Nel momento in cui papa Francesco ha annullato il Summorum Pontificum di papa Benedetto XVI, che ha liberalizzato il Vetus Ordo della Sacra Liturgia, riportiamo, da «Il Settimanale di Padre Pio», per gentile concessione e ringraziamo per questo e per averci inoltrato le immagini che illustrano il testo, un bellissimo articolo di Suor M. Gabriella Iannelli FI, in cui viene descritto come San Pio da Pietrelcina celebrava la Santa Messa di sempre. Padre Pio si è rifiutato di celebrare la «Messa intermedia», vale a dire il rito uscito dal Concilio Vaticano II, molto meno lontano della riforma liturgica attualmente in vigore, rispetto alla Santa Messa cattolica. Solo dopo questa coraggiosa “disobbedienza”, Paolo VI gli concesse l’indulto per continuare a celebrare la Santa Messa di sempre che il Santo Cappuccino non ha mai abbandonato.
Ci sono delle descrizioni mirabili fatte da alcuni fedeli o figli spirituali di san Pio che possono dare un’idea di cosa fosse la sua Messa, una Messa davvero unica che attirava e inchiodava le folle ai piedi dell’altare della chiesa antica e nuova di Santa Maria delle Grazie, dove un semplice frate cappuccino, segnato dalle piaghe di Gesù, si univa misticamente all’offerta sacrificale del Calvario. Maria Winowska, giornalista polacca, descrive a lungo e nei dettagli il suo impatto e la sua esperienza nell’assistere alla Messa del frate cappuccino.
«In una calma assoluta e con voce commossa, padre Pio comincia la Messa. I suoi gesti sono moderati, un po’ bruschi, la voce è di giusto timbro, leggermente velata. Appena egli è ai piedi dell’altare il suo viso si trasfigura. Non c’è bisogno di essere molto esperti in materia, per indovinare che egli si muove in un mondo che rimane a noi impenetrabile. E comprendo subito perché la Messa celebrata da lui attira le folle, soggioga ed affascina. Fin dal primo istante, repentinamente, eccoci immersi in pieno nel mistero. […]. Per parte mia posso dire che a San Giovanni Rotondo ho scoperto nel santo Sacrificio della Messa abissi d’amore e di luce, che prima avevo appena intravisti. […]. Padre Pio ci faceva vedere la Messa in un modo diverso! In modo più profondo, più reale. Egli non inventava nulla, non cambiava niente ai gesti immutabili, alle parole che hanno l’efficacia della potenza creatrice. Ma allorché diceva: “Questo è il mio Corpo”, “Questo è il mio sangue”, come dimenticare che il sacerdote, nuovo Cristo, è incaricato di continuare e di completare la Passione del suo Maestro? […]. Il sacerdote non è altro che il portavoce del Cristo, che per mezzo suo rinnova il suo unico Sacrificio. Una verità del catechismo che, di colpo, si rianima in me! Formule esangui che s’incarnano in questo corpo suppliziato. Poiché bisognerebbe essere ciechi per non vedere che quest’uomo, che ora sale all’altare, soffre. Il suo passo è pesante ed esita. […].
Il viso del cappuccino che, poco fa, mi era sembrato gioviale ed affabile, è letteralmente trasfigurato. Ondate di emozione lo scuotono come se il dibattito a cui lo ingaggiano delle invisibili presenze lo riempisse, a volta a volta, di timore, di gioia, di tristezza, di angoscia, di dolore… Si può seguire, nell’espressione del viso, il misterioso dialogo. Ecco che egli protesta, fa un segno negativo con la testa, aspetta la risposta. Tutto il suo corpo è teso in una muta implorazione. Dopo un momento di incertezza, io continuo a osservarlo con una emozione che, a poco a poco, mi serra la gola. Il tempo sembra arrestarsi. Diciamo piuttosto: non conta più. Questo prete che indugia davanti all’altare sembra trasportarci tutti in un mondo nuovo, nel quale la durata del tempo cambia di senso.
