Il saggio di Chiara Devoti rende onore allo straordinario Patrimonio dell’Archivio Storico dell’Ordine Mauriziano

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Più di 2000 metri lineari custodiscono la documentazione straordinaria dell’Archivio Storico dell’Ordine Mauriziano: vera e propria eccellenza nazionale, ma anche europea.

La documentazione è conservata a Torino, prevalentemente al piano nobile di via Magellano 1, ultima sede dell’Ordine Mauriziano e ora sede legale della Fondazione Ordine Mauriziano.

La molteplicità delle attività e competenze proprie ed esclusive dell’Ordine, in origine con funzioni principalmente di tipo militare-cavalleresco che si sono necessariamente ampliate e diversificate nel corso del tempo, hanno prodotto un ricco patrimonio documentario che consente di leggere il territorio, le istituzioni e la società non solo di Torino e del Piemonte, ma anche delle altre realtà dove l’Ordine era presente.

I plurimi documenti sono suddivisi in fondi, abbracciando un arco temporale che va dal XI al XXI secolo. L’Ordine sabaudo, istituito con Bolla Pontificia il 13 novembre 1572, ha incrementato il proprio patrimonio, e conseguentemente il proprio archivio, principalmente grazie a bolle pontificie che, sopprimendo o secolarizzando antiche istituzioni religioso-assistenziali, attribuivano all’Ordine Mauriziano i beni delle stesse (Padri Antoniani di Vienne, Prevostura dei Santi Nicolao e Bernardo, Abbazia di Staffarda…), comprese le carte relative alla gestione di questi beni, prodotte nel corso del tempo dall’istituzione soppressa.

Attraverso i fondi conservati è possibile ricostruire la storia dell’Ordine per quanto riguarda l’attività patrimoniale (Commende quali Stupinigi, Staffarda e Sant’Antonio di Ranverso…), assistenziale (ospedali di Torino, Lanzo, Aosta, Valenza, Sanremo), culturale (basilica di Torino ed Arciconfraternita di San Maurizio, chiese e cappelle, basilica di Santa Croce in Cagliari, Priorato di Torre Pellice), giurisdizionale e quella strettamente legata alla «Sacra Religione» di Santa Madre Chiesa (leggi, statuti, provvedimenti e scritture diverse) e all’Ordine cavalleresco con il relativo conferimento delle decorazioni.

Ebbene, l’architetto Chiara Devoti, docente di ruolo di Storia dell’Architettura al Politecnico di Torino al Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio (DIST), direttore della Scuola di Specializzazione in «Beni Architettonici e del Paesaggio», nonché docente del Collegio di Dottorato in «Beni Architettonici e Paesaggistici» allo stesso Politecnico, ha condotto per decenni ricerche sulle origini e la gestione delle proprietà mauriziane, inerenti soprattutto alla «Prevostura dei Santi Nicolao e Bernardo», di Sant’Antonio di Ranverso», di Santa Maria di Staffarda, di Lucedio, delle Commende e quelli relativi ai vari ospedali mauriziani. Da questi intensi e scrupolosi studi di approfondimento è nato un volume di grande valore, pubblicato dal Centro Studi Piemontesi e intitolato «L’État dans l’État» Territori e architetture della Sacra Religione allo specchio.

Quest’opera si distingue dalla precedente produzione scientifica e archivistica, infatti: «In passato sono stati affrontati molti argomenti: si è privilegiata in particolare la redazione di un catalogo – accurato e per la prima volta sistematico – di importanti fondi documentali, come nel caso di Stupinigi e dei tenimenti delle Commende. Quindi si è optato per uno strumento di accompagnamento in grado di introdurre alla consultazione delle carte mediante un accurato studio o Guida ragionata sul costituirsi della raccolta archivistica e sulle figure dei primi archivisti. Forti suggestioni sono maturate ancora sui temi dell’architettura, tra cui notevolmente aggiornato e di riferimento anche per altri esempi, il caso dell’Ospedale Magistrale o del diramato sistema dei nosocomi mauriziani», guardando a notevoli territori come Vinovo, Mirafiori, Sant’Andrea di Gonzole, Parpaglia, Regio Parco… Ma questa volta Chiara Devoti propone uno strumento inedito e a tutto tondo, seguendo un percorso originale con un’indagine certosina, elaborando così una narrazione che circonda altre narrazioni. Spiega nella prefazione Costanza Roggero del Politecnico di Torino e direttore della collana bibliografica del Centro Studi Piemontesi «Le mappe dei Tesori», dove è inserito questo sesto volume dedicato all’Archivio dell’Ordine Mauriziano: «Si tratta inefetti della trascrizione accurata di una selezionata serie di documenti, chiosati con una messe di note tale da sovrastare talvolta i testi prescelti, che si configurano tuttavia come imprescindibile nucleo espositivo centrale (p. XII). Pertanto, ogni relazione, annotazione, testimoniale di Stato è selezionato con il criterio di offrire uno spaccato della natura e delle logiche che hanno guidato e condotto alla costituzione di questo stesso patrimonio, all’interno dell’ampio bacino della Sacra Religione in cui si muoveva, agiva e decideva lo Stato sabaudo.

