Pianezza è un comune della Città Metropolitana di Torino che sorge all’imbocco della Val di Susa, a sinistra del fiume Dora Riparia, in una vasta zona pianeggiante, ai confini di San Gillio, Collegno, Alpignano e Rivoli. Questo paese, antico feudo sabaudo, ha legato il suo destino a Maria Bricca, eroina il cui contributo fu fondamentale per la liberazione di Torino dall’assedio
francese del 1706 e alla Famiglia Principesca di Monaco, tanto da essere considerato un sito storico dei Grimaldi. Scopriamo insieme la sua storia e questo legame particolare.
Le origini di Pianezza
Ubicato in una posizione strategica lungo la strada verso la Francia, il territorio di Pianezza fu costantemente attraversato da eserciti e pellegrini. Nella sua storia vide transitare illustri uomini, tra i quali Annibale, Giulio Cesare, Carlo Magno, papi e pellegrini. Nel 312 si combatté in zona la battaglia tra l’Imperatore Costantino I e il suo rivale Massenzio. Alla caduta dell’Impero
Romano fu occupata dai Longobardi e successivamente dai Franchi. Il paese fu menzionato per la prima volta nel 985 quando un certo Sismondo donò all’Abbazia di Novalesa un territorio detto “Loco Planicio”. Agli inizi dell’XI secolo il paese entrò a far parte del territorio della Marca Arduinica torinese e alla morte di Adelaide di Susa nel 1091, colei che impalmando nel 1046 Oddone di Savoia permise ai sabaudi di espandersi al di qua delle Alpi, passò sotto il controllo dei Vescovi di Torino, fedeli alleati dell’Imperatore Federico Barbarossa e acerrimi nemici dei Savoia.
Intorno all’anno mille il Vescovo Landolfo fece edificare una serie di castelli per dotare Torino di una cinta difensiva e il maniero di Pianezza venne citato per la prima volta in un documento del 1159. Con questa bolla l’Imperatore Federico Barbarossa confermò al Vescovo Carlo i diritti sul paese. Passata in seguito sotto il dominio sabaudo, nel 1235 Pianezza fu portata in dote al
Marchese Bonifacio II del Monferrato da Margherita di Savoia, figlia del Conte Amedeo IV e Margherita di Borgogna. Nel 1360 divenne un feudo dei Provana.
I Simiana
Il Duca Emanuele Filiberto di Savoia, detto “Testa di Ferro”, acquistò la città per donarla alla sua favorita Beatrice Langosco ed elevò per lei il territorio a marchesato. La fortezza in quel periodo era circondata da un fossato che correva lungo l’attuale Via Pellegrino e terminava in un ampio stagno dove oggi si trova Piazza Cavour. Matilde, figlia di Emanuele Filiberto e Beatrice, ereditò il titolo marchionale dalla madre e il 26 febbraio 1607 sposò Carlo Giovanni di Simiana, Signore di Albigny e discendente da un’antica famiglia della nobiltà provenzale che durante tutto il Medioevo possedette i feudi di Apt e Gordes ed il cui capostipite fu Guiraud I (1095-1177). Il Casato prese il nome dal comune di Simiane-la-Rotonde. I Simiana fecero trasformare il castello in una magnifica residenza nobiliare, composta da cento stanze, tra le quali un immenso salone retto da dodici colonne. I tre piani, dotati di saloni e terrazze con balaustre marmoree, erano collegati da uno scenografico scalone d’onore a due rampe. La residenza era abbellita da giardini all’italiana e l’acqua delle fontane era prelevata dalla Dora Riparia grazie ad una serie di pompe idrauliche. L’orangeria accoglieva gli agrumi e le altre piante esotiche. Nel paese tra i secoli XVII e XVIII vennero edificate le chiese barocche, i palazzi residenziali e le ville per la villeggiatura della borghesia torinese. A Matilde successe il figlio Carlo Emanuele Filiberto, nato dopo la morte del padre, uno dei più stretti collaboratori del Duca Carlo Emanuele I, ucciso in circostanze misteriose al Castello di Moncalieri nel gennaio 1608. Il giovane Simiana fu educato dalla madre secondo i principi di un cattolicesimo ascetico e rigoroso.
