Sport: un’altra vittima dell’ideologia

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Durante le finali dei mondiali di scherma 2023, svolte a fine luglio, è ormai risaputo l’evento che ha scioccato non solo la Russia, ma il mondo intero dello sport, quando l’atleta ucraina Olga Kharlan ha rifiutato la tradizionale stretta di mano alla fine dell’incontro con la sua avversaria russa Anna Smirnova.

 

 

Dopo la vittoria di Olga Kharlan, con un punteggio di 15-7, Anna Smirnova si avvicina alla vincitrice per stringerle la mano, come è da regolamento. Ma l’atleta ucraina, prima ancora che la rivale la raggiunga, punta la spada contro di lei, impedendole di avvicinarsi, rifiutando, così, il saluto. Per questo gesto è stata squalificata, come prevede il regolamento. Eppure, questa squalifica, agli occhi del mondo, o meglio, del mondo ucraino, è stata definita «priva di empatia» e «assolutamente vergognosa»; parole del consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak, riportate su Instagram in seguito alla decisione della Federazione internazionale di scherma. Tuttavia, egli non è il solo ad aver sfruttato il potere dei social, visto che la stessa Olga Kharlan, subito dopo la squalifica, si è “sfogata” sul web, facendo appelli in suo favore e girando video in cui piange come una disperata.

Non c’è dubbio che l’atleta ucraina abbia l’appoggio, più che della sua squadra sportiva, dei politici del proprio Paese. Infatti, anche il Ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba mostra la sua solidarietà verso Kharlan, attaccando, in questo caso su Twitter, l’atleta russa: «Anna Smirnova ha perso sul campo e ha deciso di giocare sporco con lo show della stretta di mano. Questo è esattamente il modo in cui l’esercito russo agisce sul campo di battaglia. Olha Kharlan ha vinto la sfida lealmente e ha mostrato dignità. Esorto la federazione a ripristinare i diritti di Kharlan e a permetterle di continuare a competere».

«Olga Kharlan, grazie per aver degnamente rappresentato l’Ucraina ai mondiali di scherma», aggiunge Podolyak, rivolgendosi direttamente all’atleta. Come se non bastasse, su Twitter il Consigliere presidenziale ucraino diffonde una foto di Smirnova che fa il segno della vittoria indossando un colbacco militare russo e attacca: «Come potete vedere ammira apertamente l’esercito russo, che uccide ucraini e distrugge le nostre città». E rivolto alla Federazione di Scherma chiede se «il denaro russo non puzzi di sangue».

Insomma, dopo tanto rumore, la Federazione di Scherma, alla fine, ha reintegrato Olga Kharlan per continuare a giocare per il resto dei giochi. Ma non si sono limitati solo a questo; hanno dichiarato che bisogna essere “comprensivi” e, di conseguenza, la stretta di mano non è più obbligatoria.

Dal momento che dobbiamo “comprendere” la situazione, facciamolo subito. Innanzitutto, viene annullata la punizione nei confronti di un’atleta che aveva palesemente infranto il regolamento, e per di più, per lei (solo per lei), questo stesso regolamento viene cambiato. Perché? Solo per dei commenti sul web…

Tornando alla dichiarazione del Ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba su Twitter, più che difendere l’atleta ucraina, egli ha preferito attaccare l’atleta russa, sostenendo che la sua stretta di mano, o per meglio dire, il suo tentativo di stretta di mano sia «giocare sporco». Quindi, seguire il regolamento è «giocare sporco»? Portare rispetto per l’avversario, anche quando ne esci sconfitto, è «giocare sporco»?

 

 

Si dovrebbe consigliare a Dmytro Kuleba di rivedere il video dove viene inquadrata la scena: si può facilmente notare che, mentre Anna Smirnova si avvicina ad Olga Kharlan, prima ancora che le tenda la mano, quest’ultima si è già preparata e le punta contro la spada, per poi scuotere la testa per ben due volte, come per dirle: “Non osare toccarmi” oppure, nel peggiore dei casi, “Non avvicinati o ti ammazzo”.

