Cristoforo Colombo, nobile cavaliere cristiano

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Negli ultimi 1000 anni, Colombo fu l’uomo che cambiò il mondo nel modo più significativo. Curiosamente, è anche uno dei personaggi storici più misteriosi: un’ombra aleggia sul volto dello Scopritore dell’America, e non è il suo (mistificato) schiavismo. Il mistero, invece, è più profondo e riguarda nientemeno che l’identità del Navigatore. Si tratta della Questione Colombiana che, al pari di quella Omerica, solleva in noi un pulviscolo di domande.

Che la vicenda terrena di Colombo non fosse così chiara lo sapevano già i suoi primi biografi, i quali si prodigarono nella stesura della sua biografia. Il fatto è che Colombo era un italiano emigrato in Spagna (pardon, Castiglia) e questo già bastava per complicare la ricostruzione della sua biografia in un’epoca nella quale (per fortuna) non esisteva Wikipedia.

Oggi tutti noi sappiamo che Colombo era di origine genovese e che scoprì l’America sostanzialmente per caso. Ma questa sommaria ricostruzione era condivisa nel XVI secolo? No. Tant’è che iniziò quel lungo dibattito sulle origini dello Scopritore che ancora oggi è aperto, nonostante la premura frettolosa con la quale il senatore e ministro Paolo Emilio Taviani che, in occasione delle celebrazioni del 1992, festeggiò la risoluzione del problema: secondo Taviani, che si fregiava del titolo di più grande conoscitore dell’opera colombiana, il Navigatore era sicuramente genovese. Se Taviani fosse nato nel XVI secolo, avrebbe avuto ragione. All’epoca, il termine “genovese” era spesso usato in Spagna come sinonimo di forestiero o italiano in generale. E i confini della Liguria storica non erano esattamente quelli dell’attuale regione italiana. Così, per Colombo dobbiamo ricostruire cosa volesse dire essere genovese tra Quattro e Cinquecento; potremmo dunque scoprire che la Liguria arretrava parecchio nell’entroterra, comprendendo anche vasta parte dell’attuale provincia di Alessandria. Insomma, genovese sì: ma di quale Genova e di quale Liguria stiamo parlando?

Ed eccoci alla questione. Perché il cognome Colombo è diffuso in tutta la regione e anche nell’attuale Piemonte, tanto da lasciarci il sospetto che il mozzo figlio di Domenico da Quinto, cardatore di lana in Genova alla metà del XV secolo, potrebbe essere un omonimo. Il dubbio si fa sempre più pressante se osserviamo la biografia (questa volta, i dati certi) della vita di Cristoforo. Un “mozzo” che sposò una ricchissima aristocratica portoghese (ma di origini piacentine), Felipa Perestrello; un “mozzo” che fu accolto alla corte del Portogallo prima e della Castiglia poi; un “mozzo” messo alla guida di spedizioni navali e specialmente di quella fatidica del 1492; un “mozzo” diventato viceré delle terre scoperte oltre l’Oceano. Il sospetto che questo “mozzo” non fosse un vero mozzo dovrebbe solleticare la nostra fantasia: troppe sono le peculiarità di Colombo. E dunque? E dunque bisogna ammettere che, forse, il “mozzo” Colombo altri non sia stato che un omonimo, mentre la nostra ricerca deve prediligere un personaggio diverso. Un nobile, imparentato con le case regnanti europee, che avrebbe avuto le entrature per sposare una ereditiera e proporre le sue innovative rotte alle corti iberiche.

Quel qualcuno è esistito, e non è una novità di oggi. Lo si sa da 500 anni, ma la storia del “mozzo” che si è fatto da sé ha affascinato per la sua forte carica narrativa. E questo, nonostante il giudizio incontrovertibile del Tribunale delle Indie che, nel 1608, riconobbe gli eredi dell’immenso patrimonio di Cristoforo nella famiglia dei consignori di Cuccaro Monferrato, sperduto paesino dell’entroterra piemontese (oggi, provincia di Alessandria) all’epoca legato a filo doppio alle vicende storiche della Repubblica di Genova.