Ricoprì prestigiosi incarichi a Corte, tra i quali quello di Ambasciatore straordinario presso il Sacro Romano Imperatore Ferdinando II e di tenente generale di cavalleria. Nel 1630 sposò Giovanna Arborio Gattinara e nel 1634 acquistò dal Principe Giovanni Ulrico di Eggenberg il feudo di Livorno, nel Vercellese. Sua mamma Matilde e sua moglie Giovanna la notte del 27 luglio 1639 furono tra coloro che accompagnarono la Duchessa vedova Cristina nella sua fuga da Palazzo Reale, riparando con lei nella Cittadella e poi in Francia. Carlo Emanuele, rimasto in Patria, venne nominato Luogotenente generale per la gestione politica del ducato e poi Primo Ministro del Ducato di Savoia, carica che mantenne per i successivi venticinque anni.
Nel 1642 egli gestì le trattative di pace con il Cardinal Maurizio di Savoia e il fratello, il Principe Tommaso. A Lui si deve la costruzione del magnifico Santuario di San Pancrazio a Pianezza, consacrato nel 1657. Il Marchese riuscì ad ottenere dal Cardinale vicario di Roma una parte dell’osso dell’avambraccio del santo, che fu posta sotto l’altare principale. Nel 1655 acquistò dalla Nobile famiglia Sfondrati il feudo astigiano di Montafia, che dipendeva dalla Santa Sede. Questo territorio venne eretto prima a marchesato nel 1667 da Papa Alessandro VII e poi a principato nel 1672 per volere di Papa Clemente X. Arrestato nel settembre 1674 dopo il fallimento dell’operazione militare sabauda nella Repubblica di Genova alla quale partecipò il figlio, venne
liberato nel 1677. Si spense a Torino nella notte tra il 2 e il 3 giugno dello stesso anno e la sua salma venne tumulata nel Santuario di San Pancrazio a Pianezza.
Carlo Emanuele dalla consorte Giovanna Arborio Gattinara ebbe il suo erede Carlo Giovan Battista e tre femmine, tutte andate in spose ad illustri nobiluomini.
Il legame tra Pianezza e il principato di Monaco
Carlo Giovan Battista, nato a Torino nel 1634, fino alla morte del padre era conosciuto come Marchese di Livorno Ferraris. Nel 1658 sposò Giovanna Maria Grimaldi di Monaco, figlia del Principe Ereditario Ercole Grimaldi e di Maria Aurelia Spinola. Ercole non salì al Trono monegasco perché si spense 11 anni prima del padre il Principe Onorato II. A causa della giovane età della sposa, nata nel 1645, le nozze furono celebrate solo un anno dopo, il 23 ottobre 1659. Nel 1672 Carlo Giovan Battista fece l’errore di legarsi a Raffaele della Torre, un patrizio genovese decaduto che propose al Duca Carlo Emanuele II di organizzare un’insurrezione a Genova e favorire l’invasione sabauda della Repubblica. Le truppe furono guidate da Catalano Alfieri di
Magliano, ma l’operazione si rivelò un fallimento. Il 12 febbraio 1674 il Marchese di Livorno Ferraris fu costretto a lasciare Torino per rifugiarsi prima nel suo Principato di Montafia e poi in Francia dove ebbe una brillante carriera militare. Intanto in Piemonte nel 1675 fu accusato di congiura contro il Duca, privato di cariche e beni e condannato a morte in contumacia.
Il 5 dicembre 1677, sei mesi dopo il decesso del padre, ottenne il perdono dalla seconda Madama Reale Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours e gli vennero restituiti onori e beni.
