“Placet” e “non placet”. Tutti i numeri del sinodo “empatico”
di Aldo Maria Valli
Come era facile immaginare, il paragrafo del documento finale del sinodo che ha ricevuto il maggior numero di non placet da parte dei padri sinodali è stato il 150: Sessualità: una parola chiara, libera, autentica. 178 sono stati i placet, 65 i non placet. Un voto che fa capire come ci sia stata battaglia. Eccone il testo: «Esistono questioni relative al corpo, all’affettività e alla sessualità che hanno bisogno di una più approfondita elaborazione antropologica, teologica e pastorale, da realizzare nelle modalità e ai livelli più convenienti, da quelli locali a quello universale. Tra queste emergono in particolare quelle relative alla differenza e armonia tra identità maschile e femminile e alle inclinazioni sessuali. – continua a leggere
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Dalla Gaudium et spes a Humanae vitae
di Padre Serafino Lanzetta
La grave crisi morale di abusi sessuali che investe la S. Chiesa ha radici molto più profonde del cattivo comportamento di alcuni sacerdoti e prelati. E non è sicuramente espressione di quella debolezza umana che i giovani capirebbero più di tutti in quanto essi stessi cadono e si rialzano, come ha insinuato recentemente il card. Baldisseri nella conferenza stampa di presentazione del Sinodo dei giovani (1° ottobre 2018). Anche le giovani vittime di numerosi predatori clericali capirebbero facilmente questa debolezza? La radice del problema prima di essere morale è dogmatica. continua a leggere
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Che tristezza se la Chiesa non parla più di religione
di Michele Brambilla
Il primo novembre di alcuni anni fa un prete bergamasco appassionato di ciclismo – un pretone di quelli di una volta, poca teoria e tanto cuore – portò alcuni amici a scalare la salita che porta al Ghisallo, una vetta fra i due rami del lago di Como, sulla quale si trova una cappella dove, accanto alla statua della Madonna, c’è la bicicletta di Fausto Coppi. Lì, quel prete celebrò la messa. Da sempre convinto che un’omelia deve essere breve («per non stufare la gente») la liquidò con poche ma efficacissime parole, che riporto a memoria: «Oggi, primo novembre, è la festa di tutti i santi. E chi sono i santi? Mia domà quei ch’in sü sul calendari, i santi sono tutti i nostri morti che sono andati in paradiso. E che cos’è il paradiso? Che cosa si fa in paradiso? – continua a leggere
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Una novità dal sinodo dei giovani: “sistemi di certificazione dei siti cattolici”
di Maria Guarini
Il Cammino dei Tre Sentieri
Il beato Contardo Ferrini (1859-1902), già da giovane, si recava a Messa ogni mattina. Lo accompagnava un suo fratellino. Un giorno, dopo la Messa celebrata da un sacerdote ottantenne, il piccolo chiese a Contardo: “Come mai un sacerdote così vecchio dice: ‘ad Deum qui laetificat juventutem meam?”. Il beato Contardo, battendo la mano sulla spalla del fratellino, rispose: “Devi sapere, caro Giovannino, che chi è in grazia di Dio è sempre giovane!” – continua a leggere
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Maltempo in Veneto, danni incalcolabili: diga ricoperta di alberi “Situazione apocalittica”
di Elena Tebano
Una situazione apocalittica. A definire il dramma della devastazione per il maltempo in Veneto è la stessa protezione civile. «Dobbiamo partire subito perché se dobbiamo attendere la conta dei danni ci attiveremo almeno tra due mesi. Abbiamo una sofferenza in tutta Italia, ma in questo territorio è molto più pesante», sostiene il Direttore del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale Angelo Borrelli all’incontro con il presidente del Veneto Luca Zaia, al termine del sopralluogo sulle zone colpite dal maltempo. «La situazione – ha detto – è pesante, apocalittica, strade devastate, tralicci piegati come fuscelli». – continua a leggere
Proposta di «Europa Cristiana»: sarebbe bene che i Pastori della Chiesa, di fronte alle calamità, tornassero a fare ciò che la Chiesa ha sempre fatto, ovvero le rogazioni: preghiere, atti di penitenza e processioni propiziatorie per attirare la benedizione divina sull’acqua, il lavoro dell’uomo e i frutti della terra, e quando la calamità è in corso o è già avvenuta, dai pulpiti si invochino preghiera, conversione, penitenza, rinunce, mentre Pontefice, Vescovi e parrocchie organizzino processioni e preghiere pubbliche, proprio come facevano i loro predecessori.