Non siamo, quindi, di fronte ad un asettico elenco di beni, seppur utilissimo per comprendere la vastità dello stesso patrimonio, ma a qualcosa di molto più esplicativo e profondo, dando forma ad un vero e proprio «État dans l’État» (Stato nello Stato): lo Stato dell’Ordine mauriziano nello Stato di Casa Savoia.

Sono le carte dunque a parlare con lo stile dell’epoca e ciò rende tutto più realistico, svincolando le stesse da letture soggettive e da interpretazioni fuorvianti. Si evidenzia così il connubio straordinario fra Casa regnante, fedelissima alla Chiesa non solo e non tanto politicamente quanto per la convinta e quotidiana pratica religiosa, offrendo figure conosciute e meno conosciute che sono morte in concetto di santità. Casa Savoia è stata la corona in Europa che maggiormente ha legato il suo destino alla Chiesa cattolica, difendendola e amandola, per mille anni, fino a re Vittorio Emanuele II che fece altre scelte e contribuì notevolmente alla guerra contro la Chiesa, facendo il gioco di liberali e massoni per distruggere, con persecuzione, violenza e odio, il potere temporale ecclesiastico in un crescendo di secolarizzazione della società e di educazione delle nuove generazioni secondo un pensiero rivoluzionario e contrario alle leggi divine, un percorso evocato e auspicato da Voltaire, pioniere del pensiero illuminista e della Rivoluzione francese, un pensiero che ha portato alle derive ideologiche ed etiche dei nostri giorni.

Grazie a Chiara Devoti è possibile attingere direttamente dai documenti lo spirito cristiano, carico di carità cristiana, che impregnava gli accadimenti giuridici e amministrativi dei territori e dei beni subalpini. Basti ricordare quanto la studiosa trascrive, traendo dalla Narrazione Istorica Dell’Istituzione, e Progresso Della Casa Regolare di S. Bernardo di Mongiove, nel secondo capitolo dedicato all’«Acquisizione di patrimoni pregressi: il caso della Casa Regolare di San Bernardo di Mongiove (Gran San Bernardo) e dei beni nel Ducato d’Aosta e in Savoia»:

«Quantunque li Popoli del Ducato d’Aosta avessero da più secoli dell’Era Cristiana abbandonata l’idolatria, ed abbracciata la Religione Cattolica, sussistevano tuttavia nel decimo secolo sulla sommità di que’ monti due simulacri di Giove scolpiti in pietra, uno de’ quali posto sul monte, che denominavasi di Giove, per cui si ha l’accesso agli Srtati del Valleÿ, e l’altro su quello che chiamavasi Monte, e Colonna di Giove, da cui si passa alla Provincia di Tarantasia nella Savoja. Per il chè San Bernardo di Menton Arcidiacono della Cattedrale d’Aosta mosso dal zelo dell’onor di Dio, e della Carità verso il prossimo, volendo estinguere ogni memoria dell’idolatria, e provvedere ad un tempo stesso alla salute de’ poveri passeggeri, che costretti a valicare li due Monti, erano frequentemente esposti a perir ivi di fame, o intirizziti di freddo per mancanza dell’opportuno soccorso, per essere li detti Monti impraticabili pendenti nove mesi a cagione delle nevi, e tempi procellosi, si portò circa l’anno nove cento ottanta due processionalmente col Clero sovra ambedue li detti Monti, e dopo alcune preci feci abbattere quelli Idoli e quindi fabbricare sul Monte di Giove, detto oggi del Gran San Bernardo, una Chiesa, e un Monastero, che dedicò a San Nicolao, in cui v’introdusse alcuni Canonici claustrali viventi sotto la regola di Sant’Agostino, e sull’altro Monte fece pure gettare le fondamenta di altra Chiesa, con una casa da inservire d’Ospizio assegnando alli detti Canonici Regolari alcuni redditi per la loro manutenzione, coll’obbligo di esercitare sovra ambedue li detti Monti l’ospitalità verso li poveri passeggeri massime ne’ tempi invernali, e borrascosi, né quali fossero inabilitati a proseguire il loro viaggio senza correre pericolo della vita».

Numerose e corpose note arricchiscono l’opera, corredata anche da un apparato iconografico sia in bianco e nero che a colori, offrendo in tal modo pregio ed esaustività ad uno studio complesso per ricerca, progettazione ed elaborazione, ma che ai fruitori risulta estremamente chiaro ed efficace.

 

 

Due pagine tratte dall’inserto dedicato alle tavole a colori del volume di Chiara Devoti «L’État dans l’État» Territori e architetture della Sacra Religione allo specchio, edito dal Centro Studi Piemontesi

 

 

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