’argomento è tanto grave e tanto profondo da non poter essere trattato nelle poche righe di una risposta ad una lettera al Direttore.

Sul piano più squisitamente contenutistico, la parafrasi di Giorgio Gaber (1939-2003) mantiene tutto l’amore dell’intellettuale milanese nei confronti dell’oggetto criticato. Su questo punto, mi permetto di esprimere una forte presa di distanza, tanto nell’interpretazione del termine CEI come variazione poetica (per il mantenimento della rima) del termine CEE, utilizzato come sinonimo di Unione europea, quanto nella sua interpretazione letterale di Conferenza episcopale italiana.

Nella prima interpretazione, occorre ricordare come l’Unione europea e, prima, le Comunità europee nascano quali applicazioni del disegno sinarchico di Joseph Alexandre Saint-Yves, marchese d’Alveydre (1842-1909), ontologicamente anti-cristiano ed ostile a tutta la civiltà del nostro Continente. Di questo contiamo, a Dio piacendo, di trattare più diffusamente nella rubrica «Europa maestra di politica». Risulta, quindi, evidente che far parte siffatta organizzazione sovranazionale non possa essere oggetto di amore e, neppure, di tenerezza.

Per quanto concerne le Conferenze episcopali, mi permetto di sottolineare come siano divenute uno degli strumenti cardine della deriva del concetto di autorità e gerarchia all’interno della Chiesa, conseguente al Concilio Vaticano II. Anche di questo argomento, contiamo di trattare nella suddetta rubrica.

 

[1] Mt 16,18.

 

 

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