Da Bergamo due piccole vittorie della cultura della vita

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La città di Bergamo ha visto due piccoli, ma incoraggianti segni di risveglio della cultura della vita, vale a dire della cultura tout court, in quanto tutto ciò che si oppone alla vita ed alla tutela della sua naturalità non è altro che barbarie e regresso, anche quando si ammanta di “progressismo”.

Si è recentemente conclusa la campagna di affissioni «I figli non si comprano» contro l’utero in affitto, promossa dalle associazioni «Pro Vita & Famiglia» e «Riconquista», che ha coinvolto le citta di Bergamo e Brescia.

«Bergamo e Brescia sono Capitale italiana della Cultura per l’anno 2023, un segnale importante il fatto che la campagna contro l’utero in affitto abbia coinvolto proprio queste due città: non ci può essere nessuna cultura senza rispetto del Diritto naturale. Ogni figlio ha un padre ed una madre, che gli debbono essere riconosciuti; i figli non sono dei beni di consumo, dei diritti o dei desideri: non si comprano, non si vendono e non si regalano. Il corpo della donna non può essere mercificato o sfruttato. Cose semplici, naturali, scontate, comprensibili a tutti». Lo dichiara, a commento dell’iniziativa, l’«Associazione Riconquista».

I Circoli territoriali di Bergamo e Brescia di «Pro Vita & Famiglia Onlus» avevano, dal canto loro, emesso un breve Comunicato stampa, che recita:

«I figli non si comprano, l’utero in affitto diventi reato universale. Sono partite le nostre affissioni a Bergamo e Brescia – quest’anno Capitale italiana della Cultura – così come anche a Roma e nelle principali città italiane con l’immagine di un bambino in un barattolo – trattato come un prodotto da comprare in un supermercato – e con l’invito a firmare la petizione popolare che ha già superato le 33.000 firme. Tra l’altro proprio a Bergamo le affissioni sono state imbrattate e vandalizzate da collettivi che, evidentemente, sono così antidemocratici da voler silenziare chi la pensa diversamente. I figli nascono solo da una mamma e da un papà e hanno bisogno di crescere con entrambi, non essere trattati come oggetti e privati di uno dei due genitori, per i desideri ideologici di chi vuole “avere figli” a qualsiasi costo. Far diventare l’utero in affitto reato universale è un’esigenza non più rimandabile e proprio nei giorni scorsi sono iniziate in Commissione Giustizia alla Camera le audizioni sulla proposta di legge per renderlo tale. Abbiamo ascoltato la surreale difesa dell’utero in affitto da parte dell’associazione Coscioni, di famiglie arcobaleno e della rete Lenford per i diritti Lgbtqia+, ma l’unico diritto in ballo è quello dei bambini a non essere trattati come merce. Auspichiamo quindi che la proposta di legge sia approvata dal Parlamento in tempi rapidi e in modo compatto, senza farsi irretire dai sindaci “disobbedienti” che, per mezzo delle trascrizioni anagrafiche, vorrebbero legittimare proprio questa aberrante pratica».

