I disastri di una Chiesa convertita al mondo

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“Cum autem venisset Cephas Antiochiam, in faciem ei restiti, quia reprehensibilis erat” (Gal 2, 11).

“L’Arcivescovo di Paderborn Hans – Joseph Becker ha affermato che i protestanti sposati con cattolici potrebbero ricevere l’Eucaristia in seguito a un periodo di discernimento. Una fuga in avanti e un tentativo di far trovare Roma e il resto della conferenza episcopale tedesca di fronte a un fatto compiuto”[1].

di Carla D’Agostino Ungaretti

 

L’incipit dell’articolo di Marco Tosatti mi ha fatto toccare con mano per l’ennesima volta il pericolo che, in questo XXI secolo, sta correndo la Chiesa Cattolica, l’unica, vera, santa Chiesa fondata da Cristo e poggiata indistruttibilmente sull’eredità degli Apostoli e sul sangue dei Martiri. E il peggio (devo dirlo con mio immenso dolore) è dover prendere atto che il Pastore universale, il Vicario di Cristo, l’uomo la cui Autorità spirituale discende direttamente dall’Autorità conferita da Cristo a Simon Pietro – che, mi permetto di aggiungere, è anche il mio Vescovo – sembra non attribuire importanza alla nube oscura che confonde le menti e le coscienze di tanti cattolici, fuorviati dal buonismo imperante e dal malinteso ecumenismo che, invece di fare di tutto per riportare i separati alla piena comunione con Roma, vuole presentare la Chiesa Cattolica alla stregua di una delle tante “denominazioni” protestanti di stampo americano, intercambiabili così come ci si può cambiare di vestito ogni giorno. E il disastro appare ogni giorno più palese.

Quanto ho detto poc’anzi non deve suonare come una lamentosa querimonia fine a se stessa, dato che lo stesso Card. Gehrard Mueller, Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede si è dichiarato preoccupato per il futuro di una Chiesa che, invece di fare di tutto per convertire il mondo a Dio, sembra voler convertire se stessa al mondo[2]. Mi ritrovo dunque in ottima compagnia, ma questo non mi consola affatto perché mi fa maggiormente percepire la gravità della situazione.

Infatti la confusione dottrinale e pastorale, nella materia particolarmente sensibile come è quella dei Sacramenti, emerge anzitutto da quanto affermato dall’Arcivescovo di Paderborn e sostenuto anche dalla Diocesi, la quale avrebbe tuttavia precisato che si continuerà ad applicare il Codice di Diritto Canonico, come se la possibilità o meno di applicarlo fosse demandata alla discrezionalità dell’Arcivescovo. Non è questo un mellifluo tentativo di cominciare ad abituare pian piano il gregge di Cristo – che in questa circostanza mi sembra veramente “senza pastore” – a un radicale mutamento della dottrina sacramentale dell’Eucaristia?

A questo punto gli interrogativi che io mi pongo sono molti: “Perché oggi si parla tanto di questa cosiddetta “Intercomunione”, mentre in passato essa non ha mai formato oggetto di diatribe?  Come mai oggi in tante coppie matrimoniali cosiddette “miste” il coniuge non cattolico desidera tanto essere ammesso al Sacramento dell’Eucaristia insieme al proprio marito o alla propria moglie? Se egli (o ella) aspira a questa condivisione perché nel suo cuore, nella sua coscienza e nella sua mente lo Spirito Santo ha agito convincendolo che quella piccola Ostia consacrata è veramente Carne e Sangue di Cristo, capace di conferire a chi La riceve la Grazia Santificante, allora perché non abiura la confessione protestante e non si converte al Cattolicesimo? Se invece egli, o ella, è fermamente convinto della veridicità della dottrina luterana di abolizione dei Sacramenti, non si accorge dell’incongruenza e dell’illogicità della sua pretesa?”.

Questi dubbi sono stati condivisi anche da alcuni autorevoli Cardinali tedeschi e da altri Vescovi che hanno chiesto lumi alla Congregazione per la Dottrina della Fede sull’ammissibilità della proposta dell’Arcivescovo di Paderborn. La risposta – come purtroppo avviene spesso oggi in materia dottrinale –  è stata nebulosa, anche se (ed ecco l’aspetto più triste della questione) è stata formulata con il consenso esplicito del Papa. In buona sostanza, pur riconoscendo la delicatezza del problema, si ritiene “opportuno lasciare al Vescovo diocesano il giudizio sull’esistenza di una “grave necessità incombente” “. Che significa questa strana espressione? Forse un grave pericolo per la vita della persona che aspira alla S. Comunione? Secondo la Conferenza episcopale tedesca significherebbe che se al coniuge protestante venisse negato il Sacramento dell’Eucaristia il matrimonio potrebbe “essere messo a rischio”.