Fu nuovamente arrestato nel 1682 e detenuto prima al Castello di Moncalieri e poi nella fortezza di Montmelian in Savoia, in un primo momento solo e poi insieme alla moglie e alla figlia Irene. Quest’ultima fu liberata nel 1685, mentre i coniugi dovettero attendere il mese di novembre dell’anno seguente, quando furono posti a confino ad Aosta. Lì ricevettero la notizia della morte del loro figlio maschio Carlo Emanuele, deceduto al Collegio dei gesuiti di Parigi il 17 gennaio 1687. Il ragazzo secondo i piani dello zio, il Principe Luigi I di Monaco, avrebbe dovuto sposare Maria Elisabetta di Gramont, cugina di sua moglie Caterina Carlotta ed esponente della Famiglia Principesca del Principato di Bidache, un piccolo Stato indipendente ubicato in Francia ai piedi dei Pirenei, che cessò di esistere con la Rivoluzione Francese.
Il legame con il principato di Monaco si rinnova
Il 17 dicembre 1691 Irene, figlia ed erede di Carlo Giovan Battista, sposò suo cugino il Principe Michele Imperiali di Francavilla, la cui madre era la Principessa Maria Pellina Ippolita Grimaldi, un’altra sorella del Principe Luigi I. L’8 ottobre1694 si spense Giovanna Grimaldi e il Marchese di Pianezza, nella speranza di avere un erede maschio, si risposò l’11 febbraio 1695 con Anna Isnardi di Caraglio. Ma l’erede del casato non arrivò. Nel 1703 il nobile venne nominato dal Duca Vittorio Amedeo II comandante del reggimento di milizie di Torino e gli fu affidato il comando politico della città. Egli diventò uno fra i consiglieri più stretti del Duca.
Il Marchese si spense nel palazzo di famiglia a Torino nella notte fra il 5 e il 6 settembre 1706, poche ore prima la liberazione della città. La sua salma fu in seguito tumulata nel Santuario di S. Pancrazio a Pianezza.
L’opera di Maria Bricca
Il 5 settembre 1706 si verificò l’episodio storico più importante legato al Castello di Pianezza e centrale fu la figura di una cuoca, Maria Bricca. In quel momento l’Europa era “messa a ferro e fuoco” dalla Guerra di Successione Spagnola e i francesi stavano assediando Torino. Molti di loro si erano rifugiati nel maniero, dove erano custoditi i rifornimenti e gli stipendi per le truppe. Il celebre condottiero Eugenio di Savoia-Soissons voleva liberare l’edificio per poi respingere gli invasori e la rocca era circondata dai Granatieri di Brandeburgo guidati da Leopoldo I di Anhalt-Dessau. Maria Bricca conosceva un passaggio segreto e nella notte fra il 5 settembre e il 6 settembre riuscì a guidare le truppe all’interno dell’edificio, le quali irruppero così nella sala
da ballo del castello, dove gli ufficiali francesi stanno festeggiando, convinti della vittoria.
Grazie alla posizione raggiunta, la mattina seguente l’Armata austro-piemontese prese alle spalle i francesi alle porte di Torino e gli invasori furono così costretti al ritiro; il Piemonte tornò libero. Il 2 settembre il Duca Vittorio Amedeo II si era recato con il cugino Eugenio Savoia-Soissons sul Colle di Superga, dove si trovava una chiesetta che fungeva da parrocchia per i fedeli locali. Il Duca si prostrò ai piedi della statua della Santa Vergine, promettendo che se la Madonna gli avesse fatto ottenere la vittoria, lui avrebbe fatto costruire sul posto un magnifico santuario a lei dedicato: la Reale Basilica di Superga.
Il passaggio percorso a Pianezza dall’eroina è chiamato ancora oggi “Galleria di Maria Bricca” e alla sua impresa è dedicata una tela di Francesco Gonin, esposta proprio nella Reale Basilica di Superga.