Il Consigliere comunale di Bergamo di Fratelli d’Italia Filippo Bianchi ha voluto unire la sua voce a quella degli organizzatori, affermando che «la campagna di affissioni contro l’utero in affitto ha avuto grande successo a Bergamo, tanto che le frange sovversive della Sinistra bergamasca, hanno sentito la necessità di “censurarne” un cartellone e vantarsene pubblicamente. È di ogni evidenza come la pratica dell’utero in affitto sia una violazione dei diritti fondamentali della persona, poiché schiavizza il corpo della donna, rendendola un oggetto. Ho richiesto al Consiglio comunale di Bergamo, attraverso una mozione, di condannare tale pratica e di sostenere le Istituzioni italiane nell’impegno per il riconoscimento dell’universalità di tale reato, indipendentemente da dove esso sia commesso. In questa occasione è emersa tutta l’ipocrisia delle Sinistre: coloro che vorrebbero ergersi a paladini “dei diritti delle donne” e, soprattutto, il Sindaco, che da anni sta rilasciando dichiarazioni contro l’abominevole reato dell’utero in affitto e dicendo che tale battaglia apparterrebbe anche alla Sinistra, hanno, però, votato contro la mozione con una scusa palese. Ma i cortocircuiti della Sinistra non finiscono qui, Comune e Provincia di Bergamo, anche con la collaborazione di un sacerdote diocesano, si sono adoperati affinché il convegno pro-vita “Una Città per la Vita” già fissato, che si sarebbe dovuto tenere il mese scorso nello spazio comunale per la famiglia, venisse annullato; così “gli inclusivi” hanno dato riprova della propria intolleranza e dei propri metodi dittatoriali. Ma questi mezzucci non servono a nulla, se non a mostrare la loro debolezza dinanzi all’evidenza di ciò che è reale e razionale, come l’indisponibilità della vita umana innocente, non confutabile, se non evitando il confronto, attraverso censure e menzogne, o tentando di screditare l’avversario, quando le sue affermazioni non possono essere smentite. Quando la Sinistra ci combatte e mostra tutte le proprie contraddizioni e la propria ferocia totalitaria significa che siamo sulla buona strada».

Il 5 maggio scorso alle ore 17,05, una neonata è stata lasciata alla «Culla per la vita», all’esterno della sede della Croce rossa di Bergamo. La piccola sta bene ed è stata portata dai soccorritori al reparto di Patologia neonatale dell’ospedale Papa Giovanni XXIII. Dei risvolti giudiziari si occupa il Tribunale dei minori di Brescia, esaminando il biglietto lasciato dalla madre accanto alla bimba.

È la prima volta che la «Culla per la vita» viene usata a Bergamo. Essa, dapprima, era presso il Monastero «Matris Domini» in Via Locatelli, in centro città; nel 2019 è stata spostata a Longuelo, vicino alla Croce Rossa. La culla è riscaldata in inverno e rinfrescata d’estate; un sensore informa la Croce rossa dell’arrivo di un neonato e permette il soccorso. La bimba è probabilmente nata nella mattinata dello stesso 5 maggio scorso e si presume che la mamma abbia partorito in casa.

Anche su questo fatto il Consigliere Bianchi è voluto intervenire, rilasciandoci la seguente breve dichiarazione, di cui lo ringraziamo.

«Grazie alla Culla per la Vita! Adesso l’Amministrazione diffonda negli spazi comunali aperti al pubblico materiale divulgativo circa l’esistenza e collocazione della “Culla per la Vita”, utilizzabile in anonimato. La possibilità per le madri di poter partorire in anonimato e lasciare il figlio, anche subito dopo il parto, in ospedale è una conquista di civiltà, perché consente di facilitare la nascita di bambini anche indesiderati e, conseguentemente, di prevenire l’aborto. L’Amministrazione comunale sostenga il Centro Aiuto alla Vita di Bergamo, che ha aiutato moralmente ed economicamente migliaia di madri che hanno portato a termine gravidanze in circostanze non facili. Il sostegno di queste iniziative era già stato proposto in Consiglio comunale nel 2021, attraverso degli ordini del giorno respinti dalla maggioranza per irragionevoli motivazioni ideologiche, che negavano anche l’importanza della Culla per la Vita, in quell’occasione reputata inutile da PD e Lista Gori. Si attuino e diffondano le iniziative già esistenti a sostegno della donna, della maternità e della vita, sia a livello comunale che regionale, all’interno delle strutture ospedaliere».

Europa Cristiana, in ossequio alla sua missione di difendere e diffondere, nel suo piccolo, la cultura cristiana e, conseguentemente, umana ancora presente nel nostro Continente, con gioia rende noti ai suoi lettori i fatti che, come questi, aiutano la speranza nella buona battaglia.

 

 

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