Con tutto il rispetto dovuto ai Vescovi tedeschi, questa spiegazione mi sembra decisamente pretestuosa e inconsistente. Se nel matrimonio cosiddetto “misto” i due coniugi si amano, si stimano, si rispettano nella rispettiva fede, come è normale e giusto che sia e se, soprattutto (essendo cristiani) si sono sposati confidando nell’aiuto di Dio, non sarà certo la differenza di Confessione a incrinare il loro matrimonio, perché Dio (che ama tutti i Suoi figli, protestanti o cattolici che siano) non fa mai mancare il Suo aiuto a chi agisce con onestà di intenti e Lo invoca con cuore sincero. Altrimenti ricadiamo nel mio interrogativo di poc’anzi: se il coniuge non cattolico ritiene di non poter fare spiritualmente a meno dell’Ostia consacrata, perché non si converte al Cattolicesimo? Nessuno ha risposto.

Il Card. Mueller, in un’intervista rilasciata al Catholic World Report[3], ha denunciato il tentativo di un gruppo di Vescovi tedeschi di adeguare la Chiesa alla modernità protestantizzandola, come se la secolarizzazione e la scristianizzazione dell’Europa sia un fenomeno ineluttabile al quale i cattolici devono rassegnarsi. Ma questo programma non prevede solo la concessione dell’Intercomunione: si auspica anche la benedizione delle coppie omosessuali, la relativizzazione dell’indissolubilità del matrimonio, l’abolizione del celibato sacerdotale, la cancellazione del sigillo sacramentale nel Sacramento della Penitenza[4], (o Riconciliazione, come è chiamato ora sulla scìa del buonismo imperante, che vuole mettere in risalto la misericordia di Dio ancora prima del pentimento) l’accettazione dei rapporti sessuali pre ed extra matrimoniali, la tolleranza (se non ancora la piena accettazione) dell’aborto. Questi comportamenti sono ormai accettati da tutte le confessioni protestanti, le quali ritengono che la professione di fede cattolica sia una professione come tutte le altre, ugualmente lecite e accettabili, perché ognuno è libero di interpretare la Parola di Dio come crede e, conseguentemente, perché i dogmi sono stati svuotati di significato sull’impulso del pensiero moderno che nega l’assolutezza della Verità. Insomma, se si dovesse arrivare a concedere l’Intercomunione, sarà come aprire la strada al cavallo di Troia che provocherà la sconfitta del Cattolicesimo.

Ma perché è avvenuto tutto questo? Papa Francesco appena eletto pronunciò la famosa frase che confuse molte menti: “Chi sono io per giudicare i gay?” facendo credere a molti che la Chiesa intendeva passare un colpo di spugna sul peccato di omosessualità (uno dei peccati che, secondo la Bibbia, “gridano vendetta al cospetto di Dio”); poi si mostrò possibilista in materia di Intercomunione cattolico – protestante e sull’Eucaristia concessa ai divorziati risposati; disse ancora che la Chiesa deve agire come un “ospedale da campo”, deve badare cioè a risolvere i problemi concreti (fare, intervenire, aiutare, medicare, integrare … ) prima di occuparsi di quelli spirituali. Perciò, dato il clima moderno che rifiuta la Verità rivelata, la prassi è diventata più importante della dottrina che, nella sua immutabilità, finisce per essere interpretata come un peso, una costrizione, ridimensionando anche la tragica importanza dell’eresia che ormai viene concepita come un contributo al dialogo tra le diverse chiese, invece che la negazione o il dubbio ostinato su una o più verità della fede. Ma allora (mi domando angosciata) Gesù ingannò se stesso e noi quando disse: “Il cielo e la terra passeranno ma le mie parole non passeranno”?  Non trovo risposta a questa mia obiezione.