Improvvisamente grosse lacrime gli sgorgano dagli occhi, e le spalle, scosse dai singhiozzi, sembrano oppresse da un peso schiacciante. […]. Guardo il viso di padre Pio inondato di lacrime e penso ai peccati che egli prende su di sé, ogni giorno, dopo le interminabili ore passate in confessionale. Non è per scherzo che egli confessa e assolve. […]. Dopo questa dolorosa estasi la Messa continua. Comprendo adesso perché la folla pigiata intorno all’altare trattiene il fiato. Le parole possono essere goffe e malaccorte (hanno scritto su padre Pio tante vane sciocchezze), ma l’anima profonda non resta ingannata! Ciò che si svolge all’altare la commuove profondamente e la stabilisce in segrete relazioni con questo sacerdote inabissato in Dio. Si è afferrati, trasportati nell’intreccio del dramma. Questa Messa viene ad essere la Messa propria per ciascuno dei partecipanti. Come una sorgente egli fa scaturire da un deserto di aride abitudini l’acqua viva che vi è nascosta. A contatto con lui le anime si riconoscono “cristiane”. Pratiche scialbe riprendono sapore e vita. Sfido le persone che sono state a San Giovanni Rotondo, ad assistere d’ora innanzi alla Messa come semplici spettatori. “Si direbbe che gli occhi mi si siano aperti – mi ha detto qualcuno –, scopro nella Messa ciò che neppure supponevo!”.
Dall’Offertorio in poi il ritmo del dramma sacro si intensifica. Levando la patena con un gesto di ardente supplica e lo sguardo fisso in una luce invisibile, padre Pio scopre le piaghe delle sue mani rosse e sanguinose. Resta così immobile, molto più a lungo di quanto lo esiga la prece dell’“offerta”. Si direbbe che raccolga il mondo intero in quest’atto di offerta. […].
Al Memento dei vivi, nuova pausa, nuova estasi. Ci fu un periodo di tempo in cui padre Pio non finiva di ricordare ad uno ad uno i suoi figli spirituali al buon Dio ed era necessario che il Padre guardiano, nascosto nel coro, gli desse mentalmente l’obbedienza di continuare. Ho assistito a molte Messe di padre Pio: non si rassomigliavano l’una con l’altra… Si vedeva bene che non era solo ad agire. Presenze invisibili lo avvolgevano, lo assecondavano o lo ostacolavano. Un venerdì l’ho visto ansante, oppresso, come un lottatore allo stremo, cercava invano, con bruschi movimenti della testa, di allontanare un ostacolo che gli impediva di pronunziare le parole della Consacrazione. Fu insomma come un combattimento a corpo a corpo dal quale uscì vincitore, ma distrutto. Altre volte, dal Sanctus in poi, grosse gocce di sudore gli scorrevano dalla fronte e gli inondavano il viso contratto da singhiozzi.
Eccolo finalmente tenere in alto, a braccia tese, il suo Dio! Piccoli rivoli di sangue scorrevano lungo le sue dita. Per un istante la sua espressione si rischiarava e diventava luminosa. A volte un sorriso affiorava sulle sue labbra e i suoi sguardi dolcissimi si posavano sull’Ostia con tenerezza infinita. Chi avesse avuto dubbi sulla Presenza reale di Gesù nell’Ostia consacrata, non avrebbe dovuto far altro che assistere alla sua Messa» (1).
La testimonianza della Winowska, così ricca di dettagli e impressioni profonde, ci aiuta a penetrare un po’ il mistero della Messa di san Pio, che risvegliava in coloro che vi partecipavano il vero senso del Sacrificio eucaristico, dando vita e valore a formule del catechismo mai veramente comprese, scuotendo dalla superficialità e dall’abitudine perché egli, padre Pio, “come una sorgente, fa scaturire da un deserto di aride abitudini l’acqua viva che vi è nascosta” mentre “pratiche scialbe riprendono sapore e vita”. «Con la Messa aderiamo all’Eterno. […]. In modo ineffabile e inaccessibile alla nostra intelligenza, il Calvario è presente in ogni Messa e noi siamo presenti al Calvario. Verità troppo dimenticata dalle anime nostre, inquiete e volubili! Non è forse necessaria, di tanto in tanto, per ricordarcela, una lezione come questa che Iddio ci dà a San Giovanni Rotondo?».
1) Il vero volto di Padre Pio, Edizioni San Paolo, 1994, pp. 22-27.
2) Ivi, p. 26.
Fonte: Il Settimanale di Padre Pio – Numero 26 – 11 luglio 2021