Rifiutare clamorosamente il rispetto del proprio avversario, che per di più ha già riconosciuto la propria sconfitta…  è così che Olga Kharlan «ha mostrato dignità»? È facendo video con insulti e lacrime di coccodrillo che Olga Kharlan «ha mostrato dignità»? È supplicando i politici del proprio Paese (in guerra) che Olga Kharlan «ha mostrato dignità»?

Persino i rappresentati della Federazione di Scherma, nonostante tutto, non sapevano come prendere le sue difese, tant’è vero che hanno giustificato il suo gesto come il vecchio saluto da covid, quando gli atleti, durante la pandemia, per “mantenere le distanze di sicurezza”, invece che stringersi la mano, si salutavano toccandosi con le spade.

 

 

Se c’è qualcuno che ha protestato con dignità, quella è proprio Anna Smirnova, che non ha pianto e gridato sui social, come una bambina viziata in preda ai propri capricci, ma ha preso posto sulla pedana di scherma, occupandola per circa 45 minuti, in silenzio, tranquillamente, per ricevere il rispetto che le era dovuto, se non da parte dell’avversaria, almeno da parte dei giudici e dei rappresentanti del mondo sportivo. Data la squalifica di Olga Kharlan dalla finale, si potrebbe dire che l’atleta russa abbia ottenuto giustizia, ma purtroppo non è così. Non solo perché l’atleta ucraina è stata reintegrata a discapito del regolamento, ma anche per gli ingiustificabili attacchi alla sua persona a causa di questo fatto.

Come è stato già accennato, il Ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha parlato di «gioco sporco» da parte non solo di Anna Smirnova, ma dell’intera Russia, mentre solo lui e il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak  hanno «giocato sporco»,  quindi in mala fede, diffamando con insulti e frasi prive di senso l’atleta avversaria e la sua patria. Tuttavia, si può facilmente ritenere che questo modo di agire non sia solo indegno, ma anche patetico. Per fare un esempio, quando Mykhailo Podolyak afferma che Anna Smirnova «ammira apertamente l’esercito russo», dovrebbe spiegare cosa ci sarebbe di scandaloso in una guerra.  Anche gli ucraini uccidono i russi e quindi, seguendo il ragionamento del Consigliere presidenziale ucraino, di conseguenza, anche l’Ucraina dovrebbe avere denaro che «puzza di sangue». Anche perché, a differenza della Russia, il Presidente ucraino Zelens’kyj non si è fatto alcuno scrupolo a vendere al mercato nero buona parte delle armi gentilmente donategliele dagli USA e dall’EU. Chiusa parentesi.

Essendo russa, è più che normale che Anna Smirnova sostenga, o almeno riconosca, l’esercito russo: questo è un richiamo del tutto naturale, nonché patriottico. La parte più ironica di questa dichiarazione è il fatto che, più il tempo passa, sempre più civili ucraini sostengono l’esercito russo.

Tuttavia, tornando ad Anna Smirnova, la cosa ancora più terribile è il fatto che la vittima di questo scandalo non sia solo la schermista russa, ma l’intero mondo dello sport. Il cambio di regolamento sulla stretta di mano nella scherma è l’ennesima dimostrazione vergognosa di come l’ideologia influisca su qualcosa che dovrebbe restare del tutto neutro al mondo politico e al pensiero pubblico. Il gesto di Olga Kharlan è stato un puro atto di razzismo nei confronti di Anna Smirnova: “Non ti stringo la mano perché sei russa”.

Eppure, l’ucraina è stata totalmente difesa per questa azione ignobile; se al posto dell’ucraina ci fosse stata un’americana bianca e al posto della russa una francese nera, allora la Federazione di Scherma che avrebbe fatto?

Nemmeno durante il periodo nazista il mondo dello sport era stato così perseguitato. A sostegno di questa teoria ci sono le Olimpiadi del 1936, tenute a Berlino, con il sostegno economico della Germania nazista, quindi di Adolf Hitler (1889 – 1945).

All’epoca, il Führer decise di investire nelle Olimpiadi, per mostrare la propria potenza politica, come accade a tutte le nazioni quando si deve scegliere la località dei giochi sportivi. Ma il coinvolgimento della politica si fermava lì, senza la minima modifica nel regolamento o influenza sui partecipanti. Infatti, concorsero atleti che l’ideologia nazista rinnegava, come polacchi o neri. Nel medagliere, l’Italia arrivò al quinto posto, con 9 ori, 13 argenti e 5 bronzi.

