La mitra gemmata del Tesoro di San Gennaro

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Una meraviglia da togliere il fiato! La mitra di San Gennaro, realizzata agli inizi del XVIII secolo dal Maestro Matteo Treglia, console della Corporazione degli orafi di Napoli, è un capolavoro che nell’arco dei secoli non smette di sorprendere.

Nella sua abbagliante Bellezza infatti, si intreccia l’aspetto religioso, il significato simbolico e la ricchezza intrinseca dei materiali preziosi usati: l’oro, l’argento, le gemme.

Per la devozione al Santo, la Deputazione del tesoro di San Gennaro decise di arricchire il busto d’argento del XIII secolo con questa mitra, facendo fronte ad un impegno economico con pochi precedenti. Il maestro orafo aveva l’incarico di creare un bel progetto, di realizzare per il suo compimento le più ardite soluzioni tecniche e di usare oltre l’oro e l’argento, le pietre preziose più grandi, più pure, più belle.

Egli scelse i diamanti, la pietra preziosa per eccellenza, per le sue prerogative di lucentezza uniche. Gemma da sempre carica di significati e valenze misteriose, legata com’è anche a tradizioni simboliche per il suo significato che rappresenta la forza, vista l’impossibilità di essere scalfita, e per il rapporto della sua luce remota e misteriosa con la profondità dell’animo umano. Il diamante, infatti, risplende anche e straordinariamente nella penombra e, nella luce tremula delle candele, esprime al massimo la sua fantasmagoria di vibrazioni. I diamanti nella mitra non sono le gemme più grandi, ma quelle più numerose, quasi a formare un tappeto di luce sul quale si stagliano gli smeraldi, vera forza della composizione, suddivisi in un disegno simmetrico sul quale spicca la grande gemma centrale.

Agli smeraldi da sempre viene attribuita una valenza di regalità, a sancire l’unione tra la sacralità del Santo e il simbolo dell’eternità del potere. Gran parte degli smeraldi scelti per la mitra furono acquistati da mercanti spagnoli per cui ci troviamo di fronte ad una delle più belle collezioni di smeraldi maya al mondo.

Il rubino posto al centro, unanimemente nominato il “sangue di San Gennaro” per l’intenso colore rosso che si intensifica sotto i raggi del sole, rappresenta il colore porpora del martirio, e da sempre è considerata  la pietra degli dèi , degli imperatori , dei re.

3692 diamanti, 198 smeraldi e 168 rubini, tutto questo sforzo, questa abbondanza di ricchezza per simboleggiare la sacralità dell’oggetto.

Nessun risparmio, uno sforzo sotto tutti i punti di vista al massimo della sua espressione, eppure non si ha l’impressione che questo “tanto“ sia “troppo”, la sua Bellezza valica ogni mera considerazione di semplice valutazione materiale, il suo significato cultuale e religioso va molto al di là, la sua Bellezza parla una lingua di devozione senza limiti, parla di adorazione, di preghiera, di ossequio, di amore.

Da Napoli a San Gennaro, dal devoto per il suo Santo, dal Cristiano per la sua Chiesa.

 

 

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