Mi ero ripromessa di non fare più accenno alle frasi pronunciate nelle sue allocuzioni dal Papa attualmente regnante dicendomi che, dopotutto, il fatto che lo Spirito Santo abbia consentito che diventasse lui il Vicario di Cristo è un mistero che io, nella mia umiltà e con i miei molti limiti, non posso pretendere di penetrare. E’ però innegabile che tutti questi problemi, ancora latenti nella seconda metà del XX secolo, siano esplosi in tutta la loro drammaticità con l’avvento di Papa Francesco. Robi Ronza – giornalista cattolico di razza, in quanto allievo di quel grande educatore che fu don Giussani – attribuisce buona parte del turbamento avvertito da molti cattolici (tra i quali io annovero me stessa) al carattere non europeo del Pontefice regnante e modellato sullo stile, tipicamente ispanico, della conversazione in cui si lanciano idee non verificate, attendendosi che poi esse siano chiarite dal confronto con gli interlocutori[5].

Francesco avrebbe un modo di comunicare tutto suo, completamente diverso da quello dei suoi predecessori. Mentre per secoli i Papi hanno parlato solo in modo ufficiale e solo per dirimere i dibattiti, lui – come ha dimostrato nelle conferenze – stampa concesse sugli aerei che lo riportavano a Roma dai viaggi apostolici – non esita a parlare liberamente entrando nelle discussioni e spesso anche aprendole. Così forse dovrebbero essere interpretate le opinioni espresse sui “gay”, sull’ “ospedale da campo”, sull’Intercomunione, sull’Eucaristia da concedere ai divorziati risposati e, infine, quella (secondo me, molto grave) di stima e apprezzamento per l’opera di Lutero, come se quell’intemperante monaco avesse solo voluto scherzare e non fosse stato lui a provocare la spaccatura della Chiesa di Cristo. Quindi Francesco sarebbe capace di dare, da un lato, giudizi molto perentori ma, dall’altro, sarebbe anche capace di riconoscere apertamente di essersi sbagliato, come accadde nel caso di uno scandalo che, tempo fa, riguardò la Chiesa cilena. Ma tutto ciò non favorisce la confusione delle anime semplici e non particolarmente esperte in materia dottrinale?

Io, cattolica molto “bambina”, non saprei dire se Robi Ronza ha ragione o no ma; essendo anche un po’ ingenua nonostante la mia età non più molto verde, sono indotta a sperare che Papa Francesco sia capace, spiritualmente e umilmente, di innestare la retromarcia sulle questioni sacramentali e dottrinarie di cui ho parlato, accettando la correzione fraterna che gli arriva da tante parti della Chiesa. Dopotutto egli dispone di un grande esempio: l’episodio della controversia tra Pietro e Paolo, in merito alla libertà dei cristiani nei confronti della Legge mosaica, narrata da S. Paolo nella Lettera ai Galati (2) e, più sinteticamente, dagli Atti degli Apostoli (15 , 5 ss).

Cefa, cioè Pietro, sosteneva – su pressione dei farisei convertiti al Cristianesimo – la necessità della circoncisione per poter essere salvati e la sua posizione, dato l’ambiente quasi totalmente giudaico in cui svolgeva il suo ministero, poteva anche essere giustificato; ma in questo modo si sarebbe arrivati a credere che solo gli ebrei convertiti erano veri cristiani e si sarebbero create due diverse comunità estranee l’una all’altra – soprattutto sulla percezione dell’Eucaristia, come infatti si è verificato con l’eresia protestante – e in aperta contraddizione con “l’unum sint” per il quale Gesù era morto. Paolo, “si oppose a lui (Pietro) a viso aperto perché evidentemente aveva torto” (Gal 2, 11), ma non intendeva affatto sminuire l’autorità di Pietro. La “parresìa”, cioè la “franchezza”, usata da Paolo (e dai Vescovi tedeschi che hanno sottoposto al Papa le loro obiezioni) non intacca affatto la santità e l’unità della Chiesa: mostra invece lo splendido legame spirituale esistente tra gli Apostoli, la stima di Paolo per il Capo visibile della Chiesa e la grande umiltà di Pietro che accettò la correzione fraterna.

Allora, se l’analisi svolta da Robi Ronza sul carattere umano di Papa Francesco è esatta, non ci rimane che invocare lo Spirito Santo e S. Paolo perché illuminino l’attuale successore di Pietro.

 

[1] Marco Tosatti, “La Nuova Bussola Quotidiana” del 4.7.2018.