La parte più divertente di questa olimpiade è quando l’atleta afroamericano Jesse Owens (1913 – 1980), dopo aver vinto la medaglia d’oro nel salto in lungo, battendo così Luz Long (1913 – 1943), il migliore atleta tedesco in questa disciplina, nonché amico di Owens. Si dice che il Führer, indispettito per la vittoria dell’atleta afroamericano sul quello tedesco, si fosse alzato dalla tribuna e fosse uscito dallo stadio per non stringere la mano al vincitore. Tuttavia, molti anni dopo, quindi dopo le atrocità compiute dal nazismo durante la Seconda Guerra Mondiale, come scrisse nella sua autobiografia The Jesse Owens Story, Owens stesso raccontò l’atteggiamento che Hitler ebbe nei suoi confronti:

 

«Dopo essere sceso dal podio del vincitore, passai davanti alla tribuna d’onore per rientrare negli spogliatoi. Il Cancelliere tedesco mi fissò, si alzò e mi salutò agitando la mano. Io feci altrettanto, rispondendo al saluto. Penso che giornalisti e scrittori mostrarono cattivo gusto inventando poi un’ostilità che non ci fu affatto.» (Jesse Owens, The Jesse Owens Story, 1970).

Ammesso e non consesso che il sorriso del Führer fosse falso, in questo modo, il Cancelliere tedesco ha voluto mostrare il rispetto, riconoscendo la vittoria di un atleta americano, e per di più nero.

Ricordiamo, poi, le parole di Pier Silvio Berlusconi, tenute alla consegna del primo Trofeo Silvio Berlusconi nell’agosto di quest’anno:

«[…] Lo sport, per mio padre [Silvio Berlusconi, 1936 – 2023)], oltre ad essere una passione, era anche specchio della vita e lui, in questo specchio, vedeva alcuni dei valori più importanti: l’impegno, la lealtà, il sacrificio. Ma più di tutti, il rispetto.

Quindi, permettetemi di fare una cosa, pensando di far cosa gradita a lui che ci sta guardando: abbiate tutti sempre rispetto. […] Rispetto a 360°, rispetto per le regole, rispetto per gli avversari, rispetto per tutti».

Il rispetto… È questo che permette allo sport di fare cose incredibili, come portare unione tra diversi Paesi, anche quando esiste il conflitto fra di essi, come portare onore alla propria patria, come far sentire la gente in pace con se stessa e con gli altri. È solo grazie al rispetto che lo sport aiuta atleti e spettatori a superare gli etici limiti umani.

Ma come può esserci rispetto, se l’ideologia viene prima? Quanti atleti devono soffrire perché non vogliono abbassarsi all’opinione pubblica? Quanti devono lottare per poter fare solo del sano sport?

Adesso, i calciatori sono costretti ad indossare fasce arcobaleno per poter giocare. Adesso, i calciatori devono inginocchiarsi per venerare il cosiddetto “anti-razzismo”. Adesso, gli atleti devono rovinarsi il corpo con “vaccini” sperimentali per poter competere. Adesso, atleti come Anna Smirnova, Novak Djokovic, Marcell Jacobs, che vogliono solo mostrare il proprio valore facendo sport, vengono perseguitati dai media e dai social, solo perché non vogliono abbassarsi all’ideologia del mondo. Se il rispetto riesce persino ad unire davanti al mondo un tiranno del calibro di Adolf Hitler ad un atleta di colore come Jesse Owens, anche solo per un giorno, anche solo per un momento, perché non portarlo?

Adesso, si è pure disposti a cambiare le regole, pur di non portare rispetto a chi non piace al pensiero unico…

 

 

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1 commento su “Sport: un’altra vittima dell’ideologia”

  1. ritornerà il mondo in cui i veri valori saranno riconosciuti. E la storia e per tutta la storia queste due ragazze avranno i loro giusti ruoli. L’ucraina non sarà ricordata per la vittoria ma per la mancanza di rispetto e l’ arroganza cattiva. Nel negativo sarà indicata per l’ eternità.

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