Lettera al Direttore di Alfonso Piccirillo

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Caro Direttore,

come specie in estinzione, da ricacciare in una riserva per cristiani conservatori, preconciliari e controrivoluzionari, mi reco spesso per un momento di adorazione eucaristica presso una chiesa in città.

Lo faccio in compagnia di un vecchio best seller scritto da un mio amico molti anni fa, «Visita al Santissimo Sacramento e Maria Santissima» di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori!

Sono ad appena 20 chilometri di distanza e, come posso, faccio delle vere fughe dai miei impegni, marino casa, lavoro e incontri!

No! Non ci sono sacerdoti ad adorare, loro sono nel mondo! Appartengono – e non da adesso! – alla chiesa in uscita; quella che ha dismesso la talare perché sa di muffa e indossa jeans e maglioncini; quella chiesa che veste come il mondo e parla come il mondo; quella chiesa che – ahinoi! – invece di convertire il mondo si è fatta convertire dal mondo!

Nella solitudine di Cristo sull’altare, fattosi Pane per noi, mi lascio guidare dalle preghiere del vetusto best seller del mio amico, anche per imporre un po’ di disciplina alla mia fantasia, fervida e vanitosa.

Il numero massimo di oranti che ho sempre contato, compreso me “aspirante”, è stato di tre; gli altri due abitudinari sono un anziano signore e una donna, pure ella avanti con l’età.

Le chiese con i loro tabernacoli sono sempre stati delle oasi di pace per il mondo, dove l’uomo, peccatore come me, poteva andare a bussare secondo l’invito del Maestro. «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò ristoro!» (Mt 11,28).

Purtroppo l’altro ieri non mi andò bene!

Trovai la chiesa invasa da uno sciame di studenti del prestigioso liceo della città. Tutti sparsi qua e là in gruppi con le teste chine sui loro smartphone.

Era la giornata del FAI[1] e una giovane guida con tanto di distintivo doveva spiegare la bellezza di quella chiesa antica. Ma tanto lei che i liceali, compreso la docente di storia e filosofia, accompagnatrice, erano ignari della presenza di Gesù Eucaristico sull’altare, seppure segnato da un potente fascio di luce (se ce ne fosse stato bisogno).

Ho provato subito a richiamare la prof della classe perché facesse tacere i suoi studenti o li invitasse ad un atteggiamento più consono e rispettoso di Gesù sull’altare!

Questa mia richiesta è balenata strana in quelle menti, compresa quella della prof!

«Gesù, chi?»,

«Dove?»

«Nell’Eucaristia?»

«Ah, quello è Gesù!»

Ed ebbi di ritorno una solenne risposta culturale!

«Oggi è la giornata del FAI e dobbiamo far scoprire ai nostri ragazzi le bellezze della nostra città, a partire da questa chiesa!»

Faticavo a trattenermi, il sangue pulsava forte nel mio cuore e la prof deve averlo notato anche dal rosso che infiammava il mio volto.

Chiesi subito chi fosse l’insegnante di religione dei liceali, visto che lei, con la sua laurea in storia e filosofia, non poteva sapere dell’istituzione dell’Eucaristia e, limitandosi, probabilmente, al piano di studio universitario non aveva letto niente di Sant’Agostino e San Tommaso.

La prof mi riferì un nome che conosco, un prete colto e preparatissimo che stimo molto! Peccato –  pensai – che non abbia mai spiegato ai propri studenti il senso dell’Eucaristia, che è la sorgente del cristianesimo, quindi anche della nostra civiltà, di quelle opere d’arte che la guida cercava di spiegare.

Insomma tutti ignoravano (compresi prof e guida) che quell’Ostia sull’altare fosse Cristo!

Ma anche l’avessero saputo!

«E allora?», «Che ci passa tra noi e Lui?» Sembravano dire quelle menti assenti!

O, meglio, che necessità avevano di Cristo?

Infatti la prof era presa dalla sua insofferenza per quella giornata burocratica imposta dalla scuola, la giovane guida presa dalla sua performance “FAI-da-te” e gli studenti presi dalla loro rete.

Sconfortato cercai di concentrarmi nella preghiera, ma l’anziano orante davanti a me chiamò la prof e le riferì che ieri, durante la visita di altre classi della futura generazione del FAI, aveva notato, suo malgrado, degli studenti amoreggiare in chiesa…

«Suvvia! Bacetti innocenti! Nonno, che vai a pensare?».  Eri tu che stavi ieri nel posto sbagliato!

Mi alzai ed uscii salutando tristemente e confusamente Cristo sull’altare! Ci saremmo rivisti un’altra volta! Ora la Chiesa era il museo del FAI e Lui non era nemmeno un’opera d’arte su cui la guida poteva soffermarsi per attirare l’attenzione dei ragazzi!

Durante il ritorno in auto, in cui tramavo azioni da giustiziere presso il vescovo, il preside e il docente di religione, mi ricordai della preghiera che l’Angelo raccomandò ai tre pastorelli di Fatima, preghiera che nessun insegnante di religione, ancorché prete, oggi si sognerebbe di far imparare a memoria ai propri studenti.