Cristoforo Colombo sapeva leggere e scrivere, disquisiva di questioni bibliche, era un fine cartografo, un astronomo. Tutte conoscenze che difficilmente avrebbe potuto acquisire nella famiglia di un cardatore di lana. Era ossessionato dalla necessità di una crociata che liberasse la Terrasanta: una ossessione da cavaliere medievale, da crociato. E Colombo si comportò sempre da crociato, come ben si conveniva ad un nobile del suo tempo, specie ad un nobile che proveniva da una regione nella quale forte era il ricordo delle missioni Terrasanta dei Savoia e dei Monferrato. Sì, i Monferrato: questo marchesato, oggi poco studiato, era all’epoca governato (caso unico in Italia) da un ramo collaterale dei signori di Bisanzio, i Paleologi. Più che naturale che, dopo il 1453, in Monferrato si discutesse con apprensione della necessità di una crociata. Colombo si dimostrò così interessato alla crociata da mettere in second’ordine la gestione politica delle Indie: a lui interessava l’oro per finziare la grande missione in Medio Oriente, e la ricerca del nobile metallo fu la sua rovina; infatti, i suoi nemici ebbero facile gioco a governare al posto suo e, alla prima occasione, lo defenestrarono spedendolo in Castiglia in catene. Eppure, era partito con le migliori intenzioni e con lettere patenti dei re di Spagna che confermavano la bontà della sua missione, svelando anche la sua identità.

Si vedano i testi delle Capitolazioni Santa Fè, e specialmente la carta datata Granada 17 aprile 1492: Ferdinando ed Isabella, per grazia di Dio re e regina di Castiglia […] Mandiamo alla vostra presenza il nobile don Cristoforo Colombo con tre caravelle armate attraverso i Mari Oceani verso le Indie per il servizio di Dio e l’aumento della vera fede cattolica come anche di altre cause ed affari concernenti benefici e guadagni nostri.

Le ricerche colombiane svolte in armonia con il Colombo storico hanno rivelato recentemente vere e proprie chicche. Ad esempio, l’albero genealogico della dinastia Colombo di Cuccaro e il nome della madre dello Scopritore, che non fu Susanna Fontanarossa, ma Marietta dei marchesi di Ceva, signori di Lesegno. Le ricerche sono condotte da oltre vent’anni dal Centro Studi Colombiani Monferrini, coordinato da Giorgio Casartelli Colombo di Cuccaro. Il Centro Studi ha organizzato tre convegni internazionali, attirando l’attenzione di molti ed anche dell’autore del presente contributo, il quale ha condensato le 1400 pagine di documenti archivistici rintracciate dai ricercatori del Cescom in un agile volume edito per i tipi di D’Ettoris (Cristoforo Colombo il Nobile, 2021).

L’importanza di queste ricerche è evidente. Comprendendo che Colombo non poteva essere (per motivi anagrafici, biografici e storici) il pittoresco mozzo dipinto da Taviani, si offre ai nostri occhi un eroe della fede cristiana. Un crociato che conquistò all’Europa e alla fede cattolica un continente intero e che tentò di liberare la Terrasanta con un’impresa leggendaria.

Fu davvero un eroe dell’Europa cattolica; proprio quell’Europa che, nel giro di pochi anni, sarebbe stata sconvolta dalla rivoluzione protestante, ponendo fine all’unità della res publica christiana. Si capisce perché, oltre ai (numerosi) nemici di allora, Colombo abbia anche oggi avversari di ogni tipo. I bellimbusti del XXI secolo, imbruttiti da una rancorosa militanza ideologica ed anti-culturale, hanno però intuito (eterogenesi dei fini?) la vera identità di Colombo: essi intuiscono che egli fu un nobile cavaliere cristiano, e ciò risulta per loro insopportabile. Per la storiografia, invece, lo Scopritore è ancora un self-made-man. Speranzosi, naturalmente, che il delirio woke abbia presto termine, potremo forse fare tesoro di questa brutta esperienza per rileggere la figura di Colombo con una maggiore attenzione alla verità storica?

 

Bibliografia essenziale:

Per un’analisi più approfondita rimando alla imponente trilogia di atti dei convegni internazionali condotti tra il 2001 e il 2018 dal Cescom.

AA.VV., Atti del I Congresso Internazionale Colombiano, Cescom, Cuccaro Monferrato, 2001. AA.VV., Atti del II Congresso Internazionale Colombiano, Cescom, Cuccaro Monferrato, 2006. AA.VV., Atti del III Congresso Internazionale Colombiano, Cescom, Cuccaro Monferrato, 2018.

Il lettore con meno pazienza potrà sfogliare il saggio divulgativo tratto dal materiale dei tre convegni: E. Cavallo, Cristoforo Colombo il nobile, D’Ettoris, Crotone 2021.

 

 

 

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