[2] Intervista al Catholic World Report, cfr. LA BUSSOLA QUOTIDIANA, 29.6.2018.

[3] LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA, 29.6.2018

[4] A questo riguardo siamo già a buon punto. Il 7 giugno l’Assemblea Legislativa del Territorio di Canberra, la capitale australiana, ha approvato una legge che obbliga i sacerdoti cattolici a infrangere il segreto della Confessione nei casi in cui il penitente confessi di aver commesso abusi sessuali. Cfr. ALETEIA, 22.6.2018

[5] Cfr CORRIERE DEL TICINO, 20.6.2018.

 

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5 commenti su “I disastri di una Chiesa convertita al mondo”

  1. Credo che i cristiani non percepiscano il vero problema della difficoltà oggi di credere, uscendo dalla totale schiavitù verso la ragione che crea la Scienza e la Tecnica. Una mia nipote qualche anno fa, quando era bambina, durante la consacrazione dell’ostia, disse: ma dov’è ? L’ostia, carne del cuore di Cristo, c’è ed è proprio nella città da cui viene l’attuale Papa. Una carne che rimane viva e che soffre. Bergoglio ne autorizzò lo studio e le analisi istologiche, ma adesso non ne parla più. Eppure è vero ed è certificato dalla Scienza. Ma dalla Scienza vogliamo solo incredibili e potenti smartphone. Poi si muore ma non ci interessa il mistero della morte. Ci facciamo addormentare e passiamo. Non esiste il problema di essere cattolici o luterani o islamici. Il problema è l’esplosione della grandezza di Cristo. O ci facciamo trascinare da Lui oppure tutto il resto sono fesserie. Resta la domanda di una bambina: Dov’è?

  2. Di fatto la chiesa di Bergoglio è da oltre mezzo secolo neo-modernista e non più cattolica, avendo, fra gli altri errori gravi, riconosciuto la validità delle “chiese” protestanti come ausili per la salvezza. Purtroppo il card. Mueller non è affatto una “ottima compagnia” data la sua astensione rispetto al dovere di ammonire il capo e di testimoniare la Verità.

    1. Carla D'Agostino Ungaretti

      Caro amico Piero Nicola, la “CORRECTIO FILIALIS DE HAERESIBUS PROPAGATIS”, trasmessa privatamente al Papa l’11 agosto 2017 e pubblicata il successivo 25 settembre firmata da 62 teologi, filosofi, storici e pastori, ha avuto un enorme impatto mondiale, come si può leggere nel sito http://www.correctiofilialis.org. Ha visto il risultato? SILENZIO. Non solo da parte del Papa, ma anche da parte dei sacerdoti delle parrocchie che sembrano non voler capire il disagio che provano i poveri cattolici che si sentono “senza pastore” come me. Io stessa, come ho scritto un paio di volte, sono stata quasi cacciata dal confessionale perché peccatrice di superbia e recidiva nel voler criticare il Papa. Che fare allora se non pregare lo Spirito Santo?
      Grazie per avermi letto.

  3. e ancora con questa chiesa convertita al mondo! Come se la Chiesa potesse abbandonare lo Sposo divino e sputtanarsi con chi le pare. Questa è la chiesa ‘del’ mondo- Bergoglio ( dopo gli altri 5 figuri come lui ) ne sono i tenutari! E ancora gran parte di quelli che ancora si dicono cattolici, si illudono di frequentare la Chiesa, mentre in realtà frequentano un solenne Bordello!

  4. Carla D'Agostino Ungaretti

    Mi permetto di aggiungere una postilla. Leggo, in verità con un po’ di ritardo, sul TIMONE (luglio – agosto 2018, pag. 8) una notizia che mi sembra avvalori la tesi di Robi Ronza. “Il Papa stoppa l’intercomunione alla tedesca” precisando, però, che “i tempi non sono maturi”. Che significa questa frase sibillina? Forse che tra dieci, venti o cinquant’anni diventeranno maturi e saranno legittime tutte le interpretazioni dell’Eucaristia? Allora vorrà dire che il LOGOS, la PAROLA di Dio, ossia Cristo stesso, non è Via, Verità e Vita, ma solo un’opinione come un’altra. Allora io spero (molto irrispettosamente) che il Papa abbia parlato tanto per dire qualcosa, come fa spesso.

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