Francesco Gonin, Maria Bricca sorprende i Francesi nel Castello di Pianezza, tela dipinta 1844, ex Convento dei Servi di Maria, Basilica di Superga, Torino
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La fine dei Simiana
Delfina, figlia nata dal secondo matrimonio del Marchese Carlo Giovan Battista, sposò in prime nozze il Marchese Carlo Giuseppe Solaro del Borgo e rimasta vedova, impalmò il Marchese Giuseppe Ottaviano Cacherano di Lanzo. Si spense nel 1775 e fu l’ultimo esponente della linea piemontese dei Simiana.
La distruzione del castello di Pianezza
Quando il Piemonte venne occupato da Buonaparte il Castello di Pianezza venne nazionalizzato e messo all’asta nel 1798. I suoi acquirenti, incuranti del valore storico, lo smantellarono ed il terreno sui cui sorgeva venne alienato nel 1811 al Marchese Agostino Lascaris di Ventimiglia, la cui moglie era Giuseppina Carron di San Tommaso: la loro figlia Adelaide andò in sposa a Gustavo Benso di Cavour, fratello maggiore di Camillo. Agostino, artefice dell’espansione territoriale del paese, fece costruire una splendida villa in stile impero e il vecchio giardino all’italiana venne trasformato in un parco all’inglese. L’edificio è decorato con affreschi che rappresentano importanti personaggi, tra questi Cristoforo Colombo e Andrea Doria, che evidenziano
il legame della famiglia Lascaris con la città di Genova. Nel 1838 alla morte del Marchese, la villa passò per via testamentaria ai Vescovi di Torino e nel 1968, il Cardinal Michele Pellegrino ne trasferì la proprietà all’arcidiocesi. La residenza è oggi un centro di formazione e accoglienza gestito dall’Associazione Fraternità San Massimo.
I siti storici dei Grimaldi
Il Comune di Pianezza fa parte dei Siti Storici dei Grimaldi, Nobile famiglia che tramite accordi diplomatici, alleanze e matrimoni nei secoli si è legata a più di 150 diverse località francesi, italiane e spagnole. Nel 2015 da un’iniziativa del Sindaco di Mentone, Jean-Claude Guibal e di S.A.S il Principe Sorano di Monaco Alberto II, venne fondata l’Association des Sites historiques Grimaldi de Monaco. Si tratta di una rete di promozione turistica e culturale che grazie al Principato di Monaco regala una visibilità di respiro internazionale ai luoghi ed ai prodotti tipici dei Comuni associati. Il suo ramo italiano è nato nel 2020 grazie all’iniziativa del Sindaco di Dolceacqua Fulvio Gazzola, già vicepresidente dell’Associazione francese. Nel progetto sono coinvolti i sindaci dei Comuni, gli abitanti, i produttori, gli artigiani e le eccellenze del territorio.
Periodicamente S.A.S. Alberto II di Monaco visita queste località, ripercorrendo la storia della sua famiglia. In Piemonte i siti storici dei Grimaldi sono Carrosio e Rocca Grimalda in Provincia di
Alessandria, Livorno Ferraris in Provincia di Vercelli e Pianezza in Provincia di Torino.
Il Principe di Monaco in visita a Pianezza
Per rinnovare il secolare legame tra il suo principato e i diversi siti storici della sua famiglia, il Principe Alberto II si recherà in visita a Pianezza il 26 giugno 2023.
Dopo aver inaugurato nei pressi della rotonda di Via Torino, angolo Via Vercelli, il cartello stradale messo a disposizione dall’Associazione dei Siti Storici dei Grimaldi, visiterà il Palazzo Comunale, la Pieve di San Pietro, Villa Lascaris e il Santuario di San Pancrazio.
Autore: Andrea Carnino
Fonte: Agenzia Stampa Tricolore, n. 31537 – 3 giugno 2023