Eppure quella preghiera parlava di loro e di quest’epoca, in cui si offende con la freddezza e l’ignoranza Cristo nei tabernacoli e sugli altari!

Intanto ho fatto le mie rimostranze a chi di dovere!

Ma è più facile che io sia liquidato come un folle che il vescovo e il docente di religione impartiscano come punizione una veglia eucaristica a questi ragazzi FAI-da-te!

AugurandoVi buon lavoro, Vi saluto caramente.

Alfonso Piccirillo – attore e regista teatrale

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Egregio Signor Piccirillo,

La Sua lettera è perfetta e non necessiterebbe di commenti: mi permetto, perciò solo di tirarne alcune conclusioni e di sottolineare alcuni passaggi che mi paiono utili a fare una riflessione di carattere più generale.

Innanzi tutto, Ella, giustamente, lamenta che non ci sia un sufficiente numero di persone che dedichi il suo tempo all’adorazione di Gesù Sacramentato e che, tra le poche che lo fanno, brillino per assenza i sacerdoti. Ella definisce l’Eucaristia «la sorgente del cristianesimo»: il punto è tutto qui; non si crede (rectius, la quasi totalità della gerarchia, la stragrande maggioranza dei sacerdoti e la maggioranza dei fedeli non crede) più che la Santa Messa sia la ripetizione incruenta del Santo Sacrificio del Calvario e che quell’Ostia altro non sia che Nostro Signore Gesù Cristo che Si immola per la nostra salvezza. Negato questo, crolla tutto.

Le origini dottrinali di questa eresia di massa sono, ovviamente, più antiche, ma la sua diffusione capillare, sia nel clero che tra i fedeli, è avvenuta dopo ed a causa della riforma liturgica, che, al di là dell’abolizione della lingua sacra e della sua sostituzione con il volgare, di fatto ha compiuto due terribili operazioni: ha eliminato il concetto della Messa come sacrificio, sostituendolo con quello luterano di «cena del Signore», ed ha eliminato o, nella migliore delle ipotesi, molto attenuato la fede nella Presenza reale, come il suo stesso autore, Monsignor Annibale Bugnini (1912-1982), ha, di fatto, scritto nel suo testo «La riforma liturgica 1948-1975», quando afferma di avere, in fondo, solo eliminato qualche genuflessione.

E che cos’è la genuflessione?

È l’atto con cui si esprime l’adorazione. L’averne abolite “alcune” appartiene alla “logica” modernista, secondo la quale è possibile attenuare il concetto di adorazione, quasi fosse graduabile. L’adorazione o è assoluta o non è; l’averla, quindi, attenuata significa averla eliminata e, nella migliore delle ipotesi, ridotta a semplice atto di rispetto, tanto è vero che, nella prassi, la genuflessione è stata sostituita da un semplice inchino del capo. Una volta eliminati i segni esteriori dell’adorazione, è, ovviamente, venuta meno anche l’adorazione del cuore ed è, quindi, risultato sentimentalismo anacronistico il passare ore in adorazione di un pezzo di pane: ecco che solo pochi fedeli sentono ancora il bisogno di adorare Nostro Signore Gesù Cristo Sacramentato.

Anche per la mancanza di educazione e di rispetto delle scolaresche, vale quanto detto sopra, fatta salva la sottolineatura che in luoghi sacri di altre religioni si comporterebbero, nella maggioranza dei casi, in maniera diversa. Viene, quindi, da domandarsi per quale ragione all’interno delle chiese cattoliche si sentano autorizzate ad un comportamento tanto incivile e persino i loro insegnanti, nella stragrande maggioranza dei casi, lo approvino, a differenza di quanto farebbero in qualunque altro luogo di culto. La risposta è terribilmente semplice ed umana: se neppure i sacerdoti ed i fedeli cattolici adorano Gesù Cristo presente nel tabernacolo, perché dovrebbero avere 1 contegno rispettoso coloro che sono lì per seguire il programma scolastico?

A noi, ovviamente, non rimane che testimoniare la vera Fede cattolica, pura ed integrale, come è sempre stata professata dalla Chiesa, e, soprattutto, pregare, nella certezza che il Cuore Immacolato di Maria Santissima, alla fine, trionferà, come Ella stessa ha promesso a Fatima.

 

[1] NdR Fondo Ambiente Italiano

 

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1 commento su “Lettera al Direttore di Alfonso Piccirillo”

  1. BELLISSIME LETTERE e purtroppo diagnosi perfette!
    A me viene in mente sempre più spesso la GRANDE APOSTASIA di S. Paolo.
    Cioè non ci possono essere più rimedi umani, e quindi siamo alla fine dei tempi, siamo ai tempi del ritorno del mio anzi nostro amatissimo GESU’!!!
    LUI vi benedica e vi ricompensi per quanto avete espresso!
    Grazie e cordiali saluti.
    Paola

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